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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 88 - 1 Aprile 2012 | 0 commenti

Prima Lucio e poi Lucia

Correvano gli anni cinquanta ed io, poco più che bambino, mi chiedevo come mai si potesse vivere così bene, in Italia, avendo alle spalle la recente perdita della guerra. Non mancava la gita fuori porta e la sera ci si radunava intorno alla radio che mandava partite, sanremi e belle canzoni. Dopo un po’ di tempo, il romantico ritrovo serale davanti alla radio si tramutò in combriccola davanti al televisore. Ci divertivamo. Così mi chiedevo e richiedevo: “Abbiamo perso la guerra, e tutti abbiamo la seicento”. Ma se allora l’avessimo vinta questa guerra, avremmo tutti quanti la Cadillac? A questa domanda, apparentemente ingenua e infantile, mi replicò, poi, la consapevolezza del debito pubblico che stavamo accumulando. Ma questo è un altro discorso.
Voglio ricordare invece due cose che negli anni d’oro mi facevano stare bene: la Seicento di papà e Il Quartetto Cetra. Fa male parlare della seicento perché la cosa evocherebbe dei ricordi struggenti di gioventù. Del Quartetto Cetra, invece è proprio il caso di parlarne perché proprio in questo mese (il 7 marzo) si è spenta a Milano l’ultima sua voce, Lucia Mannucci e con essa cinquant’anni di storia.
Spesso sull’A1, nel tratto post piacentino, conto i chilometri che separano Lodi da Milano perché tutte le volte ricordo qualcuno che li percorreva a piedi “per incontrare la bella Gigogin”! Erano loro, era il Quartetto Cetra che raccontava questa strana avventura, nella canzone intitolata “Aveva un bavero”… Erano quei tre giovanotti che, insieme alla Mannucci, divenuta poi la moglie di uno di loro (Virgilio Savona), hanno formato il primo quartetto musicale misto di quell’Europa non ancora unita. Il loro successo è stato sapientemente tessuto su un filone diverso dal mero romanticismo canzonettaro di quegli anni, un filone che annoverava fra i testi storie strampalate e divertenti, come quella di “Oh oh oh oh che centrattacco” (…ogni tiro va nel sacco!) o de ”La “Vecchia Fattoria” (ìa ìa oh!). Ed un filone che annoverava, nell’aspetto musicale, quella commistione tra uno swing miracolosamente melodico, un retro-jazz adattato alla canzone e uno strascico vocale che arricchiva il refrain con un falsetto rigorosamente eseguito da Felice Chiusano (Fondi – Latina), “l’acuto” dei quattro e il batterista. Tata Giacobetti, romano, il contrabassista del gruppo, scriveva i testi; il Savona, palermitano, scriveva le musiche, cantava, mimava e sorrideva e, dulcis in fundo, la Lucia, sua moglie, bolognese come Lucio, ne interpretava i sottintesi, i sensi e le divagazioni al femminile con una classe inconfondibile e sapiente. Fu anche attrice. Aveva partecipato a Maracatumba nel 1949, Ferragosto in bikini nel 1960 e La ragazza sotto il lenzuolo nel 1961. L’unico figlio, Carlo Savona le è stato vicino fino all’ultimo momento.
Il consenso universale era incontenibile perché, con le loro storie, così ben arrangiate ed espresse I Cetra avevano il potere di distrarci dal faticoso quotidiano. E così compravamo i microsolco! Il gruppo nazional popolare intercalava la canzone con la rivista, il teatro e la televisione. Fu così che affiancarono il loro nome a quello dei tanti miti dello spettacolo e della musica italiana come Garinei e Giovannini, Renato Rascel, Alberto Sordi, il grande Gorni Kramer, ed il mitico maestro Cinico Angelelini. Era dall’88, dalla scomparsa di Tata Giacobetti, che il gruppo aveva smesso di esibirsi. Oggi, con la scomparsa dell’ultimo personaggio, Lucia Mannucci, il capitolo si chiude definitivamente.
Dicevo la Seicento e il Quartetto Cetra. La Seicento l’hanno rifatta e non ha avuto il successo sperato. Ma lascia che ne facciano un’altra. Il Quartetto Cetra nessuno può rifarlo. Se qualcuno ci provasse sarebbe come plagiare il passato, sarebbe un vilipendio alla memoria. Poi dicono la Musica! Siamo in molti ad essere convinti che il Quartetto Cetra, per la sua ilarità, per il suo carisma espressivo e per la positività che divulgava e infondeva alla gente, abbia aiutato l’Italia a procedere verso la ripresa. Ce ne fossero dei Quartetti Cetra, oggi!

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