Nastasja. Il teatro della Dozza all'Arena del Sole
Nastasja. Primo studio
19 e 20 marzo – Sala InterAction Teatro Arena del Sole di Bologna
(per info e biglietti www.arenadelsole.it)
Drammaturgia Paolo Billi e Filippo Milani
Regia Paolo Billi
con detenuti della Sezione Penale della Casa Circondariale di Bologna
e Botteghe Moliere
con la partecipazione di Micaela Piccinini
produzione della coop sociale Teatro del Pratello.
Esperimento di Teatro alla Dozza è il progetto teatrale attivo presso la Sezione Penale della Casa Circondariale di Bologna, diretto da Paolo Billi, che nel 2008 ha prodotto lo spettacolo CANTICO DEGLI YAHOO e che da aprile 2009 sta affrontando uno dei romanzi più belli e complessi di Dostoevskij “L'Idiota”.
Il progetto è stato seguito da 15 partecipanti; sono stati attivati tre laboratori: scrittura creativa, ballo e teatro, seguiti anche dai componenti del progetto di formazione teatrale Botteghe Moliere. Il progetto prevedeva due fasi, da concludersi con la produzione di due spettacoli: uno realizzato dalla compagnia “grande” da presentarsi solo all'interno del carcere, l'altro messo in scena dalla compagnia “piccola”, con i detenuti che hanno la possibilità di accedere al lavoro esterno. La compagnia “piccola”, formata da cinque detenuti uomini, da quattro attrici di Botteghe Molière e da Micaela Piccinini, presenta all'Arena del Sole il primo risultato di dieci mesi di lavoro: “NASTASIA. Primo studio”.
Lo spettacolo attraversa alcune pagine del romanzo in cui emergono i temi fondamentali: l'incomprensibile bontà che disarma; l'onnipotenza del denaro; la malattia; il fronteggiare la morte; l'amore che distrugge. Una semplice scena di letti e paraventi riporta l'immaginazione dello spettatore in un sanatorio, un luogo chiuso di degenza e di cura, dove si intrecciano le solitudini di chi vive col proprio male e di chi assiste, guardandosi così allo specchio. Violente prendono corpo le visioni degli scontri tra il Principe Myskin e l'amico rivale Rogozin; le visioni degli incontri tra i due con Nastasja, la donna al centro degli avvenimenti; le solitudini di infermi/reclusi alla ricerca di quieti provvisorie.
Sospendere il giudizio. Disarticolare la logica del bianco e del nero. Accettare il mutare delle opinioni. Conservare la capacita di sorprendere e sorprendersi. Questo da Dostoevskij. Questi i perché di un lavoro teatrale in carcere. Sempre più provvisorio. Sempre meno riconosciuto.
Il progetto è stato seguito da 15 partecipanti; sono stati attivati tre laboratori: scrittura creativa, ballo e teatro, seguiti anche dai componenti del progetto di formazione teatrale Botteghe Moliere. Il progetto prevedeva due fasi, da concludersi con la produzione di due spettacoli: uno realizzato dalla compagnia “grande” da presentarsi solo all'interno del carcere, l'altro messo in scena dalla compagnia “piccola”, con i detenuti che hanno la possibilità di accedere al lavoro esterno. La compagnia “piccola”, formata da cinque detenuti uomini, da quattro attrici di Botteghe Molière e da Micaela Piccinini, presenta all'Arena del Sole il primo risultato di dieci mesi di lavoro: “NASTASIA. Primo studio”.
Lo spettacolo attraversa alcune pagine del romanzo in cui emergono i temi fondamentali: l'incomprensibile bontà che disarma; l'onnipotenza del denaro; la malattia; il fronteggiare la morte; l'amore che distrugge. Una semplice scena di letti e paraventi riporta l'immaginazione dello spettatore in un sanatorio, un luogo chiuso di degenza e di cura, dove si intrecciano le solitudini di chi vive col proprio male e di chi assiste, guardandosi così allo specchio. Violente prendono corpo le visioni degli scontri tra il Principe Myskin e l'amico rivale Rogozin; le visioni degli incontri tra i due con Nastasja, la donna al centro degli avvenimenti; le solitudini di infermi/reclusi alla ricerca di quieti provvisorie.
Sospendere il giudizio. Disarticolare la logica del bianco e del nero. Accettare il mutare delle opinioni. Conservare la capacita di sorprendere e sorprendersi. Questo da Dostoevskij. Questi i perché di un lavoro teatrale in carcere. Sempre più provvisorio. Sempre meno riconosciuto.