La Bandiera, che Emozione… e il 17 Marzo?
La Bandiera, che emozione! Fortunato è il Soldato perché ha potuto, non solo osservare, ma anche vivere da vicino la Bandiera e tutta la sua vitalità. La Bandiera vive con noi. sventola con noi e invecchia con noi. Comincia a vivere insieme a noi ogni mattina al momento magico dell'Alzabandiera quando, issata, tutti in fila, i Soldati vanno devotamente a salutarLa e, sbirciando il cielo, con la mano sul berretto ne ammirano i colori. Il verde, saldamente legato all'asta portante, che sancisce la certezza del raggiungimento della mèta, il sogno che non può infrangersi, la speranza che non può morire. Il bianco, la purezza, la trasparenza, la gioia del giuramento di fedeltà mantenuto e… la quiete dopo la tempesta. Il rosso, poche parole: il sangue di Chi ha l'ha riempita d'essenza, di Chi ha il merito e l'onore di renderla viva ogni giorno. Vive con noi la Bandiera, anche la sera e fino a sera. Ma durante il giorno sventola, come noi: ce lo ricorda che è viva! Ma quando, tra marce, picchetti, guardie e saluti arriva il momento del congedo dal giorno, l'obbligo di recarsi davanti alla Bandiera diventa per il Soldato un dovere, diventa emozione e piacere. Il contatto è quasi vitale. Non si è mai capito se la Bandiera umanizza noi o viceversa. Ecco il momento dell'Ammainabandiera, il vero commiato. La musica del “Silenzio”, la tromba, la stanchezza addosso, i tuoi compagni vicino a te ed il saluto con la mano sul berretto che non la scenderesti mai… E gli occhi lucidi, ancora rivolti al cielo, questa volta turchino, spesso arricchito dalla visione di un soave crepuscolo sui dolci monti della Carnia, o dell'immensità del mare, fissano la Compagna Tricolore di una vita lunga e breve che, taciuta una sottile deferenza, chiamavamo naia. La veglia, l'”Alzabandiera”, il sonno l'”Ammainabandiera”, momenti che permettono al simbolo vivente e convivente di rivendicare il senso di tutta la vita che contiene. E passavano così, con queste nuove consapevolezze giovanili ventiquattro mesi per chi era “di marina”. Ventiquattro per trenta giorni, trenta sere in cui ogni sera il brivido del vessillo che scendeva era arricchito dalla recita collettiva della “Preghiera del Marinaio” del Fogazzaro. E passavano così, con queste ricchezze inconsce, che si sommavano a quelle smisurate della gioventù, diciotto mesi e successivamente quindici mesi per chi invece era “di terra” o “d'aviazione” : son lunghi quindici mesi in grigioverde lontan da Te! E la Bandiera andava a dormire. Come noi! Ed ogni giorno ci somigliava sempre di più. E ci somiglia anche oggi perché quel verde vivace, forse oggi così vivace più non è, quel bianco sicuramente è da lavatrice con sbiancante ed anche quel rosso, troppo tempo e troppo sole; il tempo e il sole “birichino e mascalzone”, faranno sì che quel rosso non brillerà mai più come prima. E poi la stecca. Come ci credevamo furbi! Contavamo “i giorni all'alba”: ci aspettava una vita. Un giorno conteremo i giorni al contrario. Inutilmente. E la Bandiera è sempre là, invecchiata. Come noi. Ci somiglia proprio. E come noi, non la vediamo poi così invecchiata. E' semplicemente un po' sfilacciata, ma Le vogliamo un bene dell'anima, come a noi stessi, come alla nostra mamma. La Bandiera è la nostra storia. Amiamola.
Vogliamo festeggiarLa dunque il 17 marzo questa Bandiera? Ma perché tante storie, se si o se no? Economia? Spreco? Crisi? Certo! Addirittura varie branche dell'associazionismo, del pensiero e del sapere si sono inseriti nel contesto dei festeggiamenti del tricolore. Anche settori dell'economia nella loro attualità produttiva non sono stati da meno ed hanno scelto di fare parte della festa: Laura Biagiotti, ad esempio, nell'ultima “collezione donna” ha inserito modelli e colori che richiamano il 150° con forme rievocanti noti drappi garibaldini ed attribuzione di nomi risorgimentali persino a dei vestiti: pensate, uno di essi, si chiama “Anita”! Il solo pensiero che purtroppo ci è saltato in mente di non commemorare l'Unità e con essa la bandiera, il 17 marzo, alla luce del sangue che in tutto il Risorgimento si è versato per Essa, simbolo nobile e soave dell'Unità di cui oggi godiamo e della necessità di ricordare, potrebbe inquadrarsi come vilipendio! Specialmente se pensiamo a quanti soldi vengono spesi dalla politica, sempre, per commemorazioni, festeggiamenti, parate ed elargizioni a vario titolo, sicuramente meno sostenitori della memoria.
Vogliamo festeggiarLa dunque il 17 marzo questa Bandiera? Ma perché tante storie, se si o se no? Economia? Spreco? Crisi? Certo! Addirittura varie branche dell'associazionismo, del pensiero e del sapere si sono inseriti nel contesto dei festeggiamenti del tricolore. Anche settori dell'economia nella loro attualità produttiva non sono stati da meno ed hanno scelto di fare parte della festa: Laura Biagiotti, ad esempio, nell'ultima “collezione donna” ha inserito modelli e colori che richiamano il 150° con forme rievocanti noti drappi garibaldini ed attribuzione di nomi risorgimentali persino a dei vestiti: pensate, uno di essi, si chiama “Anita”! Il solo pensiero che purtroppo ci è saltato in mente di non commemorare l'Unità e con essa la bandiera, il 17 marzo, alla luce del sangue che in tutto il Risorgimento si è versato per Essa, simbolo nobile e soave dell'Unità di cui oggi godiamo e della necessità di ricordare, potrebbe inquadrarsi come vilipendio! Specialmente se pensiamo a quanti soldi vengono spesi dalla politica, sempre, per commemorazioni, festeggiamenti, parate ed elargizioni a vario titolo, sicuramente meno sostenitori della memoria.