Noi italiani, voi immigrati. Noi immigrati, voi italiani
Quella di dividere è da tempo considerata la carta vincente degli oppressori , siano essi militari, politici o uomini d'affari. L'obiettivo è sottomettere i popoli, dominarli e crescerlinell'ignoranza e nella paura.
La storia ci insegna che gli imperatori romani avevano presceltotale strategia per espandersi e frammentare le popolazioni italiche. I mezzi di comunicazione, oggi, ci mostrano che le cose non sono per nulla cambiate. Le mura tra noi e l'altro sono sempre più alte e numerose e le frontiere quanto mai presidiate o vendute a discutibili colonnelli d'oltremare.
Eppureabbiamo avuto molte occasioni negli ultimi decenniper liberarci da chi voleva dividerci e comandarci: la globalizzazione, il mercato, la libera circolazione delle persone. La creazione di un Villaggio globale non era solo il sogno dei capitalisti-liberistio dei burocrati europei, ma anche di chi aveva una visione chiara e precisa: una cittadinanza universale, un sistema in cui siamo tutti cittadini del mondo, con le stesse opportunità e finalmente liberi di scegliere la vita che desideriamo.
La realtà che vediamo sembra dirci che questo processo ègià in atto. Se guardo “fuori”, non posso fare a meno di vedere ristoranti di pizza italiana gestiti da egiziani, banchetti di frutta al mercato rionale provenienti dai più remoti angoli della terra, uomini occidentali che praticano discipline orientali e indigeni che mangiano un hamburger al McDonald. E centinaia, migliaiadi aerei che ogni giorno volano sopra le nostre teste diretti in luoghi che,fino a poco tempo fa,erano meta solamente di qualche studioso di antropologia, commerciante o curioso viaggiatore.
Nonostante quest'apparente contaminazione, se guardo “dentro”, vedo ancora tanta divisione, tanti “limes” tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, tra cittadini del centro e della periferia.
Il processo di mondializzazione è stato talmente veloce che ci ha colto impreparati ad accogliere l'altro. Ma c'è qualcosa di più: una forza oscura e sotterranea sta lavorando per sabotare quel sogno, quella meravigliosa visione. La governancemondiale,quella che detiene il potere politico ed economico,ha chiaramente riconosciuto,nel grande “mercato” globale, una seria minaccia per i suoi interessi e il suo potere di controllo sui popoli. E complice la mancanza di una vera opposizione e di una stampa indipendente, stamettendo in atto alcune misure per ostacolare questo processo.
E' curioso scoprire come qualche secolo fa, Adam Smithci avesse già avvertito di questopotenziale pericolo. Nelle rivisitazioni che l'economia moderna sta realizzando dei suoi testi, è stato osservato come il padre dell'economia di mercato,nel sottolineare i vantaggi sociali di un mercato libero e ben funzionante,avesse intuito come i gruppi di potere avrebbero fatto di tutto perlimitare tale libertà e proteggere i propri privilegi.
Oggi la premonizione di Smith si sta rivelandocorretta e non si tratta solo di economia. Consapevoli che l'unione dei popoli, la conoscenza e le interdipendenze socialie culturali costituiscono un'insidia alloro dominio politico-economico, i potenti del mondo stanno utilizzando la vecchia strategia volta a dividere per comandare.ancora E hanno usato un'arma semplice e antica come il mondo: la paura verso l'altro.
Senza entrare nel merito di quello che è successo davvero l'11 settembre, mi chiedo: “Sel'attacco alle Torri Gemellenon fosse stato strumentalizzato dai politici e dai mezzi di informazione, per inasprire uno scontro di civiltà, avrei mai sentito dire che i musulmani sono solo degli estremisti che vengono in Italia a esigere che si tolga il crocefisso dalle aule?” E ancora: “Le mie orecchie avrebbero mai udito che gli immigrati devono andarsene dall'Italia perché violano le leggi e non rispettano la Costituzione Italiana?”.
Sono profondamente convinta che se avessimo avuto un'informazione degna di questo nome, oggi tutti saprebbero che l'istanza per togliere il crocifisso nelle aule non fu presentata dai musulmani, ma da una donna italiana (di origini finlandesi), facente parte del movimento degli atei ed agnostici, in nome della laicità dello Stato. E non solo. Non staremmo affatto qui a discutere se gli immigrati commettono o meno dei reati nel nostro paese.Se solo ci fermassimo a riflettere fuori dal trambusto dei talk shows,vedremmocon semplice chiarezza come la conoscenza delle leggi di molti dei nostri connazionali si limita al vecchio detto “Fatta la legge, fatto l'inganno”. Non riesco allora a comprendere perché se siamo tutti uguali, gli immigrati dovrebbero rispettare le leggi più di altre persone.
Non posso negare di provare istintivamente una fortesimpatia per gli immigrati: ho conosciuto le loro storie, i paesi da cui provengono, le difficoltà che vivononello sforzo quotidiano di costruirsi una vita migliore. E sempre istintivamente non riesco a non provare rabbia verso quegli italiani che usano le amicizie più che le competenze, che sono furbi più che onesti, che umiliano gli immigrati e li trattano come schiavi. Lo devo riconoscere: io ho davvero paura di questi italiani.
La mia mente profonda, però, sempre tesa ad acquisire una vera comprensione dei fenomeni che governano le nostre vite, mi dice che probabilmente sono stata anche io vittima della strategia “Divide et impera” e che adesso è necessario un ripensamento esistenziale forte. Da domani abbiamo una nuova responsabilità, costruire tanti ponti in quest'arcipelago di diversità.
Come diceva Kapuściński, ogni volta che l'uomo incontra l'altro ha davanti tre scelte: fargli la guerra, isolarsi dietro ad un muro o stabilire un dialogo.
A voi la scelta. Io vi aspetto sul ponte.
Curioso: anch'io sono rimasto colpito (e l'ho riportato) dai discorsi sui musulmani che vogliono levare i corcifissi dalle aule scolastiche. Ho ascoltato ciò varie volte con le mie orecchie! Anche da persone che ritenevo in grado di ragionare sul mondo che ci circonda. Incredibile!