Bimbe, bambole e imbambolamento
Quello dei giocattoli è un mercato rilevante, si rivolge ad un'ambita fetta di consumatori, i più piccoli, che attualmente rappresenta una grossa fonte di investimento e di guadagno.
Soggetti alle mode, i giocattoli sono specchio della società che li produce poiché ne riflettono il costume; ideati dagli adulti, ne rappresentano i modelli culturali e le concezioni educative.
Il gioco è una condizione indispensabile per lo sviluppo dei bambini, uno strumento attraverso il quale si rapportano al mondo ed iniziano a conoscerlo, una modalità con la quale scoprono le loro capacità e la possibilità di intervenire sulla realtà per modificarla o trasformarla, un mezzo che gli permette di interagire, rapportarsi e relazionarsi con i coetanei e con gli adulti.
La nostra società, se da una parte, riconoscendone l'importanza, lo sostiene, dall'altra ne limita l'aspetto creativo e la forza propulsiva proponendo giocattoli troppo strutturati.
Sono tuttora in commercio giocattoli di origine antica, essi fanno ancora parte del nostro bagaglio culturale e, anche se cambiano e si evolvono in forme e materiali, sono sempre di moda, le bambole ne sono un esempio.
Le bambole, il gioco delle bambine per eccellenza, sono coinvolte nell'importante processo identificativo con la figura femminile e contribuiscono alla formazione dell'identità e della personalità.
Il gioco con le bambole racchiude in sé possibilità ludiche diverse: da una parte è condizionato dalla propensione della bambina stessa, dall'altra è suggerito dalla bambola che ne influenza il tipo possibile.
Tuttavia ci sono bambole e bambole… Prima c'erano i bambolotti, neonati che bisognava tenere in braccio, cambiare, cullare ed addormentare, essi permettevano di fare il gioco “della mamma” che accudisce la sua creatura, la porta a spasso con il passeggino e se ne lamenta con le sue amiche mettendo in scena il gioco “delle signore”.
I bambolotti enfatizzavano il ruolo materno della piccola proprietaria permettendogli di introiettare un modello di donna dedita alla famiglia e all'accudimento dei figli.
Poi arrivò la Barbie, con le sue fattezze da signorina ed un corpo longilineo e seducente, ed ebbe subito una grande popolarità.
Modello di giovane donna indipendente, libera dagli obblighi legati al proprio ruolo, Barbie ha svolto decine di professioni: negli anni sessanta è stata infermiera, insegnante, hostess, mamma e modella, negli anni settanta si è laureata ed è diventata chirurgo, negli anni ottanta è stata rock star ma anche campionessa olimpica ed astronauta ispirandosi a Valentina Tereshkova, prima donna nello spazio. Negli anni novanta ha vestito i panni di pilota di aerei, di ambasciatrice dell'Unicef, e persino di candidata presidenziale, anticipando Hilary Clinton.
Gradualmente ha conquistato importanti scrivanie, da quella di presidente degli Stati Uniti nel 2000, fino a quelle di Striscia la notizia diventando una velina.
Un ventata di miseria ha spogliato la famosa bambola dai panni presidenziali per lasciarla in quelli succinti di una velina.
Insomma anche la Barbie è stata declassata da modello di libertà e di emancipazione femminile a simbolo di frivolezza e volubilità, questo perché la Barbie si è sempre adeguata ai tempi, alle mode e alle tendenze, e gli abiti della velina sono proprio un segno di questa inclinazione.
La Barbie, lo sappiamo tutti, è ed è sempre stata, la bambola con più vestiti al mondo, ma spesso questi vestiti erano davvero speciali perché, oltre ad avere le firme dei più famosi stilisti, rappresentavano personaggi storici, divi di Hollywood ed eroine; gli abiti dichiaravano un lavoro ed ruolo più evoluto della donna, lanciando un messaggio importante alle bambine che le guardavano e ci giocavano.
Anche le altre bambole che troviamo oggi sugli scaffali delle giocattolerie, come le Bratz & Co., rimandano a una visione del mondo fatta di shopping e divertimento.
Per chi non le avesse presenti, le Bratz sono bamboline dalla testa e le scarpe esageratamente grandi rispetto ad un corpo minuto e formoso, il viso è truccatissimo ed i capelli sono lunghissimi. Appaiono impetuose, seduttive ed accattivanti ma allo stesso tempo fragili, superficiali e disimpegnate.
Lasciamo da parte l'eccessiva preoccupazione per l'aspetto fisico, i sentimenti di insoddisfazione ed inadeguatezza che tali modelli possono suscitare, le conseguenze che questi hanno nella formazione dell'immagine corporea, e le limitazioni nelle attività espressive che possono provocare. Rimandiamo ad un'altra sede anche ipotesi e possibili spiegazioni del perché queste bambole hanno proprio questa conformazione fisica, che oltretutto si avvicina tantissimo all'abbigliamento degli adolescenti di oggi.
Rimane da chiedersi quale modello di donna propongono bambole super truccate, vestite di lustrini, i cui principali interessi sono diventare famose, fare shopping ed abbinare i propri accessori.
Nell'infanzia e nell'adolescenza, anche attraverso il gioco simbolico, si assimilano atteggiamenti, convinzioni e modelli comportamentali che guideranno la vita futura, per cui, forse, dovrebbero esserci delle bambole che dicano alle bambine che il mondo è qualcosa di più di una vetrina in cui ci si deve cambiare continuamente pettinatura, abito e scarpe per mostrasi agli altri, ma è soprattutto un posto dove è richiesto un impegno maggiore.