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Scritto da nel Internazionale, Numero 76 - 1 Febbraio 2011 | 0 commenti

Dopo decenni di guerra nasce il Sud Sudan

Nelle consultazioni del 9 e 10 gennaio scorsi il popolo del Sud Sudan ha decretato, attraverso il referendum, la secessione della regione dal Sudan – il più grande stato del continente africano – con più del novanta per cento dei voti favorevoli.

Ma come si è giunti alla costituzione, non ancora formale, di questo nuovo stato?

Nel Sudan sono distinguibili tre grandi regioni: il Nord, il Sud e il Darfur. Il Nord, dove ha sede la capitale Khartoum, è governato dalla shariah islamica e da una radicata arabizzazione. Il resto del territorio, sub-sahariano, vede una popolazione fortemente eterogenea dedita a culti animisti e cristiani.
Il referendum è l'ultimo e pacifico atto di un processo iniziato con l'indipendenza del Sudan dalla Gran Bretagna e due sanguinose guerre civili tra Nord e Sud. È l'ennesimo esempio di un conflitto scaturito da scelte sbagliate ereditate dal colonialismo europeo: due regioni tra loro differenti fuse insieme a tavolino in un unico stato; una sciagurata concessione dei Britannici alle più influenti forze arabe.
La prima guerra si concluse nel 1972, dopo 17 anni, con l'Addis Abeba Agreement, che sancì una relativa autonomia al Sud dall'autoritario centralismo di Khartoum, concedendo poteri alla regione.
Il conflitto si riaccese nel 1983, dando vita ad una delle più sanguinose guerre dalla seconda guerra mondiale: quasi 2 milioni di morti e 4 milioni di profughi, l'80% della popolazione meridionale (» www.refugees.org). Le ragioni del conflitto vanno ricercate nella scarsità di risorse del Nord, particolarmente segnato dall'assenza di acqua e dal clima sahariano, oltre che dagli allettanti giacimenti del meridione.
Il recente referendum è il passo finale previsto dal Comprehensive Peace Agreement (» www.aec-sudan.org/docs/cpa/cpa-en.pdf), trattato di pace firmato a Naivasha, Kenya, nel 2005.

Il nuovo stato si candida ad essere uno dei più “interessanti” del continente africano, soprattutto grazie alle già conclamate potenzialità della propria economia che vede nel petrolio la prima e fondamentale tra tante risorse: giacimenti di ferro, rame, cromo, zinco, tungsteno, argento e oro. Si aggiunge poi una fiorente e strutturata agricoltura: cotone, arachidi, grano, gomma, canna da zucchero, mango, papaia, banane e legni pregiati. Senza contare il maestoso e ricco Nilo Bianco che attraversa la regione e la capitale Juba (» www.goss.org).
La difficile stabilità politica della regione è auspicata dalla comunità internazionale: fortissimi sono gli interessi della Cina per il petrolio; l'Egitto è in perenne apprensione per la gestione delle acque del Nilo a monte del proprio territorio; ingenti sono gli investimenti in infrastrutture da parte di aziende giapponesi, sud coreane e indiane.

Il Sudan Meridionale sarà al centro del business internazionale: i futuri accordi economici avranno quindi luogo a Juba, Khartoum permettendo.

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