Non Dio ma qualcuno che per noi l'ha inventato
Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi solo i sogni che non fanno svegliare? Sì vostro onore, ma li voglio più grandi…
Fai in modo che le persone sognino ciò che tu vuoi e le avrai in pugno. Il sogno è per definizione un personale utopico obiettivo di realizzazione. Ridurlo a nulla è impossibile, ma trasformarlo in modo da fargli perdere peso e luogo è possibile, eccome.
Togliere peso nei termini di eliminare il grave che permette la profondità: dà in pasto alla massa carne sempre meno fresca e nessuno si renderà conto di quando sarà ormai putrefatta. Forse i più svegli assaporeranno l'orribile gusto, ma mai sapranno risalire all'origine e causa del pasto nefasto. Svuota i simboli dei loro significati e si correrà dietro a vacue bandiere. Un piccolo esempio, molto di moda e molto potente: IL SESSO.
Meraviglioso, ma da dove nasce quella sensazione inebriante?
Dall'abbandono di te nell'altro, dalla fiducia totale nell'alterità, nell'ignoto (questo genera il massimo dell'eccitazione) ma al tempo stesso è un comprendere di essere compresi, piacere in tutto e per tutto ciò che si è. Quindi è un riflesso corporeo di qualcosa di ben più alto, come fosse un pensiero dell'anima che prende azione nel corpo. Mi fermo qui altrimenti apro pagine eterne.
Diverso è il discorso del luogo. Qual è il luogo dei sogni? Vi racconto un aneddoto a riguardo.
Ricordo quando da bambino sentii per la prima volta la parola UTOPIA.
Affascinato, cercai il significato di queste magnetiche sei lettere tra le pieghe del dizionario: “sogno irrealizzabile” fu il responso.
Capperi. E acciughe. Una parola così bella con un significato non triste, peggio, disperato.
Ti prende un pò lo sconforto ma un nuovo robot ti distrae. In fondo sei un bambino e non è certo tua responsabilità tirare la giacca a quell'ometto dicendogli -Senti un pò signor Zanichelli o Zingarelli nonhomaicapito potresti scrivere una parola più bella per quella parola che mi piace tanto?- Quindi l'ometto passa, il robot passa e poi passa anche la parola fino a che qualche anno dopo ci risbatti contro, ma stavolta è una persona a spiegartene il significato: u-topos = senza luogo.
MA non nel senso di inesistente, semplicemente non sai di preciso dove trovarlo questo luogo e perciò insisti anche tutta la vita in questa non affannata, bensì fiduciosa ricerca perché qui sta l'inghippo fondamentale dove il bambino esulta e fa una pernacchia al signor Zingachelli o Zanirelli: il continuo tentativo di trovare la tua utopia è pieno di speranza.
Piccolo particolare.
Ecco adesso chiedi ad un bambino cosa vuole fare da grande.
Credo che velina e calciatore siano di gran lunga in vetta alla classifica e mi chiedo:
“DOVE DIAVOLO SONO FINITI GLI ASTRONAUTI?!”
Più che sogni sono tentativi, speriamo che le rondini tornino presto di guardia sopra il tetto.
Fai in modo che le persone sognino ciò che tu vuoi e le avrai in pugno. Il sogno è per definizione un personale utopico obiettivo di realizzazione. Ridurlo a nulla è impossibile, ma trasformarlo in modo da fargli perdere peso e luogo è possibile, eccome.
Togliere peso nei termini di eliminare il grave che permette la profondità: dà in pasto alla massa carne sempre meno fresca e nessuno si renderà conto di quando sarà ormai putrefatta. Forse i più svegli assaporeranno l'orribile gusto, ma mai sapranno risalire all'origine e causa del pasto nefasto. Svuota i simboli dei loro significati e si correrà dietro a vacue bandiere. Un piccolo esempio, molto di moda e molto potente: IL SESSO.
Meraviglioso, ma da dove nasce quella sensazione inebriante?
Dall'abbandono di te nell'altro, dalla fiducia totale nell'alterità, nell'ignoto (questo genera il massimo dell'eccitazione) ma al tempo stesso è un comprendere di essere compresi, piacere in tutto e per tutto ciò che si è. Quindi è un riflesso corporeo di qualcosa di ben più alto, come fosse un pensiero dell'anima che prende azione nel corpo. Mi fermo qui altrimenti apro pagine eterne.
Diverso è il discorso del luogo. Qual è il luogo dei sogni? Vi racconto un aneddoto a riguardo.
Ricordo quando da bambino sentii per la prima volta la parola UTOPIA.
Affascinato, cercai il significato di queste magnetiche sei lettere tra le pieghe del dizionario: “sogno irrealizzabile” fu il responso.
Capperi. E acciughe. Una parola così bella con un significato non triste, peggio, disperato.
Ti prende un pò lo sconforto ma un nuovo robot ti distrae. In fondo sei un bambino e non è certo tua responsabilità tirare la giacca a quell'ometto dicendogli -Senti un pò signor Zanichelli o Zingarelli nonhomaicapito potresti scrivere una parola più bella per quella parola che mi piace tanto?- Quindi l'ometto passa, il robot passa e poi passa anche la parola fino a che qualche anno dopo ci risbatti contro, ma stavolta è una persona a spiegartene il significato: u-topos = senza luogo.
MA non nel senso di inesistente, semplicemente non sai di preciso dove trovarlo questo luogo e perciò insisti anche tutta la vita in questa non affannata, bensì fiduciosa ricerca perché qui sta l'inghippo fondamentale dove il bambino esulta e fa una pernacchia al signor Zingachelli o Zanirelli: il continuo tentativo di trovare la tua utopia è pieno di speranza.
Piccolo particolare.
Ecco adesso chiedi ad un bambino cosa vuole fare da grande.
Credo che velina e calciatore siano di gran lunga in vetta alla classifica e mi chiedo:
“DOVE DIAVOLO SONO FINITI GLI ASTRONAUTI?!”
Più che sogni sono tentativi, speriamo che le rondini tornino presto di guardia sopra il tetto.