Anche nel vino esistono le favole
Uno sguardo veloce al titolo di questo articolo potrebbe indurre a pensare che le righe che seguono siano dedicate all'ennesimo mistificazione enologica di cui troppo spesso si sente parlare nel panorama vinicolo italiano, con buona pace per l'immagine di tutti quei produttori che si impegnano a fondo per offrire qualità a 360 gradi.
In realtà il riferimento è a un personaggio storico dell'enologia italiana, uno di quei vignaioli che non si limitano nel proprio lavoro, che seguono l'intera fase di realizzazione del vino, dalla vigna alla commercializzazione; il riferimento è a uno di quei produttori che con i propri vini garantisce un livello di eccellenza assoluto, a quell' Elisabetta Foradori talvolta fiabescamente conosciuta come la “Principessa del Teroldego”.
Per capire al meglio i vini di Elisabetta, credo che il punto migliore sia quello di partire dalle sue parole: “Nei miei vini la lentezza della natura”. Foradori è così, da quando nel 1985 Elisabetta ha preso in mano le redini dell'azienda di famiglia e ha cominciato a imprimere sui vini che produceva la sua filosofia, il suo gusto, il suo talento. Dapprima in punta di piedi, poi sempre più convinta fino alla conversione completa avvenuta negli ultimi anni, Elisabetta ha trovato nella biodiversità e nella coltura biodinamica la chiave del suo successo. Il grande pregio di Elisabetta è stato quello di allontanarsi dalle scelte ben poco lungimiranti di chi riteneva che il Teroldego si potesse fare solo con quei biotipi più prolifici, privilegiando come era molto di moda tra gli anni '70-'80 in Italia, la grande quantità alla ridotta, ma insostituibile qualità.
Se è certamente vero che non si può pasteggiare ogni giorno a Chateau Margaux, è altrettanto vero che bisogna riconoscere lo sforzo di chi con convinzione decide di recuperare quella biodiversità, quel patrimonio naturale di cui ci si accorge solo quando è morto e sepolto. Ma Elisabetta Foradori è invece passione per la propria terra e per le proprie radici, come testimonia fra l'altro il nuovo ambizioso progetto destinato alla produzione di Nosiola unico vitigno autoctono a bacca bianca del Trentino.
Se a volte le intuizioni più semplici sono anche quelle più geniali, non si può non riconoscere a Elisabetta il merito di essere stata tra i primi a capire che in un' area come la Piana Rotaliana un uso invasivo dell'agricoltura avrebbe lo “straordinario merito” di rovinare completamente il potenziale di questo territorio. Perché quando hai circa 400 ettari di terreno ciottoloso, calcareo e ghiaioso che regalano l'intera produzione di Teroldego e decidi di sfruttarlo impunemente solo per far cassa, la determinatezza di una donna che finalmente ascolta la natura, trovando poi nella biodinamica il modo di declinarla, diventa davvero una piccola rivoluzione copernicana. Elisabetta Foradori : a Bologna si dice “spacca di brutto”.
Foradori Granato 2006 Vigneti delle Dolomiti IGT Teroldego 100% (33 euro)
E'un fuoriclasse assoluto, un vino sontuoso, che già dal bicchiere ti affascina per il suo colore rubino profondo, quasi misterioso da tanto risulta inaccessibile. Il naso è davvero intenso, difficilmente condensabile in poche righe, con i frutti di bosco in confettura che predominano e che si accompagnano a note tostate di tabacco e cacao e ad uno speziato estremamente garbato. In bocca è caldo ma fresco allo stesso tempo, con tannini raffinati e per nulla graffianti e un equilibrio ancora da affinare; dotato di lunga persistenza sarà in grado di regalare nel futuro grandissime soddisfazioni. Fa poco meno di due anni in legno. L'abbinamento ideale è con cacciagione e polenta. Il Foradori Granato rappresenta senza alcun dubbio una delle migliori espressioni di Teroldego esistenti in Trentino.
Foradori Teroldego Rotaliano 2006 DOC Teroldego 100% (15 euro)
E' un rosso rubino carico, compatto e impenetrabile con marcate sfumature porpora. Il naso è intenso e fine, con chiare note fruttate, in particolare frutti di bosco. Ben presente anche il tono floreale (viola e rosa) e quello speziato (pepe e cannella); nel finale una punta di etereo. La sorpresa è in bocca, secco e caldo, ma senza rinunciare ad una buona freschezza, si esalta in un equilibrio, in un'armonia e in una morbidezza davvero eleganti. Fa più di un anno di maturazione in legno. Di buona persistenza ha una vocazione particolare per accompagnare importanti piatti di carne.
Per info:
www.elisabettaforadori.com