Minaccioso Yemen
Il 24 dicembre scorso, il fallito attentato terroristico sul volo Amsterdam-Detroit della Northwest Airlines, ha portato l'attenzione del mondo sulla Repubblica Unita dello Yemen, punta meridionale della Penisola arabica. Paese dimenticato negli ultimi anni da cronaca e storia, ha conosciuto una poco invidiabile gloria a causa del maldestro attentatore Umar Farouk Abdulmutallab, ventitreenne nigeriano, lì indottrinato e addestrato da una cellula di Al Qaeda.
La vicenda ha nuovamente fatto sprofondare l'Occidente in un clima tipico dell'era Bush, mettendo in risalto tutta la determinazione del Presidente Obama, ponendo lo Yemen come nuovo fronte nella guerra al terrorismo1 (da notare che già prima di dicembre gli Stati Uniti erano segretamente in campo nello Yemen fornendo intelligence alle forze armate locali nell'ambito della campagna contro il terrorismo).
Nell'ultimo anno il Governo è corso al riparo con due discutibili leggi (una anti-terrorismo e una sul riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo), senza però precisare cosa si intenda per “terrorismo”, creando una situazione di grave violazione dei diritti umani, con limitazioni nell'esercizio del diritto di libertà di associazione, espressione e riunione. Secondo il Rapporto Annuale 2009 di Amnesty International, nel paese sono inoltre “diffusi e perpetrati nell'impunità casi di brutalità da parte della polizia e di tortura di detenuti trattenuti in incommunicado in relazione ad azioni o manifestazioni di tipo politico così come di sospetti criminali comuni; (…) diversi dimostranti sono stati deliberatamente uccisi o sono morti in seguito a uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza nel corso di manifestazioni pacifiche; (…) decine di persone sospettate di essere spie sono state sottoposte a processi iniqui e gli imputati hanno asserito che le “confessioni” che avevano reso durante le lunghe detenzioni pre-processuali in incommunicado erano state ottenute sotto tortura o altri maltrattamenti” 3.
La ribalta internazionale dello Yemen è stata per lo più involontaria, ma ha reso pubblici tutti i problemi che affliggono il paese, con il Governo di Sana'a abbandonato solo in parte a se stesso. Negli ultimi anni ci sono stati, infatti, ingenti finanziamenti e aiuti da parte di Russia e Cina soprattutto in ambito militare. La disponibilità finanziaria dei Sauditi consente allo stato yemenita di rifornirsi di armi da destinare all'esercito. A ciò si aggiungono le nuove promesse di Obama di aiuti gratuiti in ambito militare e antiterroristico: una goccia se paragonato al mare di armi e know how derivanti da fonti non americane. Tra il 2004 e il 2008, secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, è stata la Russia la principale fornitrice di armi allo Yemen (59%), seguita dall'Ucraina (25%), dall'Italia (10%), dall'Australia (5%) e dagli Stati Uniti (meno dell'1%), per un valore di 1,4 miliardi di dollari, di cui 600 milioni dalla Russia (2001-2008) 4 .
Lo Yemen ha quindi un doppio volto per l'Occidente: da un lato talmente povero e con risorse energetiche trascurabili da non stimolare alcun interesse economico, dall'altro collocato in un contesto geopolitico tale da rappresentare una realtà chiave nella lotta al terrorismo su scala mondiale.
1 http://www.youtube.com/watch?v=hFzmGQTJfJY
2 Bernard Haykel, “Act locally: why the GCC needs to help save Yemen”, The National )
3
4 Thalif Deen, “Russia, China Sustain Military Toehold in Yemen”, Inter Press Service )