Tra la serie B e il mare
I cittadini di Bologna, o perlomeno quelli tra loro che leggono l'Arengo, ricorderanno come durante gli anni della gestione Cofferati – fino agli ultimi mesi – alcuni temi siano stati al centro del dibattito cittadino.
Quelli più spinosi e scottanti perchè più vicini alla vita quotidiana di chi frequenta la città sono stati la legalità, imposta in modo brusco e mediaticamente efficace da parte dell'ex sindaco all'opinione pubblica, agli abitanti abusivi del lungo Reno e agli osti di via del Pratello, e quello del traffico, drasticamente regolamentato dopo le prime due timide telecamere apparse durante l'amministrazione Guazzaloca.
Non capita tutti i giorni che la politica si affacci così prepotentemente nelle abitudini delle persone.
La figura del sindaco forestiero si è rivelata quella di un Podestà, sceso in città per applicare il pugno di ferro. Ci si aspettava il guanto di velluto, se non con le consorterie abituate a farsi sentire con le amministrazioni locali e con le segrete stanze del Partito Democratico, perlomeno con alcune limitate fasce di cittadini ritenuti meno meritevoli di tutela di altri.
Nel bene o nel male Cofferati è stato un sindaco del fare, che ha scommesso la propria caratura per dare da Bologna un segnale politico alla sinistra nazionale, e per questo è stato coperto dalle polemiche che l'hanno costretto ad emigrare da una città che non ha alcuna intenzione di essere un laboratorio di innovazione.
E adesso? Che sarà dei problemi rimasti sul tappeto? Dei bisogni di convivenza espressi e mai risolti, in questa Bologna multietnica e post comunista?
Se leggiamo i programmi elettorali dei principali candidati a sindaco (Delbono, Cazzola, Pasquino e Guazzaloca), non troviamo assolutamente cenno alcuno sul merito delle tematiche sopracitate.
E allora le ripropongo (;
):
- si può bere per la strada da una bottiglia di vetro dopo le ore 1, se si sta in silenzio e non si rompe la bottiglia per terra? Si può sedere nei gazebo di via del Pratello oltre la mezzanotte?
- la telecamera di Via Farini congestiona il traffico sui viali o salva l'aria?
- le rimozioni in occasione della pulizia delle strade sono un bene per la città o una inutile vessazione per i residenti?
(per la cronaca segnalo il seguente link )
Sono queste le mie domande. Le stupide domande del sempliciotto che guarda la politica e che si chiede per chi andare a votare. E si chiede soprattutto se non sarebbe meglio, il 6 e il 7 di giugno, seguire quel vecchio consiglio purtroppo naufragato l'unica volta che doveva essere accolto e che echeggia dalla fine della Prima Repubblica: andate al mare. E che cerca di interpretare i programmi e le dichiarazioni per capire quanto esse possano essere attendibili.
In genere la risposta migliore del candidato intervistato, nell'ipotesi che non possa glissare – e ben alla larga dallo scripta manent dei testi dei programmi – è che è tutta colpa di Cofferati. In perfetto stile italico, colpa di chi non c'è. Nessun riferimento al di fuori dello schemino di gossip che interessa i titoli dei giornali.
Eppure l'ordinanza della rimozione auto porta la data del 2000, le esigenze dei residenti del Pratello contrapposte ai frequentatori dei locali una banalità per una zona notturna, le follie della circolazione stradale una prerogativa di ogni ufficio traffico.
Silenzio assordante. Pensare che professori e uomini d'impresa e di sport dovrebbero sapere che per gestire un'attività in maniera condivisa occorre un programma fondato sull'analisi del passato, sulla verifica delle difficoltà riscontrate e qualificato per le proposte risolutive da rendere oggetto del confronto. Niente di tutto questo.
Solo faraonici progetti, che spesso poco c'entrano con le prerogative del Comune di Bologna, e richiami a più o meno condivisibili principi di gestione. Niente a che vedere con la vita quotidiana della città, con che cosa fare l'indomani.
Sopraffatti dai tempi della comunicazione impostaci dai media e dal sistema politico, in città manca un luogo di analisi e di verifica dei mandati conferiti agli amministratori. Mancano, anche al nostro Arengo, il rigore e l'organicità necessari ad assolvere al meglio tale compito. Manca il tessuto sociale che, privo di una classe dirigente animata da una visione nazionale e portatrice di un compito di livello mondiale (come poteva esserlo – sia da protagonisti che da avversari – quello della città della più grande federazione comunista dell'occidente), sia in grado di lanciare una visione che vada oltre il 6 e 7 giugno, oltre il 2014, oltre la polemica sul giornale.
Manca una ragione che spieghi come la città si salverà dalla serie B, a parte la solita vecchia storia che c'è chi sta peggio di noi.