Il Dallismo
Eravamo in centomila in Piazza Grande quel dì… Centomila corpi, centomila anime, centomila modi diversi di amare. L’amore va vissuto esattamente come lo si sente e quindi ciascuno di noi lo esprime in maniera diversa. Due modi d’amare sono emblematici ed estremamente differenti tra loro: quello di Fabrizio Zampa che dichiara pubblicamente di non essere triste perché “Lui rimarrà sempre vivo nei nostri cuori” e quello di Francesco De Gregori che si è chiuso in casa e non vuole essere intervistato né vuole parlare con nessuno per il grande dolore che lo affligge. Una sorta di silenzio “stomp”.
Adesso tutti sappiamo Chi era e cosa faceva. Dava concerti di beneficienza, aiutava i poveri e visitava i malati, credeva e pregava, aveva una guida spirituale, Padre Bernardo Boschi, al quale è stata affidata l’accorata omelia della sua ultima messa. Si commuoveva, per guarire dalla patologia dei sentimenti usava il linguaggio poetico, amava tutti (Anna e Marco compresi) e li capiva. E infine scriveva canzoni. Aveva un filone ordinato, toccava grandi temi, dall’automobile (Nuvolari) al mare (e non solo il mare di Com’è profondo il mar, ma anche quello di Come fanno i marinai o di Itaca), dalla fede (4 marzo 1943) al dubbio (Cosa sarà?), dalla beffa della vita (Sarà tre volte Natale) all’amore, naturalmente (A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io). Chi era. Un osservatore, un profondo conoscitore dell’animo umano tanto da fare il paio con eccelse divinità poetiche, un artista, un musicista che ha cominciato dal Jazz e che, per destino, venne prestato al mondo cantautorale, capace di costruire divagazioni musicali libere come la jam session, poetiche come “Il veliero” ed espressive come la sua vocalità. Un fratello disponibile, con le sue gradevolissime performance, al lavoro di squadra. Anche di coppia: con il capitolino Francesco innanzitutto, col conterraneo Gianni, col corregionale Luciano, col collega clarinettista Renzo, il tutto (o quasi) con l’eterna presenza dell’inseparabile magnifica Iskra.
Adesso tutti sappiamo che è stato insignito della Laurea ad Honorem all’Alma Mater e che ha tenuto lezioni di comunicazione di massa all’Università di Urbino. Che ha elargito sincero affetto e gratitudine a tutti, soprattutto a quel Roberto Roversi che lo avviò alla composizione letterale. Adesso tutti sappiamo che era un talent scout per destino e non per ricerca nel senso che i suoi pupilli li trovava quasi per caso come avvenne con Rino (che concerti lassù, adesso!), con Rosalino che è lì che piange, Luca recuperato sotto le Due Torri e Pier Davide ultimo della lista. Ultimissimo.
E adesso tutti sappiamo che, finché qualcuno non ne inventerà un’altra, Caruso sarà la “romanza” più struggente della musica leggera italiana e quanto Banana Repubblic, uno dei pilastri dell’immaginario giovanile degli ultimi anni ’70, abbia segnato le orme della partecipazione politica nella musica fino al 2012. Ed oltre, se ce ne sarà bisogno. E ce ne sarà. Adesso tutti abbiamo realizzato l‘essenza di perpetuità contenuta in Attenti al lupo, canzone che rimarrà un monito per tutti, a cominciare dal bambino di quattro anni che gioca nel bosco, fino al nonno il cui “lupo” è sempre più in agguato… A proposito di politica, qualcuno un giorno gli chiese: “Vorresti che venissero dei politici al tuo funerale?” Risposta. “Un altro buon motivo per non morire”.
Adesso tutti sappiamo Chi era e cosa faceva. Dava concerti di beneficienza, aiutava i poveri e visitava i malati, credeva e pregava, aveva una guida spirituale, Padre Bernardo Boschi, al quale è stata affidata l’accorata omelia della sua ultima messa. Si commuoveva, per guarire dalla patologia dei sentimenti usava il linguaggio poetico, amava tutti (Anna e Marco compresi) e li capiva. E infine scriveva canzoni. Aveva un filone ordinato, toccava grandi temi, dall’automobile (Nuvolari) al mare (e non solo il mare di Com’è profondo il mar, ma anche quello di Come fanno i marinai o di Itaca), dalla fede (4 marzo 1943) al dubbio (Cosa sarà?), dalla beffa della vita (Sarà tre volte Natale) all’amore, naturalmente (A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io). Chi era. Un osservatore, un profondo conoscitore dell’animo umano tanto da fare il paio con eccelse divinità poetiche, un artista, un musicista che ha cominciato dal Jazz e che, per destino, venne prestato al mondo cantautorale, capace di costruire divagazioni musicali libere come la jam session, poetiche come “Il veliero” ed espressive come la sua vocalità. Un fratello disponibile, con le sue gradevolissime performance, al lavoro di squadra. Anche di coppia: con il capitolino Francesco innanzitutto, col conterraneo Gianni, col corregionale Luciano, col collega clarinettista Renzo, il tutto (o quasi) con l’eterna presenza dell’inseparabile magnifica Iskra.
Adesso tutti sappiamo che è stato insignito della Laurea ad Honorem all’Alma Mater e che ha tenuto lezioni di comunicazione di massa all’Università di Urbino. Che ha elargito sincero affetto e gratitudine a tutti, soprattutto a quel Roberto Roversi che lo avviò alla composizione letterale. Adesso tutti sappiamo che era un talent scout per destino e non per ricerca nel senso che i suoi pupilli li trovava quasi per caso come avvenne con Rino (che concerti lassù, adesso!), con Rosalino che è lì che piange, Luca recuperato sotto le Due Torri e Pier Davide ultimo della lista. Ultimissimo.
E adesso tutti sappiamo che, finché qualcuno non ne inventerà un’altra, Caruso sarà la “romanza” più struggente della musica leggera italiana e quanto Banana Repubblic, uno dei pilastri dell’immaginario giovanile degli ultimi anni ’70, abbia segnato le orme della partecipazione politica nella musica fino al 2012. Ed oltre, se ce ne sarà bisogno. E ce ne sarà. Adesso tutti abbiamo realizzato l‘essenza di perpetuità contenuta in Attenti al lupo, canzone che rimarrà un monito per tutti, a cominciare dal bambino di quattro anni che gioca nel bosco, fino al nonno il cui “lupo” è sempre più in agguato… A proposito di politica, qualcuno un giorno gli chiese: “Vorresti che venissero dei politici al tuo funerale?” Risposta. “Un altro buon motivo per non morire”.
Carissimo Signor Giornalista, finalmente, grazie alla consulenza di mia figlia, sono riuscito a leggere il Suo articolo su Lucio Dalla.
Mi è piaciuto moltissimo perchè si vede subito che non sono parole di un bolognese campanilista che elogia il suo eroe. Mi ricordo
la prima canzone presentata a Sanremo, “Paff Bumm” (spero di non sbagliarmi). Mi lasciò perplesso, ma poi ho cominciato ad
ad apprezarlo sempre più. E lei sa che chi in gioventù si è nutrito di musica classica, inseguendo i sogni giovanili non ea molto indulge nte verso la musica leggera e le canzonette. Ma anche i walzer di Strauss al suo tempo erano etichettati come musica “leggera,mentre ora stanno alla pari con lamusica classica). Ma la musica non è, nè leggera, nè pesante, nè classica,nè leggera. E' solo buona, bella o brutta, cattiva. Quando sentii la prima volta ” Caruso “, mi sembrò un po' plagiata. Adesso invece la ritengo una delle più belle canzoni, e per parole e per musica. Quante discussioni sulla vita privata. Ma che ce ne frega? Siamo tutti creature di Dio e nessuno di noi è diverso o sbagliato, nessuno è un errore di fabbricazione (ma di chi, di Dio? impossibile, perchè è infallibile – con buona pace dei benpensanti e bigotti), perchè, come per primi sostengono gli uomini di chiesa, tutto ciò che fa Dio è buono e giusto (è essenzialmente una questione di fede, cari amici cristiani intransigenti o, meglio,fopndamentlisti ). E l'amore, spirituale e fisico è una esigenza dell'essere umano, instillato, inserito, prepotentemente nell'anima, nel corpo, nel cuore, nella mente da Dio, come una esigenza vitale, quasi irrinunciabile e chi lo condanna, condanna Dio, e c hi vi rinuncia per ideali diversi lo f a solamente per sentirsi superiore, appartenen te ad una categoria più elevata che meriterà nell'aldilà un premio maggiore. Insomma l'amore, quello vero, in qualsiasi forma si manifesti è amore, non è odio , rancore, astio, acredine, invidi, disprezzo,guerra devastatrice, assassina, ma solo e semplicemente AMORE, cioè quello predicato da Cristo.
P.S.: La foto con la valigia è significativa, desolante, premonitrice, ma Lucio è sereno, tranquillo, come una persona che sa che presto ritornerà. Un celebre scrittore francese in punto di morte, consapevole, disse : “Non mi dispiace tanto di andare via e non tornare più, ma il fatto di lasciare ancora una valigia piena” Come ha fatto il grande piccolo Lucio Dalla.-
Ciao, r .e. Proverò a mandarla n ei messaggi del Blog, ma in ogni caso la mando pure da qui. Dopo tanto lavoro!!!!! Mi dispiace, ma non vuole incollare il messaggio in nessuno degli articoli. Ciao,r.e