YES WE CAMP: il G8 tra le macerie
From Maddalena to L'Aquila: è questo lo slogan con cui è stato presentato il G8 2009 che si è svolto l'8-9-10 luglio nel capoluogo abruzzese ancora sconvolto dal sisma del 6 aprile.
L'effetto mediatico e l'enfasi del messaggio globale di un'organizzazione, quella italiana,così perfetta ha portato al premier Silvio Berlusconi le congratulazioni di Giorgio Napolitano, così come di Eugenio Scalfari che dalle colonne de La Repubblica del 12 luglio ha sentenziato Berlusconi come il vero vincitore del summit. In controtendenza rispetto a parte della stampa italiana (vedi l'Unità, La Stampa, Il Corriere della Sera) che invece hanno parlato, riprendendo il titolo de L'Unità, di G1, indicando in Barack Obama la vera star del vertice mondiale. Per non parlare dei giornali di cui è proprietario attraverso le sue aziende il presidente del consiglio che hanno descritto questa edizione del G8 come l'edizione meglio riuscita da quando gli otto grandi della terra si riuniscono per decidere le sorti del pianeta.
In verità la stampa estera non si è molto distinta da quella di casa nostra.Il New York Times, per esempio, che nei giorni precedenti al vertice aveva duramente attaccato il premier, poi nelle giornate seguenti del vertice, si è limitato ad analizzare l'abbigliamento delle first lady, l'organizzazione dell'evento e Barack Obama. Altro che Villa Certosa e voli di stato cui ha dato ampio spazio nelle settimane precedenti il vertice!
Il tedesco Herald Tribune invece ha sottolineato gli insuccessi di questo G8, su tutti il mancato accordo sul clima, su cui Obama ha fatto di tutto affinchè si raggiungesse l'accordo ma senza il placet della Cina, oggi, nessun accordo è possibile. Sempre il quotidiano tedesco ha ricordato quanto poco l'Italia si sia impegnata sul tema dell'Africa. Nel 2001, a Genova, Berlusconi ebbe l'idea di creare il Fondo Globale per la lotta all'Hiv, rendendo disponibile una terapia salvavita gratuita per 3 milioni di africani. In seguito ha partecipato al vertice di Gleneagles in Scozia, dove si era impegnato ad investire in aiuti per l'africa pari allo 0,5% del Pil entro il 2010, e lo 0,7% entro il 2015: al momento, è stata mantenuta solo una piccolissima parte di queste promesse. Infatti, sempre prima del G8, l'inglese Guardian aveva provocatoriamente avanzato l'ipotesi di sostitutire nel vertice degli otto l'Italia con la Spagna, proprio per lo scarso impegno sul tema Africa, su cui Zapatero invece ha mostrato un maggiore attenzione.
C'è stato come in tutti i G8 il controvertice. I comitati, la rete di cittadini, il comitato 3e32, per discutere e proporre modelli alternativi di ricostruzione di un capoluogo di regione distrutto. Una ricostruzione che possa essere anche un'occasione di sviluppo da un punto di vista economico, magari attraverso il coinvolgimento delle risorse del territorio. Quello che si chiede è di non essere spettatori della ricostruzione, ma parte attiva.
Presente al controforum, che si è tenuto nel Parco Unicef di via Strinella, padre Alex Zanotelli, il prete che ha vissuto quattordici anni della sua vita nelle baraccopoli in Sudan.
La contestazione al vertice sta tutto in uno slogan "Yes we camp". La grande scritta che parafrasando Obama, è comparsa sulla montagna di Roio, nei pressi della facoltà di ingegneria, duramente colpita al sisma. Lo slogan è stato visibile a tutti, anche ai leader chiusi nella caserma, ormai ex, della Guardia di Finanza di Coppito. All'interno della caserma, il media village, un'area enorme dedicata alla stampa. Più di 3500 giornalisti accreditati che hanno passato tre giornate a bivaccare con gli occhi sulle tv in un elegantissimo ristorante all'aperto. Non era possibile seguire le conferenze stampa. Prima del vertice, sono stati selezionati da Palazzo Chigi solo 200 giornalisti per prendere parte e quindi rivolgere le domande ai leader.
Il terzo ed ultimo giorno del vertice è stato caratterizzato dalla manifestazione dei no global. A molti non piace essere definiti più così, preferiscono "movimenti". Questa manifestazione è diversa da quella di Genova, nella forma e nei contenuti. A Genova si contestava il sistema capitalistico, sulla scia del movimento di Seattle che ebbe nel testo di Neomi Klein "No Logo", la propria bibbia. A L'Aquila il corteo innanzitutto ha avuto un'affluenza di persone nettamente inferiore a Genova, inoltre la contestazione, assolutamente pacifica, si è concentrata su altri temi.
Si temevano attacchi in punti strategici del percorso, quale quelli nei pressi delle new town in costruzione, niente di tutto ciò: l'economia e la crisi, che sta portando serie ripercussioni sulla vita socio-ecomica di migliaia di persone; questo soprattutto ma non solo. Presenti anche i comitati, come quello "no ponte" di Messina che si oppone alla costruzione del ponte sullo stretto, o come un'associazione di cittadini pugliesi che giunti da Lecce propongono alternative al nucleare, su cui il Governo invece ha idee completamente diverse. L'unico momento di tensione si è registrato al termine del corteo, nei pressi della zona rossa da cui si accede per Piazza Duomo, altro luogo simbolo del terremoto. Alcuni manifestanti urlano il nome di Carlo Giuliani e insultano le forze dell ordine al grido di "assassini". I Cobas invece, così come i comitati aquilani, invitano alla calma, da ciò scaturisce il caos, qualche spintone, molti insultano i cameraman, definiti "sciacalli". A qualcuno, come a chi scrive, due bottiglie d'acqua in faccia e microfono della telecamera rotto.
A Tal proposito la testimonianza di un reporter dell'agenzia di stampa Agr: http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall Italia&vxClipId=2524_15802020-6d8c-11de-9715-00144f02aabc&vxBitrate=300.
Poi il nulla, in tutto ciò George Clooney a passeggio tra le rovine, ha annunciato che a settembre girerà parte del suo nuovo film da queste parti; Bruce Springsteen nel suo concerto romano ha dedicato all'Aquila la stessa canzone che scrisse per le vittime dell'11 settembre. Obama, senza giacca e cravatta, a Piazza Duomo ha salutato i Vigili del Fuoco e ha scaldato i cuori di molti. L'11 luglio tutti i leader mondiali lasciano l'Aquila, ai cittadini comuni viene consentito l'accesso alla caserma di Coppito. Come se si fosse sul set di un film, centinaia di persone hanno visitato i luoghi che per tre giorni hanno visto la partecipazione del 90% del'economia mondiale. Fuori da tutto ciò 60.000 sfollati speranzosi.