Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Numero 82 - 1 Agosto 2011, Scienza | 0 commenti

Follia norvegese

Quindi c'è del marcio in Norvegia. Magari proprio dove crescono le mele più belle si annida il verme. Qualcuno forse si spingerà persino a propugnare la tesi che proprio l'eccesso di benessere diffuso scatena, o comunque è concausa, del malessere psichico del singolo.
Mah… il sentimento di dolore verso quei ragazzi, che, con l'entusiasmo degli innocenti, decidono di ritrovarsi su una verdeggiante isoletta dell'isola felice scandinava, per dibattere di politica, di società, di un nuovo socialismo, di loro stessi e delle loro passioni pubbliche e private e che cadono come tonni sotto le raffiche di mitra di un folle, non mi concede la lucidità necessaria, a caldo, per osteggiare con veemenza l'idea che prevale nell'opinione pubblica mondiale, ossia che si tratti di un terribile episodio, dovuto più ad una instabilità mentale del soggetto che ad un disegno preordinato ed architettato a livelli più alti. La cosiddetta dietrologia è pur sempre una fiera in agguato, pronta ad azzannarci e a renderci ancor più rabbiosi, qualora ve ne fosse bisogno. Anche se spesso va a segno.
Pur rimanendo scevri dal complottismo ed aspettando con fiducia che la polizia e la magistratura locale ed internazionale diano corso ad indagini che guardino alle eventuali correità, sia a livello di esecutori che di mandanti, negli attentati a Oslo e sull'isola di Utoya, una cosa va affermata con forza: sarebbe troppo comodo pensare che si tratti solo del gesto di un malato di mente, senza scandagliare quale è l'humus culturale europeo su cui eventualmente questa insana pianta si è innestata.
Il biondino, come ci ha ricordato il bonario Borghezio, afferma oscenità terribili sullo scontro di civiltà e sulla supremazia religiosa ed ideologica dell'Occidente cristiano e capitalista, che però sono largamente condivise e che innervano i programmi politici di vari partiti e partitelli europei, i quali cominciano a mietere consenso anche dal punto di vista elettorale. Senza soffermarci troppo sulle ragioni profonde che permettono questa ascesa del pensiero razzista, fascistoide, protezionista e nazionalista, ragioni che del resto sono intuitive se si pensa alla crisi economica, al processo di decadenza del ex “primo mondo” sullo scacchiere internazionale, alla riallocazione demografica e di territorio delle diverse etnie che migrano ormai a velocità incomparabile al passato, quello che dobbiamo chiederci oggi, dopo aver assistito alle strazianti immagini provenienti dalla Norvegia, è: cui prodest? A chi gioverà questa strage? Il terrore scatenato si sedimenterà nell'opinione pubblica norvegese, che peraltro ha sin qui reagito assai dignitosamente? Come impatterà il modo in cui ci è stata raccontata la strage e quanto presto si spegneranno i riflettori dei media sull'accidente?
Siccome purtroppo da ogni evento catastrofico si generano delle conseguenze si deve avere il coraggio di dire che sono queste che vanno calcolate. Dopo l'11 settembre americano arrivarono i bombardamenti per la presunta esportazione della democrazia, che ancora oggi ci vedono impelagati fino al collo e soprattutto giunse l'accettazione da parte dell'opinione pubblica mondiale di tale filosofia guerrafondaia; quando la mafia uccise Falcone e Borsellino e mise le bombe ai musei, la paura si tradusse, prima nell'abbattimento dei vecchi schemi, poi nella normalizzazione berlusconiana. E si potrebbe continuare all'infinito con tali esempi. Dunque il nocciolo della questione è capire se la reazione a tali fanatismi ideologici sarà ferma e duratura o se col tempo prevarranno spirito di emulazione, tolleranza e rinfocolarsi delle paure che già pervadono gran parte di una Europa incapace di accettare il suo declino economico. Si riuscirà ad imporre al mondo ciò che a livello di democrazia e di welfare l'Europa è ancora capace di insegnare e grazie a ciò arrestare anche la sua parabola discendente? O si scatenerà la corsa al “si salvi chi può” e dunque chiusura a riccio dentro i propri confini sperando così di salvare capra e cavoli?
Dai freddi fiordi norvegesi torniamo alla torrida estate mediterranea…oddio così torrida in realtà non è stata sinora…e l'estate.. oddio no.. sta finendo. In molte zone alpine e prealpine gli scenari di luglio sono stati più simili a quelli scandinavi che a quelli italici, fra rovesci d'acqua e temperature assai sotto media. In particolare hanno sofferto le regioni d'oltre Po ma anche la Liguria, l'Emilia Romagna ed il centro, seppur con poche piogge, non hanno potuto godere di un clima prettamente estivo, quello da finestre aperte di notte per intenderci.
Cambia la musica dai primissimi di agosto: ritorna l'anticiclone e specialmente al centro-sud tornerà anche il caldo. Potrete insomma godervi il periodo di ferie più tipico senza grandi seccature. La stabilità dovrebbe essere duratura e il quadro estivo non essere intaccato per almeno una ventina di giorni anche se la struttura di bel tempo non sarà particolarmente virulenta e continuerà ad avere il suo fianco debole a nord, il che potrebbe significare un agosto comunque ravvivato da temporali specie fra il Po e le Alpi. Un agosto vecchio stampo, dove qualche sbuffo atlantico ogni tanto si farà sentire e porterà il cielo a non essere sempre azzurro in qualsiasi ora della giornata. Dimentichiamoci comunque i patimenti di luglio ed anche l'alternanza fra settimane grigie e settimane splendenti che c'è stata a giugno. Buon viaggio a tutti, a chi andrà in ferie ma anche a chi rimarrà e a chi è già tornato; un viaggio, almeno mentale, ad agosto non si nega a nessuno.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>