La Primavera Tunisina: la vittoria della piazza
Questa sua lungimiranza politica, unita al suo forte orientamento indipendentista, fu palese sin da quando negli anni’40 fu prima confinato nel sud del paese e in seguito recluso nelle carceri francesi, accusato di essere un “pericolo” per la nazione. Dopo essere stato consegnato a Mussolini e alla forze dell’Asse, si rifiutò di collaborare con quest’ultimi per cercare di affondare la resistenza in Nord Africa. Anche se era considerata una zona storicamente favorevole all’Asse, essendo sotto il controllo coloniale dei francesi. Anzi collaborò con i francesi perché convinto che l’alleanza italo tedesca non avrebbe mai vinto la guerra.
Fu liberato dopo che gli Alleati presero il controllo del Nord Africa. Una volta in Tunisia continuò a lottare per l’indipendenza del paese, collaborando insieme ad un altro nazionalista Salah Ben Youssef. In seguito però le loro strade si separarono. Il metodo da seguire per arrivare al comune obiettivo era troppo differente ecompromise il loro rapporto. Ben Youssef, infatti, predicava una immediata e totale rottura con Parigi (di riflesso violenta).
Bourguiba, invece, pensava a una separazione a tappe, consapevole del rischio a cui altrimenti sarebbe andato incontro e cioè ad una cruenta e sanguinosa lotta di liberazione (come accadde in Algeria).
Bourguiba ebbe la ragione dalla sua. Il 20 Marzo 1956 il Trattato del Bardo fu abrogato e quindi la Tunisia divenne indipendente. Alle elezioni dell'8 aprile, Bourguiba diventò Presidente della neonata Repubblica, dopo l’uscita di scena della dinastia regnante Husaynide (erede degli ottomani) al potere dagli inizi del XVIII sec. Da subito eliminò il doppio statuto (coranico e civile) vigente nei tribunali e nelle scuole. Il 13 agosto venne approvato il Codice dello statuto personale (CSP), che emancipava le donne abolendo la poligamia, ponendo dei limiti minimi di età per il matrimonio e soprattutto del necessario consenso di entrambi i coniugi. Sostituiva col divorzio consenziente il ripudio esclusivo da parte del marito. Qualche mese dopo fu vietato l'uso dell'hijab nelle scuole ed alle donne venne pienamente riconosciuto il diritto di voto.
Certo era un uomo autoritario e non ci si può scandalizzare se si parla di regime riferendosi a Bourguiba. Gli successe con un colpo di stato il suo generale, si dice che fosse inoltre il suo figliol prodigo, Zine El-Abidine Ben Ali. Uomo che dopo gli studi si formò nelle scuole militari francesi (l’Inter-service Di Saint Cyr e la Scuola di Artiglieria a Châlons-sur-Marne, e in quelle statunitensi, nella Senior Intelligence School e nella School for Anti-Aircraft Field Artillery). Fu addetto militare in Spagna e Marocco e dagli inizi degli anni ‘70 venne nominato direttore del Dipartimento di Sicurezza Nazionale, diventando di fatto il capo dei servizi segreti tunisini, riuscendo così a tessere i legami con i servizi segreti esteri (quelli italiani, con l’appoggio guarda caso di Bettino Craxi e Giulio Andreotti, e francesi furono determinanti per il colpo di stato che lo portò al potere).
Nel 1980 fu nominato Ambasciatore a Varsavia, in Polonia, dove rimase per tre anni. Fu prima Ministro degli Interni e poi Primo Ministro nominato direttamente dal Presidente Habib Bourguiba, nell'ottobre 1987.
Il momento allora era delicato, il paese era piombato in una profonda crisi economica, con un forte debito estero e un gran malcontento popolare, che di riflesso portarono alla crescita dei movimenti islamisti, destando molta preoccupazione soprattutto all’estero.
Fu così che il 7 Novembre 1987 il Presidente venne deposto, con un colpo di stato rimasto famoso per la sua originalità. Avvalendosi di autoritari supporti medici, depose Bourguiba per senilità. Confinandolo nella sua villa a Monastir, sua città Natale, dove morì il 6 Aprile del 2000 si dice a 99 anni.
La data del 7 Novembre è impressa in molte targhe che denominano strade e piazze. Portano questo nome anche aerei, traghetti e banconote. Oltre a un vero tappezzamento di “paterne” e “patriottiche” gigantografie del Presidente per le strade, negli uffici pubblici e nei negozi privati. Infallibile sistema di diffusione, quello adottato
da Ben Ali, paragonabile a quello che i grandi imperatori dell’antichità adottavano per diffondere la propria immagine nelle province imperiali.
Cominciava così il regime di Zine el Abidine Ben Ali.
Nel 1992 si sposava con Leila Trabelsi, parrucchiera impiegata nella medina della capitale. Il suo appellativo di parrucchiera, tra le file popolari, deriva proprio dal suo lavoro precedente. La moglie del rais, è stata ancora più odiata del marito dalla popolazione tunisina.
Quello che la sua famiglia ha fatto ha dell’incredibile per avidità, violenza, disprezzo delle regole e della vita democratica. L’agent de Carthage, scrisse della volta che in visita a Tunisi con il marito, la signora Arafat confidò con “disprezzo” all’ambasciatore americano, che chi in realtà chi comandava era lei. Lo stampo a dir poco mafioso della famiglia Trabelsi, fu una delle rivelazioni di Wikileaks.
Per consolidare il suo potere Ben Ali ridusse il numero dei militari e quindi la potenza dell’esercito (memore di quello che lui fece e di quello che accadeva in altri paesi con il susseguirsi di colpi di stato). Polizia e Guardia Nazionale divennero i suoi pretoriani e gli strumenti di oppressione.
All’inizio Ben Ali godeva dell’appoggio della classe media che però negli anni vide precipitare la propria condizione economica, a causa di quello che poi divenne il tratto dominante che permeò la gestione economica del paese: la speculazione e l’appropriazione dei mezzi di produzione da parte della famiglia Trabelsi e dei dirigenti del partito ( RCD ).
Ma era soprattutto la famiglia del presidente che faceva quello che più riteneva opportuno godendo di una impunità assoluta. Per esempio El Materi ( 28 anni), il marito della figlia del Presidente, aiutò Mc Donald a sbarcare in Tunisia. Inoltre divenne proprietario di una importante casa farmaceutica, di concessionarie come Volkswagen, Audi e Mercedes, di una compagnia marittima. Famose erano le sue feste dove si esibiva con la sua tigre bianca, di fronte ai suoi ospiti.
Dalla famiglia Trabelsi-Ben Ali erano inoltre gestite la compagnia aerea di bandiera e parte di quella marittima, incamerando la maggior parte delle risorse provenienti dal turismo, vitale per il paese, e molto altro ancora.
Tutto questo era diventato veramente troppo.
Il popolo Tunisino finalmente trovava il coraggio di dire basta ai soprusi e alle angherie proprio quando si accorgeva che la situazione in cui versava da decenni non sarebbe mai cambiata se non con un atto di forza. Il sistema oligarchia e malato iniziava a vacillare.
La prima manifestazione di piazza e di dissenso, iniziava uffici
almente quando un ragazzo di 26 anni Mohamed Bouazizi si dava fuoco in una cittadina dell’entroterra tunisino Sidi Bouzid, a metà strada tra Tunisi e Gafsa, la città che spalanca le porte al deserto.
Il gesto, figlio della disperazione di una persona diventata simbolo di una nazione. Il ragazzo istruito, laureato ma come tanti altri senza alcuna speranza nel futuro possedeva un banco mobile, come ce ne sono tanti in Tunisia, e vendeva generi alimentari, tra cui il pane.
Attraverso questa microeconomia la popolazione è riuscita a sopravvivere e a sfamarsi. La beffa è arrivata quando la polizia con l’uso della forza (sotto il diretto controllo dell’ormai ex presidente), ha cercato di bloccare queste micro attività, vitali per il sostentamento delle famiglie, visto l’aumento spropositato del prezzo dei beni di prima necessità come il grano, senza una motivazione razionale in un paese in cui il ceto medio sta sparendo e
la classe meno abbiente è sempre più povera. bloccando o ritirando le licenze e sequestrando la merce esposta. Nel frattempo sorgono grandi catene alimentari come il colosso francese Carrefour con i suoi prezzi
rispetto alle piccole rivendite private sono al limite del proibitivo.
Il potere di Ben Ali iniziava a vacillare, a fare crepe e la gente esasperata non aveva più paura di scendere per le strade e di gridarlo forte. Una meravigliosa dimostrazione di coraggio. Più si cercava di reprimere con violenza il dissenso nelle piazze, più si alimentava la ribellione (patetico era il tentativo della stampa di raffigurare ilpresidente come un uomo e per questo capace di commettere errori).
La gente era stanca di essere umiliata, di lottare ogni giorno per la mera sopravvivenza, di non poter parlare, esprimere le proprie opinioni. Basta con le spie del regime, con la loro tracotanza, quei viscidi individui che incontri per le strade, nei mercati, nelle scuole, nelle moschee, pronte a cogliere il minimo malumore per poi, la stessa notte, prelevare il “sovversivo” magari insieme al padre ed il fratello, per punirlo con torture e in certi casi addirittura con la morte.
Una marea umana, senza l’appoggio di alcun partito, tranne forse il sindacato generale ( UGGT ), senza nessuna matrice religiosa, si riversava per le strade della Tunisia, la cosiddetta rivolta laica e pacifica dei Gelsomini. Inutile neanche a dirlo, la risposta da parte di un rais arroccato su stesso e allo sbando era repressione e morte, o promesse vane e ritocchi di facciata come il licenziamento del governo.
Polizia e pretoriani erano liberi di uccidere, molti i casi di infami cecchini (tra cui sono state viste delle donne) che sparavano alla gente per le strade o che cercavano di comprare in qualche modo i leader carismatici della rivolta. Molti hanno visto il proprio vicino cadere a terra colpito a morte da franchi tiratori.
Internet è stato determinante, come facebook o twittwer, Molti giovani usavano twitter per avvertire e segnalare la presenza della polizia e dei fedelissimi del rais. Mandando immagini, per esempio, delle autovetture, per le strade e stradine della città, che altrimenti sarebbero state completamente fuori controllo dei militari che oramai
si stavano schierando con la gente, abbandonando Ben Ali al suo destino.
Anche le persone in casa, tramite twitter riuscivano a mandare degli SOS segnalando la presenza di pretoriani davanti casa, venuti a minacciare, uccidere o arrestare . Riuscendo così a farsi salvare ( un mio amico è stato protagonista di un fatto analogo).
Onlymotion, un youtube made in Europa, finanziato all’epoca da Sarkozy ha raccontato la rivolta. Come anche Facebook.
Ben Ali lasciava la Tunisia il 14 gennaio scorso, il giorno dopo aver tenuto un discorso televisivo alla nazione, in cui annunciava misure come l'abbassamento del prezzo dei beni primari e la garanzia di una piena libertà di stampa. Dopo aver depredato la Tunisia, con un Falcon messo a disposizione dalla marina francese scappava verso Jedda carico di lingotti d’oro. Molti sono i video che mostrano invece i Trabelsi a Dubai.
Adesso l'organismo di polizia internazionale allerta i suoi 188 membri per la cattura del Presidente deposto, accusato dalla magistratura di Tunisi di furto e trasferimento di valuta estera.
Inizia ora un altro periodo delicatissimo per la Tunisia quello della transizione verso un governo diverso (cosa che fino ad ora sta avvenendo semplicemente per inerzia).
Un personaggio ombroso, di nome Tarek Ben Amar, nipote di Bourguiba, cerniera tra gli interessi economici nel Maghreb di Berlusconi e Gheddafi, ideatore della piattaforma tv Nessma (con azionista Mediaset), sta salendo alla ribalta in questi giorni. Con discorsi populisti alla Berlusconi dice quello che la gente vuole sentire,
preoccupando seriamente chi vorrebbe una vera transizione democratica. Trovandomi su un forum in cui si commentava un discorso tenuto da questa persona, ho espresso i miei personali dubbia al riguardo, vistoalcuni commenti felici sull’imprenditore. L’esempio italiano di governo, a mio avviso per molti sarebbe un opzione assai gradita.
Molti sono gli ex avversari politici che stanno ritornando in patria come, Mourcef Marzouki, l’oppositore storico di Ben Ali in esilio in Francia da molti anni. Oppure Rachid Gannouchi, omonimo del primo ministro attuale (ex di Ben Ali), esiliato da 22 anni, leader del Movimento Islamista An nahda (La Rinascita) personaggio di grandepeso, contestato da alcune persone al suo arrivo all’aeroporto, soprattutto donne. Usato da Ben Ali durante la sua ascesa, per assicurarsi l’appoggio degli islamisti, è stato dichiarato fuori legge qualche anno dopo.
Comunque in questi giorni una grande lezione è stata data in patria e all’occidente.