Quando i colori fanno paura
Poi una sera, avendo deciso di scendere a fare un giro per il paese, dopo una camminata notturna con un pò di amici sono arrivato al bar “dietro piazza” e in quel momento ho cambiato subito idea sul tema dell'articolo. Un gruppo di amici stava facendo una riunione per decidere il modo migliore per partecipare ad una manifestazione sostenuta e incoraggiata dal settimanale “Carta” che si sarebbe svolta il 24 settembre: il Clandestino Day. Non potevo non aggregarmi al gruppo.
Ed ecco di cosa parlerò: la paura del diverso. Tema ultra-trattato oggi, spesso anche impropriamente, ma che senza dubbio merita la nostra completa attenzione. Ciò che è diverso è sempre stato fonte di timori e preoccupazioni da parte delle comunità umane. Lo straniero istintivamente provoca diffidenza e sospetto e non ci si tranquillizza fino a che questo non si è integrato completamente nella comunità, ad esempio con una cittadinanza, un lavoro o un'abitazione. Ma questo è sempre stato così, in ogni società o cultura. L'ospite nell'antichità era avvolto da un alone di sacralità, tanto che venivano organizzate cerimonie per accoglierlo e ospitarlo nel migliore dei modi, o di sospetto, tanto da spingere la gente a ricacciarli con la violenza. Il comportamento variava tra culture diverse. I sentimenti che lo “straniero” provoca in noi sono tanti. Sentimenti che però con il tempo e l'evoluzione intellettuale si è potuto sconfiggere con un pizzico di logica e con una progressiva sensibilizzazione alla tolleranza.
Oggi la situazione sembra regredire. Paradossalmente la civiltà che si dichiara la più aperta e democratica della terra e che pretende di diffondere i propri ideali nel mondo, è quella che sta facendo balzi da gambero in tema di tolleranza e accoglienza del diverso. Ovunque in Europa spuntano partiti nazionalisti e razzisti che inneggiano alla cacciata dello straniero e che vedono aumentare giorno dopo giorno il consenso nelle masse. In Francia, il governo è stato capace di espellere senza troppi problemi centinaia e centinaia di rom dal territorio francese, in palese violazione dei diritti del cittadino europeo, incontrando “solo” l'opposizione del parlamento europeo, placidamente ignorata. Questo accade nel 2010.
Ma la situazione più preoccupante e vergognosa la stiamo vivendo proprio noi, in Italia. Il governo italiano infatti, si regge in piedi grazie all'appoggio di un partito intollerante, secessionista e razzista: la Lega Nord che ad oggi, secondo i sondaggi, detiene il 33% dei consensi degli italiani. Ovunque in Italia vengono perpetrati soprusi e violenze sui migranti, spesso sostenute dalle stesse istituzioni che, in perpetua ricerca di consenso, non possono rischiare di perdere l'appoggio dei leghisti. Legge Bossi-Fini, reato di clandestinità, prolungamento della detenzione nei Cie, respingimenti in mare, violazione del diritto d'asilo, sanatoria-truffa, permesso di soggiorno a punti, tetto scolastico, indifferenza di fronte al neo-schiavismo nelle piantagioni e nei cantieri, accordi con la Libia. Questi sono solo alcune delle vergognose azioni italiane a danno del “diverso”!
Per questo nasce il Clandestino Day, una manifestazione che ancora è solo al suo secondo anno ma che già lascia sperare molto. Il fine ultimo della manifestazione è quello di sensibilizzare le persone al tema del migrante e mostrare loro l'assurdità di questa paura e la mostruosità dei provvedimenti presi per assecondarla e accrescerla.
L'aspetto più rivoluzionario del Clandestino Day è la spontaneità con la quale nascono le diverse partecipazioni all'evento. Il settimanale “Carta” si è limitato a lanciare l'idea e il possibile tema, poi sta ai lettori scegliere se e come aderire. Ogni gruppo, in diversi paesi in tutta Italia, sceglie la modalità di partecipazione che preferisce e coinvolge la propria comunità. Niente è obbligatorio. Niente è prefissato. Tutto è lasciato pienamente alla volontà e alla fantasia di coloro che raccolgono l'invito. Cene, manifestazioni, comizi, rappresentazioni teatrali, mostre artistiche, tornei sportivi, dibattiti, ognuno può scegliere come partecipare. E' una manifestazione che parte dal basso, tra la gente comune che crede e condivide un ideale di uguaglianza e che è convinta che un uomo è tale al di là del colore del suo passaporto. Nel settembre del 2009 aderirono ben 500 organizzazioni in 60 città italiane dando vita ad un mosaico variopinto e originale di movimenti e azioni diverse. L'aspetto più affascinante è che queste adesioni non sono concentrate solo nelle grandi città e nei centri urbani ma anche nei paesini montani e in piccoli villaggi, come il mio, di appena quattromila abitanti. Tante piccole voci che, cantando all'unisono, sperano di far sentire il proprio messaggio in ogni angolo del paese, da Catania a Torino. E sperano di farsi ascoltare.
Spero che i mostri sacri dell'horror non se la prendano a male, ma sono molto più terrorizzato dal nuovo esercito di “zombie” in camicia verde che, affamati di potere e di consenso, urlano, inveiscono e gettano a mare le loro vittime. Ah già! Prima controllano il passaporto. D'altronde, pare che l'ideologo leghista Gianfranco Miglio fosse solito dire che “non vanno mischiati gli schiavi e gli europei”.