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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 60 - 1 Giugno 2009 | 0 commenti

La (non)rappresentazione della Mafia



Nel libro-intervista La linea della palma, di Saverio Lodato, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri dice la sua circa la rappresentazione del fenomeno mafioso nel cinema e nella Letteratura:


Io non ho mai voluto scrivere veramente di mafia, l'ho adoperata sempre come sfondo; non se ne può negare l'esistenza, è una delle componenti e io ce la devo mettere. Il mafioso è sempre presente nei miei racconti perché è inevitabile. Però, un libro sulla mafia non l'ho mai scritto. E per due motivi: primo, perché del mafioso si finisce inevitabilmente per fare un personaggio di un certo spessore. Se tu pigli don Mariano Arena de “Il giorno della civetta”, ti accorgi che è un uomo simpatico. Quando divide l'umanità in uomini, mezz'uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà, esprime una saggezza contadina…[...] riletto oggi, ti sembra un libro stellarmente antico rispetto alla feroce evoluzione successiva. Io, se parlo di mafia, ne parlo come Leonardo Sciascia; di quella di oggi non lo so fare. E questo è il secondo motivo per cui non ne ho mai scritto. Non saprei mettere in un mio libro Totò Riina [...]. Sia chiaro che questo mio discorso è riferito alla forma del romanzo, che è una cosa diversa. In un romanzo anche l'antieroe è un eroe. Allora perché esaltare i mafiosi, a livello letterario? Rimangono le merde che sono, e che se ne occupino i carabinieri, la polizia e la magistratura. Non voglio esaltarli o comunque dare loro dignità letteraria.


Effettivamente nei libri di Camilleria la mafia non è mai protagonista, ma questo non deve far pensare che non venga rappresentata. Semplicemente fa da sfondo, rientra nell'ordine naturale del mondo della criminalità organizzata, ma non vi è una rappresentazione dettagliata del boss, che invece è presente in tanti libri, “Il giorno della civetta” tra tutti.


Lo stesso Camilleri però qualche mese fa si è smentito, si è occupato del fenomeno mafia scrivendo il libro Voi non sapete, nella quale, attraverso uno studio dei famosi pizzini di Bernardo Provenzano, presenta un analisi dell'universo mafioso, soffermandosi in particolare sul vocabolario utilizzato da Provenzano, e dunque sulla sua maniera di pensare. Anche se non si tratta di una celebrazione, rimane comunque una rappresentazione della logica mafiosa e corre il rischio di diventare un'emblema esattamente come tutti i testi che trattano il genere.

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