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Scritto da nel Bologna, Numero 62 - 1 Agosto 2009 | 7 commenti

Il razzismo del tortellino

Il primo provvedimento della Giunta di Flavio Delbono ci mostra il vero volto della città di Bologna e come il Partito Democratico, lungi dal rappresentarne un partito di progresso, ne interpreti le istanze più bottegaie e avverse al cambiamento.

D'altra parte, dopo l'esperienza Cofferati che per 5 anni aveva estromesso i soliti poteri dalla stanza dei bottoni guadagnandosi lo scherno collettivo, la scelta del professore prodiano è stata fin dall'inizio all'insegna della restaurazione: un accordo tra la maggioranza bersaniana del PD, Prodi e il mondo cooperativo.

L'ordinanza in questione consente ad alcune tipologie di locali (pizzerie d'asporto, alimentari, fruttivendoli, gelaterie) di rimanere aperti oltre le 22 solo se per tutta la giornata rinunciano a vendere bevande alcoliche. Rimane invece la possibilità per gli altri tipi di locali, come per esempio i bar, di proseguire nella vendita.
L'ordinanza dell'odiato Cofferati, invece, vietava la vendita solo dopo tale ora e non costringeva a chiudere e, soprattutto, si rivolgeva erga omnes.

Quindi il problema ora affrontato non sembra essere il consumo di bevande alcoliche per la strada, che rimane consentito nella stessa precedente misura, ma la penalizzazione di questo tipo di attività commerciali, che vengono colpite per colpe di eventuali e non meglio precisati schiamazzatori o alcolizzati. E oltre che di questi, il provvedimento va a scapito dei consumatori che intendono effettuare acquisti alimentari dopo una certa ora della sera. Certo che un professore di Microeconomia queste cose le sa.
Come sa che la quasi totalità di queste attività sono di titolari stranieri, di provenienza cingalese, pakistana e bangladese.

Non è un caso, per l'appunto, che il provvedimento sia stato accolto da un plauso generalizzato. In prima linea la Lega Nord, che lo definisce un intervento 'leghista', poi Raisi, assessore al commercio con Guazzaloca che finalmente non si sentirà dire 'razzista' dall'attuale Assessore Naldi allora schierata a difesa della strada, e l'Ascom, che riesce a togliere a chi non vota e lavora sodo e a prezzi bassi per dare alle attività commerciali a maggior guadagno unitario.

La morale è che le licenze delle attività colpite si sono svalutate e ne si sono ridotti i giri d'affari: a parità di domanda, questi minori introiti vanno a vantaggio degli altri esercizi. Tutti colpiti gli stranieri, tutti contenti gli italiani.

Tutti contenti i bolognesi, trincerati dietro alla propria ipocrisia da benpensanti che votano a sinistra per lavarsi la coscienza o per rispettare il proprio ruolo di clienti di un sistema chiuso e sempre più vecchio e malato.

Accorgersi che chi si dice democratico e sostiene un candidato segretario che parla di un partito liberale stia calpestando la certezza delle regole del mercato, necessaria per chi intraprende, e sottraendo soldi a chi offre il prezioso servizio di alimentare di vicinato fino a tarda sera ci convince che Bologna può essere rossa solo per la vergogna o per essersi ingozzata mangiando troppo.

7 Commenti

  1. E' proprio buffo pensare che solitamente gli immigrati vengono accusati di poca voglia di lavorare e soprattutto in modo onesto, e che quando questi riescono ad integrarsi nel nostro paese lavorando sodo e in maniera onesta vengano colpiti da un'ordinanza che ne mina l'attività.

  2. Che idiozia! I laboratori artigianali da parecchi anni hanno goduto di regole per il commercio praticamente inesistenti, no cessi, orari anarchici multe 1/10 rispetto i pubblici esercizi.. Ora che dopo la puzza ci si accorge che il kebabbaro non ha mai venduto kebab, il pidinaro non vende piadine ecc.. ma tutti sono in reatà degli spacci notturni di alcolici che altro si può fare se non metterci una pezza??? La responsabilità personale poi del solito ignoto casinista alcolizzato che libera il suo spacciatore ops pardon barista da ogni addebito è da ridere. Le zone residenziali sono tali perchè la gente CI ABITA ! L'apertura di 10 o 100 locali veri o finti dello sballo non trasforma una zona residenziale in un bordello sbattendo fuori gli abitanti in nome della socioalcolizzazzione tanto di moda. Al contrario obbliga la pubblica amministrazione alla limitazione del commercio da sballo in quella zona. Si chiama civiltà. Impedire il casino dove ci sono appartamenti è un obbligo da parte della “cosa pubblica”. Imprenditori di buon senso aprirebbero locali non sotto le camere da letto delle persone…

  3. Non capisco dove sia l'idiozia.

    Il consumo di alcolici per la strada è consentito come prima, semplicemente vengono cambiate le regole per dei negozianti che a suo tempo pagarono per una licenza che consentiva di vendere alcolici: cambiare le regole così svaluta l'attività e truffa chi ha comprato.

    Detto questo che in una zona residenziale ci sia un negozio di alimentari aperto il più a lungo possibile mi sembra un ottimo servizio per chi ci abita.

    Dopodichè per colpire chi schiamazza di notte ci sono già le leggi, il dubbio è se siamo in grado di applicarle.

  4. “Non capisco dove sia l'idiozia”

    L'idiozia sta nel confondere l'istituzione di regole per il commercio con l'emanazione di leggi razziali.

    “Detto questo che in una zona residenziale ci sia un negozio di alimentari aperto il più a lungo possibile mi sembra un ottimo servizio per chi ci abita.”

    Sante parole, infatti nulla cambia per la vendita di alimenti……..
    Non si capisce come mai ci siano strade piene di “alimentari notturni” ed intere zone completamente prive, chissà, mistero )
    Sono ottimista, magari l'ordinanza che riguarda solo alcune zone favorirà l'apertura di questi utilissimi alimentari notturni anche in altre zone… Si sà che la maggior parte di famiglie preferisce fare la spesa dopo le 22.00 o no??

  5. I negozi di alimentari cosiddetti 'pakistani' sono diffusi in tutta la città, basta girare per le periferie, e nel centro storico sono una minoranza quelli nelle zone dello 'spaccio notturno di alcolici'.

    Mi piacerebbe inoltre sapere quanti negozi di titolari italiani siano stati colpiti dall'ordinanza, ma direi nessuno. Possiamo far finta di non vedere questo dato, ma mi parrebbe perlomeno ipocrita non farlo. E secondo me questo è il motivo per cui l'ordinanza piacerà ai bolognesi più di quella di Cofferati che colpiva anche alcune attività degli italiani.

    Chiamiamole pure regole del commercio, ma per stabilire le medesime ci sono già le licenze. La verità è che si abusa ormai dello strumento dell'ordinanza, nel filone di pensiero di origine 'leghista' che vede nella burocrazia degli Enti Locali la strada per il federalismo: invece che proliferare le regolamentazioni, bisognerebbe applicare quelle che ci sono. Per licenza questi negozi possono vendere alcolici? Se sì che lo facciano, se no che vengano sanzionati. Ogni norma ulteriore deriva dal solito vizio italiano di cambiare le regole a gara in corso, con sprezzo delle regole del mercato che hanno stabilito i prezzi delle attività al momento della compravendita da italiano a pakistano.

    Infine vorrei sapere che idea di servizi la città abbia in mente: una città europea aperta 24 ore su 24 oppure un paesello aperto non più di 8 ore al giorno?

  6. “Mi piacerebbe inoltre sapere quanti negozi di titolari italiani siano stati colpiti dall'ordinanza, ma direi nessuno.”

    Sono stati colpiti i laboratori artigianali quali: una creperia, una piadineria ed un “pasta fresca” tutti a gestione italica nella sola via del pratello. Faccio notare che ad essere colpito in questo ultimo caso è proprio il razzista tortellino….

    No, non credo che ci siano abusi nelle ordinanze, semmai un abbandono dello Stato nella gestione del territorio a favore degli enti locali e questo è un percorso iniziato tanto, tanto tempo fa…

    Lo spirito delle norme che regolano la distribuzione commerciale è passato gradualmente da Stato a regioni.
    Purtroppo le regioni se ne sono sbattute ampiamente i coglioni sino a permettere la creazione di ghetti, faccio un esempio pratico pratico:
    Il Dlgs 114/98 all'art. 6 (programmazione della rete distributiva recita al comma c:

    “rendere compatibile l'impatto territoriale e ambientale degli insediamenti commerciali con particolare riguardo a fattori quali la mobilita', il traffico e l'inquinamento e valorizzare la funzione commerciale al fine della riqualificazione del tessuto urbano, in particolare per quanto riguarda i quartieri urbani degradati al fine di ricostituire un ambiente idoneo allo sviluppo del commercio…”

    Orbene aver permesso l'apertura di parecchie decine di locali notturni (tutti negli ultimi 10 anni)nella stessa strada a distanze spesso di pochi centimetri l'uno dall'altro è stato un atto criminale, ha creato il parco giochi degli sballati, il degrado dove prima semplicemente NON ESISTEVA.
    Si comincia ora a legiferare.
    Tardi??
    Chi negli ultimi 10/15 anni ha aperto locali uno accanto all'altro in zone densamente abitate sapeva ciò che faceva e se ora per difendere i diritti di una intera popolazione si toccano gli interessi economici di qualcuno , bhe, mi dispiace, ma essere imprenditori significa anche incorrere nel rischio di impresa…

  7. E' vero che probabilmente due/tre negozi di italiani possano essere stati colpiti, mi scuso dell'inesattezza (ma la pasta fresca aperta dopo la 22 non l'avevo presente).

    Da quanto capisco le decine di locali notturni di via del pratello (che credo esistano da più di 10 anni) non vengono colpiti ma solo gli alimentari e i laboratori artigianali, che vengono colpiti anche in altre strade dove non sono ravvicinati e non creano degrado.

    Comunque in genere il rischio d'impresa sarebbe bene derivasse dalle condizioni del mercato e non dalla precarietà della normativa.

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