L'Adriazia è una nazione
Nel 2010 il MONA, Movimento Organizzato Nazionalisti Adriatici, ha sancito la nascita dell’Adriazia. Una nazione che territorialmente copre tutta la costa orientale della penisola italiana: Trieste, Gorizia, Venezia, Rovigo, Ferrara, la Romagna, le Marche, l’Abruzzo, Campobasso e tutta la Puglia esclusa Taranto. La nazione si riunisce sotto una bandiera a fasce orizzontali rosse (simbolo dell’ardore adriatico) sui margini superiore e inferiore che limitano tre bande verticali blu oltremare (a simboleggiare l’Adriatico), giallo oro (richiamo a Bisanzio e all’economia mercantile), blu oltremare; al centro in nero un kantaros greco e simboli dell’esercito bizantino. Ancora accesa la disputa sulla lingua ufficiale: Veneziano, Dauno-garganico o Salentino?
Non mancano i padri dell’Adriazia: Pirro, Marco Pacuvio, Livio Andronico, Federico II, Sigismondo Pandolfo, Federico da Montefeltro, fino a eroi e simboli più attuali come Federico Fellini e Valentino Rossi.
Il sito internet Adriazia.com è molto seguito e animato da un forum sempre attivo, lo stesso vale per la pagina facebook con più di seicento amici. Le provocazioni sono puntuali e reattive in risposta alle iniziative padane. Ultimo esempio: dopo il successo del Giro (ciclistico) della Padania sponsorizzato persino da Francesco Moser, è ora pronto il Giro d’Adriazia ).
L’Adriazia è senza dubbio una provocazione tesa a sminuire e a esorcizzare la “seria” Padania. Il problema è che il suo mito fondativo è storicamente e culturalmente più attendibile, consistente e coerente rispetto a quello della Padania: le radici greco-bizantine (dalla Magna Grecia all’Impero Romano, da Bisanzio fino alla Repubblica di Venezia) contrapposte alla discutibile interpretazione simil-storica dell’eredità ancestrale di Celti e Longobardi, in cui si trascura in modo strumentale i mille anni di politica, cultura e storia romana che intercorrono tra il dominio dei due popoli.
Viste le ultime rinnovate mire secessionistiche di Bossi e delle sue tribù, c’è ora il concreto rischio che anche il MONA cominci a prendersi troppo sul serio.