150 anni da festeggiare
Passando da Torino per un Convegno di Geometria algebrica in onore dei settanta anni di un caro Maestro, ho approfittato dell'occasione per dare uno sguardo ad alcune mostre allestite per l'evento.
Ancora vivo è il ricordo della mia visita a Torino per il centenario: la monorotaia e tutto il quartiere dedicato colpirono moltissimo la fantasia di un tredicenne che veniva da una piccola città! Questa volta ho visitato le Officine Grandi Riparazioni, la Sala del Senato, sedendomi sullo scranno di Gabrio Casati dove è ricordata la sua riforma che fondò in modo organico l'istruzione italiana, e il video sulla storia della città.
La mostra principale “Fare gli Italiani. 150 anni di storia nazionale” racconta la storia dell'Italia dall'Unità nazionale a oggi: non una successione di avvenimenti, ma una storia di persone. I protagonisti sono gli Italiani, considerati nella loro diversità e raccontati in tutte quelle fasi che li hanno visti unirsi in un sentimento di comune appartenenza. Queste tappe fanno parte di un percorso lungo 150 anni durante il quale “siamo diventati italiani”. Per raccontare questo secolo e mezzo di storia unitaria in modo critico, la mostra mette in scena i principali elementi che hanno tenuto insieme gli Italiani e i fattori che, viceversa, hanno mantenuto o alimentato divisioni, rappresentandoli attraverso una pluralità di narrazioni e di linguaggi. L'allestimento multimediale, creativo e tecnologico invita il visitatore a scegliere i propri percorsi e ad esplorarli in modo interattivo, lungo due direttrici che corrono parallele. La prima è il filo cronologico, una sequenza di date che richiamano gli avvenimenti più importanti della storia italiana e accompagnano l'intera mostra. La seconda è costituita da tredici “isole tematiche”, dedicate ai fenomeni che maggiormente hanno influito sul profilo degli Italiani: Italia delle città, campagne, scuola, chiesa, migrazioni, Prima Guerra Mondiale, Seconda Guerra Mondiale, partecipazione politica, mafie, fabbriche, consumi, trasporti, mezzi di comunicazione di massa. Posso segnalare con disappunto che nel pannello del 1980 la strage di Bologna avrebbe meritato una citazione! La mostra però è coinvolgente, varia e non annoia assolutamente, nonostante la lunghezza, con immagini molto suggestive.
Mi hanno convinto molto meno le due mostre “satelliti” “Stazione Futuro” e “Il futuro nelle mani.” La prima è un viaggio che prende avvio nel presente e che conduce a guardare l'Italia di domani, quella che saremo, e anche quella che vorremmo, attraverso le idee che già oggi sono sul territorio e che entreranno a far parte della nostra vita nei prossimi dieci anni. Ma io ho fatto fatica a cogliere il messaggio nella dispersa esposizione, Il cuore della seconda è costituito dalle idee, dai prototipi, dai prodotti, dai processi che rappresentano la migliore espressione della creatività e dell'innovazione italiana, provenienti da istituzioni pubbliche, dai centri di ricerca privati, delle grandi aziende e dai singoli inventori. L'idea mi è piaciuta molto, un po' meno la scelta degli oggetti.
In centro ho visitato in Palazzo Madama la Sala del Senato dove è ricostruita fedelmente la struttura dell'aula, con la grande cavea e fondali scenografici che riproducono le decorazioni dell'ambiente e l'atmosfera delle sedute all'epoca del Risorgimento. L'esposizione vuole essere un grande teatro di storia della nostra democrazia teso ad avvicinare i cittadini alle istituzioni di oggi, favorendo la conoscenza e la comprensione delle regole, delle sfide e delle contraddizioni che hanno, nel tempo, segnato la vita della nazione. Verso l'uscita una ampia sala ospita lo spettacolo multimediale in tre lingue «Torino: storia di una città», Nell'arco di venti minuti ripercorrono le tappe fondamentali della storia di Torino, da prima che esistesse fino ad oggi. Uno spettacolo emozionante e coinvolgente, un racconto per immagini, frutto di un approfondito lavoro di studio e ricerca condotto da un comitato scientifico che ha identificato i momenti più significativi della storia della città e ne ha individuato i luoghi simbolo.
Le mostre sono incorniciate in una città imbandierata a festa e a mio avviso rappresentano uno spunto di riflessione: senza l'Unità la nostra terra sarebbe come oggi l'ex Yugoslavia, che una volta smembrata, a prezzo anche di vite umane, ha perso completamente la sua presenza e il suo peso nella scena mondiale.
Ancora vivo è il ricordo della mia visita a Torino per il centenario: la monorotaia e tutto il quartiere dedicato colpirono moltissimo la fantasia di un tredicenne che veniva da una piccola città! Questa volta ho visitato le Officine Grandi Riparazioni, la Sala del Senato, sedendomi sullo scranno di Gabrio Casati dove è ricordata la sua riforma che fondò in modo organico l'istruzione italiana, e il video sulla storia della città.
La mostra principale “Fare gli Italiani. 150 anni di storia nazionale” racconta la storia dell'Italia dall'Unità nazionale a oggi: non una successione di avvenimenti, ma una storia di persone. I protagonisti sono gli Italiani, considerati nella loro diversità e raccontati in tutte quelle fasi che li hanno visti unirsi in un sentimento di comune appartenenza. Queste tappe fanno parte di un percorso lungo 150 anni durante il quale “siamo diventati italiani”. Per raccontare questo secolo e mezzo di storia unitaria in modo critico, la mostra mette in scena i principali elementi che hanno tenuto insieme gli Italiani e i fattori che, viceversa, hanno mantenuto o alimentato divisioni, rappresentandoli attraverso una pluralità di narrazioni e di linguaggi. L'allestimento multimediale, creativo e tecnologico invita il visitatore a scegliere i propri percorsi e ad esplorarli in modo interattivo, lungo due direttrici che corrono parallele. La prima è il filo cronologico, una sequenza di date che richiamano gli avvenimenti più importanti della storia italiana e accompagnano l'intera mostra. La seconda è costituita da tredici “isole tematiche”, dedicate ai fenomeni che maggiormente hanno influito sul profilo degli Italiani: Italia delle città, campagne, scuola, chiesa, migrazioni, Prima Guerra Mondiale, Seconda Guerra Mondiale, partecipazione politica, mafie, fabbriche, consumi, trasporti, mezzi di comunicazione di massa. Posso segnalare con disappunto che nel pannello del 1980 la strage di Bologna avrebbe meritato una citazione! La mostra però è coinvolgente, varia e non annoia assolutamente, nonostante la lunghezza, con immagini molto suggestive.
Mi hanno convinto molto meno le due mostre “satelliti” “Stazione Futuro” e “Il futuro nelle mani.” La prima è un viaggio che prende avvio nel presente e che conduce a guardare l'Italia di domani, quella che saremo, e anche quella che vorremmo, attraverso le idee che già oggi sono sul territorio e che entreranno a far parte della nostra vita nei prossimi dieci anni. Ma io ho fatto fatica a cogliere il messaggio nella dispersa esposizione, Il cuore della seconda è costituito dalle idee, dai prototipi, dai prodotti, dai processi che rappresentano la migliore espressione della creatività e dell'innovazione italiana, provenienti da istituzioni pubbliche, dai centri di ricerca privati, delle grandi aziende e dai singoli inventori. L'idea mi è piaciuta molto, un po' meno la scelta degli oggetti.
In centro ho visitato in Palazzo Madama la Sala del Senato dove è ricostruita fedelmente la struttura dell'aula, con la grande cavea e fondali scenografici che riproducono le decorazioni dell'ambiente e l'atmosfera delle sedute all'epoca del Risorgimento. L'esposizione vuole essere un grande teatro di storia della nostra democrazia teso ad avvicinare i cittadini alle istituzioni di oggi, favorendo la conoscenza e la comprensione delle regole, delle sfide e delle contraddizioni che hanno, nel tempo, segnato la vita della nazione. Verso l'uscita una ampia sala ospita lo spettacolo multimediale in tre lingue «Torino: storia di una città», Nell'arco di venti minuti ripercorrono le tappe fondamentali della storia di Torino, da prima che esistesse fino ad oggi. Uno spettacolo emozionante e coinvolgente, un racconto per immagini, frutto di un approfondito lavoro di studio e ricerca condotto da un comitato scientifico che ha identificato i momenti più significativi della storia della città e ne ha individuato i luoghi simbolo.
Le mostre sono incorniciate in una città imbandierata a festa e a mio avviso rappresentano uno spunto di riflessione: senza l'Unità la nostra terra sarebbe come oggi l'ex Yugoslavia, che una volta smembrata, a prezzo anche di vite umane, ha perso completamente la sua presenza e il suo peso nella scena mondiale.