Ricordo di Andrea Zanzotto
In tempi in cui impazzano
improbabili possibilità di licenziamenti facili,
premature scomparse di creatori di i-storie,
quotidiani ed inutili inviti, ad indesiderati premier, di sparire immantinentemente, ripensamenti sull’italico accesso alla zona euro,
sparizioni e/o decessi di altrettanto indesiderati dittatori
etc.,
ho preferito fissare la mia attenzione sulla scomparsa di un personaggio
che è stato compagno di penna di molti cultori della musa.
Lo faccio perché non voglio che la memoria di un grande poeta
si esaurisca solo con la “messa in onda” nelle cronache del giorno dopo.
Chi lo conobbe ne ha apprezzato e ne apprezza il Suo valore,
chi no
fa bene a cominciare ora.
A N D R E A Z A N Z O T T O
«La terra veneta e l'Italia perdono un grande figlio, un interprete sensibile dell'esperienza di vita e dei sentimenti del suo popolo, una personalità civilmente impegnata nella difesa del patrimonio culturale e dei valori nazionali della nostra Italia», Così, in un messaggio alla famiglia, il Presidente Napolitano si è espresso all’apprendimento della morte del grande poeta veneto Andrea Zanzotto che il 10 ottobre aveva compiuto novant’anni.
Il 18 ottobre si è spento a Conegliano Veneto Andrea Zanzotto, definito il più importante poeta italiano dopo Montale. La sapienza di Zanzotto è sancita da novant’anni di attività pubblica tra la resistenza, l’arte, l’insegnamento e la qualità indiscussa delle innumerevoli pubblicazioni fino a quasi l’ultimo giorno della sua vita con Conglomerati, raccolta poetica del 2009.
Laureatosi all’Università di Padova, ha vissuto in Francia ed in Svizzera oltre che in Italia. Le Sue opere raccontano la parte più intima del proprio vissuto ripercorrendo l’inconscio e le fasi infantili dell’esistenza. Irrispettoso delle convenzioni sia sostanziali che espressive, per Lui la Poesia è un anelito di liberazione non disgiunto da un impeto di sofferenza.
Zanzotto visse intensamente la poetica del suo tempo. Ovviamente anche la poesia subì l’influenza emotiva ed innovativa degli anni ’60 (ciò valorizza il significato dei moti studenteschi di quell’epoca, le innovazioni musicali, Woodstock e quant’altro), ed anche i poeti (di tutta Europa e non solo italiani), si “fecero sentire”. In Italia nacque, nei primi anni ’60, il Gruppo ’63, una “neo-avanguardia” poetica caratterizzata dal rifiuto dell’espressione formale e dalla costituzione di un nuovo linguaggio. Questo Gruppo, si riunì per la prima volta a Solunto (Palermo) ed al Teatro Biondo di Palermo con uno spettacolo di incontri e di letture. Una delle caratteristiche essenziali del Gruppo era quella di non imporre agli aderenti dei principi fondamentali né strategie poetiche, a differenza delle avanguardie di inizio secolo. Infatti, solo a condizione di “sostenere l'idea di una poesia intesa come esperienza individuale", Zanzotto condivise il Gruppo. Alla domanda Come mai la poesia contemporanea è spesso difficile da capire? Andrea Zanzotto risponde con una metafora: “C’è una comprensibilità che si realizza in modo immediato, ma è quella che può avere un articolo di giornale, anzi che è indispensabile in un articolo di giornale; nella poesia non è così, perché qui si trasmette per una serie di impulsi sotterranei, fonici, ritmici, ecc.”
La prima raccolta di poesie è datata 1951: Dietro il paesaggio. Nel 1962 Mondadori pubblicò il suo volume di versi IX Egloghe. Scrisse numerosi saggi critici su autori a lui contemporanei come Ungaretti e Montale. Nel 1968 pubblicò il libro di poesie La beltà presentato a Roma da Pier Paolo Pasolini. Tra le sue opere, Elegia ed altri versi, Vocativo e Sull’Altopiano. Collaborò al film Casanova di Fellini e sceneggiò parte de La città delle donne del grande regista romagnolo. Vinse il Premio Cino del Duca nel 1959 ed il Premio Viareggio nel 1979. Inoltre il Premio San Babila, Il Premio Teramo (per un racconto inedito), il Premio Feltrinelli nel 1987 e nel ’93 ricevette a Munster in Germania il Premio per la poesia Europea. Nel 2008 gli fu assegnato il “Premio Honoris Causa”. Insomma nella sua lunga carriera, di premi ne ha ricevuti una trentina e più volte era stato candidato al Nobel. Collaborò con la rivista Il Caffè, con l’Avanti, col Corriere della Sera. Nel 1964 incontrò Il filosofo tedesco Ernst Bloch (rimanendone conquistato), ad Asolo, amena località collinare del Trevigiano, terra di Pio X e terra di Poesia. L’Università di Trento nel ’95 e quella di Bologna nel 2005 gli hanno conferito la laurea honoris causa.
Pochi giorni prima di lasciarci, in occasione del suo 90° compleanno il Consiglio regionale del Veneto gli ha assegnato la sua massima onorificenza, il "Leone del Veneto", in quanto "protagonista indiscusso della poesia contemporanea", ma anche "grande veneto che ha fatto la scelta esistenziale di rimanere ancorato alla propria terra, le colline di Pieve di Soligo, e alla propria lingua, il dialetto, trasformandoli però in luogo e linguaggio universale".
Che cosa si capisce della vita dopo 90 anni? “Niente''. Così aveva risposto in un'intervista al Tg3 del Veneto il 10 ottobre scorso, giorno del suo 90.mo compleanno. Se ci fosse stato un premio per la saggezza, sicuramente avrebbe vinto anche quello.
Una Poesia di Andrea Zanzotto
L'Attimo fuggente
Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
di coazione. Gli altri nell'incorposa
increante libertà. Dal monte
che con troppo alte selve m'affronta
tento vedere e vedermi,
mentre allegria irrita di lumi
san Silvestro, sparge laggiù la notte
di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
E. E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.
Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
In voi fui, sono, mi avete atteso,
non mai dubbio v'ha offesi.
Sarai, anima e neve,
tu: colei che non sa
oltre l'immacolato tacere.
Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.
E' questo il sospiro che discrimina
che culmina, "l'attimo fuggente".
E' questo il crisma nel cui odore io dico:
sì, mi hai raccolto
su da me stesso e con te entro
nella fonte dell'anno.