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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 68 - 1 Aprile 2010 | 0 commenti

Il vero lavoro di una donna







Breve avvertenza. Questo articolo potrà sembrare maschilista e retrogrado, ma cerca di analizzare scientificamente un problema serio. Per cui non cadrò nella banalità di dire che il vero lavoro di una donna è la puttana, anche se è la prima risposta istintiva diretta che ogni uomo usa nel risolvere il dilemma. Ma non ne abbiate male, o donne incantatrici di dolci sorrisi fra lunghi e languidi capelli, è un apprezzamento sincero e istintivo che viene dal profondo dell’inconscio, un primordiale desiderio di figa, che accomuna noi rozzi e barbari maschietti.

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Il vero lavoro della donna, diciamolo una volta per tutte, non esiste. Le donne, questi esseri meravigliosi con cui condividere cose molto piacevoli, sono troppo sensibili, troppo emotive, non riescono a staccare la vita privata con l’ambiente lavorativo. Questa precisa critica che rivolgo alle incommensurabili fanciulle di ogni età, ha numerosi esperimenti psicologici che ne testano la veridicità: per esempio il cosiddetto esperimento Shumberg, dove veniva dimostrato che se frusti un uomo sul lavoro incrementi la sua produttività, ma anche la sua incazzosità, del 32%, mentre una donna generalmente si mette a piangere. Ma fu soprattutto la ricerca dell’eroico dottor Snizler a dimostrare uno stretto collegamento tra la popolazione femminile degli uffici e il consumo di cioccolata nei bar aziendali. Poi si spinse più in là, offrendosi come consulente psicologico gratuito a 20.000 giovani lavoratrici per farne uno studio senza precedenti, ma la sua sessualità ne uscì terribilmente compromessa. Morì suicida mentre cercava di possedere un gorilla dello zoo di Berlino. Il sentimento femminile porta i problemi del cuore nel bel mezzo della fase produttiva, rallentando di molto l’efficienza lavorativa. In più, ed è un grande merito che va riconosciuto alle vere donne, devono contemporaneamente pensare a tirare avanti la casa, cucinare, pulire, prendere i bambini a scuola, smollarli dalla nonna, comprarsi due creme da viso e un paio di guanti, il corso di yoga, più un’ora in media in telefonate e due passate in bagno. Senza contare il marito e l’amante.

Ed è per questo che, per salvare le sorti del pianeta, devono lavorare solo le donne. In qualsiasi mestiere, a qualunque livello, qualunque mansione: lasciamo tutto a loro. Donne primario, donne spazzino, donne camionista, donne presidente del consiglio con tutte le donne ministre intorno, donne spacciatore all’angolo della strada, donne buttafuori (questa l’ho vista sul serio e vi assicuro faceva paura), donne pastore e anche donne idraulico. Una società al contrario, in cui il mondo sia retto con un senso di autoconservazione e charme, al questa società fallocratica destinata alla distruzione come una bambola gonfiabile in mano a un gruppo di adolescenti ubriachi. Anche loro un giorno lontano se ne pentiranno. Dopo secoli di schiavitù morale, ma anche sessuale, in effetti anche patrimoniale, sicuramente patriarcale, in una parola un’oppressione metaforicamente anale, è giunto il momento di dare la responsabilità di tutto a loro, uno scambio collettivo di ruoli. Solo un lavoro vi chiediamo in cambio: la puttana. Fidatevi che a noi uomini, a essere pagati per scopare, ci andrebbe benissimo.

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