Quando il sole si riposa
In questi ultimi mesi il comportamento del Sole sta creando non poche perplessità a fisici ed astronomi. La nostra stella sembra infatti essere entrata in una fase di torpore come non le accadeva da parecchi anni.
L'indicatore più evidente di questo rallentamento è la perdurante scarsità di macchie solari. Nel 2008 non sono state osservate per tre quarti dell'anno e nei primi tre mesi del 2009 la superficie solare ne è stata priva per 78 giorni su 90. Il loro numero segue un ciclo di circa 11 anni fra il picco minimo e quello massimo, dopo il punto più basso raggiunto nel 2008 era atteso un aumento che però non si è verificato.
Una fase di stanca come quella attuale, il Sole non la faceva registrare da quasi un secolo, precisamente dal 1913 quando le macchie non si fecero vedere per 311 giorni.
Queste formazioni tipiche della nostra stella hanno dimensioni molto variabili, fra i 7.000 e i 50.000 chilometri di diametro, le più grandi potrebbero contenere quattro volte la Terra. Sembra che la loro origine sia dovuta all'intenso campo magnetico del Sole, che in alcuni punti blocca la risalita del calore proveniente dall'interno della stella, formando così aree più fredde. Proprio la temperatura inferiore, circa 4.000°, rispetto ai quasi 6.000° delle zone circostanti della fotosfera, fa sì che all'osservazione le macchie solari appaiano più scure. Le vita di queste formazioni è in media di pochi giorni, anche se alcuni gruppi di macchie solari sembrano essersi mantenuti per alcuni mesi.
La comparsa delle macchie corrisponde a un incremento ciclico dell'attività solare, è infatti accompagnata da eruzioni sulla superficie e da tempeste magnetiche, responsabili dei disturbi alle telecomunicazioni terrestri.
Oltre che dalla mancanza di macchie, la fase pigra della nostra stella è stata confermata da altri parametri rilevati durante la missione congiunta NASA e Agenzia Spaziale Europea che ha portato la sonda Ulysses nei pressi del Sole. L'analisi dei dati ha mostrato una minore intensità del vento solare, il flusso di particelle ad alta energia irradiate nello spazio, e una riduzione del campo magnetico.
Secondo il team di scienziati che ha seguito la missione, la conseguenza per il nostro pianeta di questo periodo di tranquillità del Sole potrebbe essere in prospettiva un abbassamento della temperatura media.
Del resto il nostro astro non è nuovo a simili bizzarrie. Basta ricordare il cosiddetto periodo minimo di Maunder, dal nome dell'astronomo inglese che lo identificò analizzando le fonti storiche. Si tratta di un arco di tempo che va dal 1645 al 1715 durante il quale non furono rilevate macchie solari. Dalle cronache dell'epoca sembra che in quel periodo si siano avuti inverni piuttosto freddi, tanto che a Londra il Tamigi ghiacciato diventò una suggestiva pista di pattinaggio.