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Scritto da nel Numero 77 - 1 Marzo 2011, Scienza | 0 commenti

Per un pugno di fiori

“Nessuno mi può giudicare” se fra “papaveri e papere”, “nel blu dipinto di blu” di questo cielo terso, ti inondo di “24mila baci” cara “ragazza del sud”,bella da morire”. Del resto “se mi innamoro”, non può trattarsi di “un’emozione da poco” e allora è ovvio che “vorrei incontrarti fra cent’anni”. Magari proprio a Sanremo.

Si potrebbe continuare all’infinito a costruire castelli di banalità sulla falsariga degli stereotipi festivalieri. Ci si potrebbe al contrario chiedere: ma fra 50 anni ancora sole, cuore e amore saranno le parole chiave dei titoli delle canzoni vincitrici o piazzate al supremo festival della canzone italiana? Probabilmente sì. Del resto il festival di Sanremo è statico, un po’ come il clima della riviera ligure di Ponente, in cui si svolge. Anch’esso, e lo vedremo nel dettaglio in seguito, è moderato e conservatore; però è gradevole proprio come un facile ritornello che snellisce i pensieri. Inoltre è fertile, produttivo, risultando il fattore decisivo per la possibilità di trasformare uno spigoloso territorio di montagna che degrada al mare in una balconata di fiori e colture varie.

 

Quest’anno però una rivoluzione radicale, una botta di vita pazzesca e chi salta fuori dal cilindro? Il professor Vecchioni. Giù il cappello per carità per cotanta gloria ma forse era meglio se il festival si fosse tenuto la sera di San Silvestro, quando di solito i “vecchioni” si bruciano.

Il balbettante Morandi con la “zanetta”, lo zio di Bob De Niro, che ultimamente viene convocato da chiunque, anche dalla casalinga di Voghera, per portare a passeggio il nipotino, mentre rimane a cucinare, le due vallette da circolo Arci o da giovani vecchi (e personalmente rientro in entrambe le categorie ormai), il toscanaccio cantore dell’ovvio che fa vibrare le corde del patriottismo, tutto, a parte i perfidi comici liguri, sapeva di muffa. Certo meglio delle cordate finto giovaniliste che partendo dai format tv hanno portato, nelle ultime edizioni di Sanremo, a cantare ed a vincere, degli autentici cani stonati. Però grosse novità continuano a non vedersene all’orizzonte del baluardo occidentale d’Italia. E’ stato un po’ come quella pioggerellina di fine marzo dopo un inverno siccitoso: scivola via sulla terra senza lasciare scalfitture. Niente di eccezionale ma le poche cose che rispecchiano le sonorità di oggi sono state i Modà e Natalie su un versante (quello in penombra) e i La Crus e Van de Sfroos sull’altro versante (quello migliore).

 

“Grazie dei fior” cantava, agli albori del festival, la paciosa Nilla Pizzi. Senz’altro i sanremesi debbono sentiti ringraziamenti alla loro principale fonte di ricchezza, vale a dire i fiori. Fiori ovunque tutto l’anno che crescono rigogliosi sulle terrazze naturali e artificiali da cui s’ammira il mare Ligure di ponente. Il clima molto mite che caratterizza la riviera, da Albenga a Ventimiglia, è determinato in particolare dalla posizione geografica di questa striscia di territorio, una conformazione che la mette al riparo dalle correnti fredde settentrionali. Le Alpi Marittime che separano basso cuneese e Liguria occidentale cingono alle spalle la “Riviera dei fiori” e fungono da termocappotto; inoltre, non vi sono le grandi vallate che verticalmente tagliano l’Appennino ligure e comunicano col mare dall’entroterra e persino dalla Pianura Padana, come nel caso delle valli a nord di Genova.

 

Ricapitolando possiamo sottolineare più fenomeni che favoriscono la mitezza del clima del’area geografica: il riparo dalle perturbazioni atlantiche che giungono dalla Provenza per una banale questione di “sottovento”, la protezione diretta dai venti di tramontana e la marginalità rispetto alle incursioni fredde dall’Europa dell’Est, la scarsa piovosità, sia in concomitanza con le libecciate, ossia con le correnti da sud-ovest che flagellano invece lo spezzino, sia quando si genera la cosiddetta “Genova Low”, ossia si ha l’invorticarsi delle correnti con formazione di un minimo di bassa pressione a largo delle coste genovesi. Per spiegare meglio quest’ultimo scenario immaginiamo dei venti perturbati occidentali che, una volta giunti sulla Liguria, si mettono a girare come il cestello della lavatrice sull’alto Tirreno, richiamando così correnti umide sciroccali che colpiranno poi in pieno solo i versanti centro-orientali della regione. Ciò spiega come mai la provincia di Spezia sia una delle più piovose d’Italia mente quella di Imperia abbia fenomeni precipitativi paragonabili a quelli delle regioni meridionali. Nel periodo invernale inoltre questo mulinello finisce per richiamare anche correnti orientali e settentrionali che originano poi le nevicate su Genova e Savona.

Dunque un assetto geomorfologico che permette poche piogge, temperature miti anche in inverno (intorno ai 7°-8° di minima ed ai 12°-14 di massima) e tantissime ore di soleggiamento nell’arco dell’anno. Ovviamente il discorso calza a pennello per le zone costiere; parzialmente diverse sono le condizioni dell’entroterra sia per ragioni di altimetria, sia per ragioni di minore protezione dai venti freddi, più in generale per la presenza di microclimi propri delle zone montuose. In ogni caso, anche nelle zone collinari le nevicate sono più un’eccezione che la norma rimanendo confinate alle aree più elevate in direzione del Col di Tenda. Sarà per il sole, sarà per il mare, sarà per un’antica massiccia immigrazione dal meridione, specie nell’area di Ventimiglia e Bordighera, con connessi fenomeni di infiltrazioni mafiose, resta il fatto che nel ponente ligure si canta in mezzo ad una pioggia di petali. Area piuttosto originale sotto vari punti di vista, socio-economico, culturale e politico, sicuramente è una delle zone più piacevoli del mondo dal punto di vista climatico, anche in considerazione della parsimonia con cui si esprime l’estate che raramente raggiunge qui i picchi di caldo e afa propri del resto d’Italia.

 

Prima di accennare alla previsione meteorologica per il prossimo marzo, vorrei solo ricordare come questo mese si riconnetta alla canzone con due autentici capolavori che lo contengono: “Giardini di marzo” di Lucio Battisti e “4 marzo 1943” di Lucio Dalla. Non mi pare che un qualche Lucio abbia mai vinto Sanremo infatti.

Il mese partirà come è finito febbraio, cioè male per gli amanti del tempo stabile e di sapore primaverile. Sono infatti attesi freddo, piogge e nevicate sui monti, grazie ad altre perturbazioni che scivoleranno lungo lo stivale e che avranno una matrice artica ed una direzione nord-orientale. Il freddo sarà quindi più crudo sulle aree adriatiche e le precipitazioni si concentreranno soprattutto al centro sud, specie dal 3 marzo in poi. Secondo i principali modelli infatti l’area di alta pressione che, dopo aver dominato mezza Europa per tutto febbraio, si è ritirata in Atlantico, dovrebbe rinvigorirsi nuovamente sulla zona franco-iberica e tendere alla conquista delle isole britanniche, lasciando che le correnti gelide scivolino verso i Balcani e l’Adriatico;  gradualmente però potrebbe strutturarsi e traslare via via ad oriente assicurando bel tempo a partire dal 8-10 marzo su tutto il settentrione italiano. Si avrà insomma un colpo di coda dell’inverno a cavallo del primo weekend e poi finalmente si potranno gustare, fischiettando motivetti sanremesi, le prime passeggiate all’aria aperta, con persino una prospettiva di temperature sopra media intorno alla metà del mese. Niente di particolare, soleggiamento e temperature miti…per i bollenti venti africani bisognerà ancora aspettare parecchio…magari dal 6 aprile in poi.

 

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