La nuova Carta ungherese indigesta all'Europa
Il Parlamento Europeo ha bocciato la Nuova costituzione ungherese ritenuta razzista. A Strasburgo lo scorso 5 luglio è stata infatti approvata una risoluzione nella quale si ritiene la Carta magiara non in linea con i diritti fondamentali riconosciuti dall'Unione Europea.
La nuova Costituzione, varata lo scorso aprile, ridisegna l'assetto istituzionale ungherese adombrato da razzismo e xenofobia: radici cristiane dello stato, matrimonio solo tra uomo e donna, limitati i poteri della Corte Costituzionale e rafforzati quelli dell'Esecutivo. Una riforma voluta dal premier ungherese Viktor Orban, leader del partito di destra Fidesz, che ha ricoperto tra l'altro il ruolo di presidente di turno UE nel primo semestre 2011.
A preoccupare l'opposizione ungherese e l'Europa è innanzitutto il preambolo della costituzione che identifica la nazione politica con la nazione etnica, caratterizzata dalle radici cristiane, con una implicita discriminazione di minoranze etniche (in particolare Rom) e religiose (atei, ebrei, mussulmani). Si fa esplicitamente riferimento a Dio e al Cristianesimo come elementi unificanti del paese ma, soprattutto, lo Stato non è più definito nei termini di una repubblica.
L'etnia ungherese viene utilizzata come strumento di rivendicazione territoriale e provocazione nei confronti dei paesi confinanti come Slovacchia, Serbia, Romania e Ucraina: viene data la possibilità di votare anche ai cittadini di origine ungherese lì residenti, ovvero uno Stato-padre che si prende cura anche dei propri figli fuori dai confini. Aleggia cioè la presunzione di considerare quello ungherese il popolo eletto, atteggiamento, già visto in passato in Europa in altri contesti, che tanto male ha fatto al continente, come ha sottolineato con preoccupazione Sueddeutsche Zeitung (http://www.sueddeutsche.de/politik/umstrittene-verfassung-angst-vor-ungarns-arroganz-1.1086803)
Si esalta poi il valore della famiglia vietando l'aborto e si sottolinea che l'unione coniugale è solo tra uomo e donna. A ciò si aggiunge la totale assenza di riferimenti ai diritti delle minoranze, al divieto della pena di morte e delle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale. Si definisce il lavoro come “dovere” e non più come “diritto”.
Dal punto di vista tecnico-istituzionale la Costituzione concede all'Esecutivo il potere di nominare i membri della Corte Costituzionale, la quale è inoltre privata delle competenze in tema di bilancio, fisco e dogane. In questo modo, per le opposizioni, s'istituzionalizza la dittatura dell'esecutivo con uno squilibrio tra i poteri dello stato.
La decisione del Parlamento europeo arriva dopo mesi di polemiche: Amnesty International ha parlato della nuova Carta ungherese come di una violazione “alle norme internazionali ed europee dei diritti dell'uomo”.
La risoluzione, proposta dall'Alde (Liberali e Democratici), Sinistra Unitaria/Verdi e S&D (Socialisti e Democratici), passata con 331 voti favorevoli contro 274, chiede di emendare alcuni punti controversi sulla base delle indicazioni della Commissione di Venezia, che analizza le questioni di diritto costituzionale.
Nello specifico si invita l'Ungheria a emendare la nuova Costituzione attraverso future leggi cardinali e ordinarie, ricercando un diffuso consenso attraverso il dibattito pubblico, assicurando “che ogni cittadino abbia diritto a una pari protezione dei propri diritti, a prescindere dal gruppo religioso, sessuale, etnico o societario a cui appartiene”, garantendo esplicitamente “che l'Ungheria rispetterà l'integrità territoriale degli altri paesi quando chieda il sostegno delle persone di etnia ungherese che vivono all'estero”, ribadendo “l'indipendenza della magistratura ripristinando il diritto della Corte costituzionale a rivedere la normativa in materia di bilancio senza eccezione”, tutelando esplicitamente “tutti i diritti civili e sociali fondamentali, nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Ungheria, vietare la pena di morte, l'ergastolo senza possibilità di libertà condizionale e la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale, fornire sufficienti garanzie per quanto riguarda la protezione dei diritti fondamentali e chiarire che i diritti fondamentali sono acquisiti alla nascita e non sono soggetti a condizioni” (il testo della risoluzione su
Dall'avanzata dei partiti di estrema destra in tutto il continente ai recenti attentati di Oslo, dalle continue farneticazioni di Borghezio alla legge contro l'omofobia bocciata dal Parlamento italiano: la riforma ungherese si colloca in un'atmosfera piuttosto complessa in Europa, dove integralismo religioso cristiano, xenofobia e omofobia dilagano sempre più anche in quei paesi tradizionalmente più tolleranti e aperti. Nel caso ungherese, il Parlamento europeo, anche se con reazioni tardive, ha dimostrato di essere comunque in grado di vigilare e agire.
La nuova Costituzione, varata lo scorso aprile, ridisegna l'assetto istituzionale ungherese adombrato da razzismo e xenofobia: radici cristiane dello stato, matrimonio solo tra uomo e donna, limitati i poteri della Corte Costituzionale e rafforzati quelli dell'Esecutivo. Una riforma voluta dal premier ungherese Viktor Orban, leader del partito di destra Fidesz, che ha ricoperto tra l'altro il ruolo di presidente di turno UE nel primo semestre 2011.
A preoccupare l'opposizione ungherese e l'Europa è innanzitutto il preambolo della costituzione che identifica la nazione politica con la nazione etnica, caratterizzata dalle radici cristiane, con una implicita discriminazione di minoranze etniche (in particolare Rom) e religiose (atei, ebrei, mussulmani). Si fa esplicitamente riferimento a Dio e al Cristianesimo come elementi unificanti del paese ma, soprattutto, lo Stato non è più definito nei termini di una repubblica.
L'etnia ungherese viene utilizzata come strumento di rivendicazione territoriale e provocazione nei confronti dei paesi confinanti come Slovacchia, Serbia, Romania e Ucraina: viene data la possibilità di votare anche ai cittadini di origine ungherese lì residenti, ovvero uno Stato-padre che si prende cura anche dei propri figli fuori dai confini. Aleggia cioè la presunzione di considerare quello ungherese il popolo eletto, atteggiamento, già visto in passato in Europa in altri contesti, che tanto male ha fatto al continente, come ha sottolineato con preoccupazione Sueddeutsche Zeitung (http://www.sueddeutsche.de/politik/umstrittene-verfassung-angst-vor-ungarns-arroganz-1.1086803)
Si esalta poi il valore della famiglia vietando l'aborto e si sottolinea che l'unione coniugale è solo tra uomo e donna. A ciò si aggiunge la totale assenza di riferimenti ai diritti delle minoranze, al divieto della pena di morte e delle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale. Si definisce il lavoro come “dovere” e non più come “diritto”.
Dal punto di vista tecnico-istituzionale la Costituzione concede all'Esecutivo il potere di nominare i membri della Corte Costituzionale, la quale è inoltre privata delle competenze in tema di bilancio, fisco e dogane. In questo modo, per le opposizioni, s'istituzionalizza la dittatura dell'esecutivo con uno squilibrio tra i poteri dello stato.
La decisione del Parlamento europeo arriva dopo mesi di polemiche: Amnesty International ha parlato della nuova Carta ungherese come di una violazione “alle norme internazionali ed europee dei diritti dell'uomo”.
La risoluzione, proposta dall'Alde (Liberali e Democratici), Sinistra Unitaria/Verdi e S&D (Socialisti e Democratici), passata con 331 voti favorevoli contro 274, chiede di emendare alcuni punti controversi sulla base delle indicazioni della Commissione di Venezia, che analizza le questioni di diritto costituzionale.
Nello specifico si invita l'Ungheria a emendare la nuova Costituzione attraverso future leggi cardinali e ordinarie, ricercando un diffuso consenso attraverso il dibattito pubblico, assicurando “che ogni cittadino abbia diritto a una pari protezione dei propri diritti, a prescindere dal gruppo religioso, sessuale, etnico o societario a cui appartiene”, garantendo esplicitamente “che l'Ungheria rispetterà l'integrità territoriale degli altri paesi quando chieda il sostegno delle persone di etnia ungherese che vivono all'estero”, ribadendo “l'indipendenza della magistratura ripristinando il diritto della Corte costituzionale a rivedere la normativa in materia di bilancio senza eccezione”, tutelando esplicitamente “tutti i diritti civili e sociali fondamentali, nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Ungheria, vietare la pena di morte, l'ergastolo senza possibilità di libertà condizionale e la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale, fornire sufficienti garanzie per quanto riguarda la protezione dei diritti fondamentali e chiarire che i diritti fondamentali sono acquisiti alla nascita e non sono soggetti a condizioni” (il testo della risoluzione su
Dall'avanzata dei partiti di estrema destra in tutto il continente ai recenti attentati di Oslo, dalle continue farneticazioni di Borghezio alla legge contro l'omofobia bocciata dal Parlamento italiano: la riforma ungherese si colloca in un'atmosfera piuttosto complessa in Europa, dove integralismo religioso cristiano, xenofobia e omofobia dilagano sempre più anche in quei paesi tradizionalmente più tolleranti e aperti. Nel caso ungherese, il Parlamento europeo, anche se con reazioni tardive, ha dimostrato di essere comunque in grado di vigilare e agire.