L'inattesa piega degli eventi
Che cosa sarebbe successo se… è un gioco al quale almeno una volta ognuno di noi si è lasciato andare. “Se avessi”, o “non avessi”, “detto”, “fatto”, “pensato”. C'è chi scaccia questo pensiero dalla propria mente per pudore o per paura, e chi lascia la briglia sciolta alla fantasia e si gongola con i “probabilmente sarei stato”, “avrei fatto” o “in questo momento sarei”. È un gioco che a volte può avere un effetto liberatorio.
Quando questo gioco lo fa uno scrittore, che riflette sulla società in cui vive, la cosa non cambia di molto. C'è chi ne ritrae la grigia realtà, chi la dipinge colorata di mille personalità particolari, chi volge uno sguardo al passato per ragionare sul presente e chi ne ipotizza il futuro, roseo o catastrofico, a seconda del gusto. C'è chi invece fa una cosa diversa: con i piedi ben saldi nel presente dà un'occhiata al passato e ficca un dito in un punto preciso della linea temporale, cancellando tutto ciò che c'è dopo e da quel punto in poi riscrive la storia, generando un presente diverso. Questa è l'operazione portata avanti ne L'inattesa piega degli eventi, dello scrittore bolognese Enrico Brizzi.
Che cosa sarebbe successo se l'Italia fascista avesse vinto la guerra?
È a partire dalla seconda guerra mondiale che Brizzi rimescola le carte: invece di entrare in guerra al fianco della Germania, l'Italia di Mussolini ha mantenuto la sua posizione neutrale. Dopo tre anni di conflitto mondiale, il 1° settembre 1942 il Fuehrer minaccia l'Italia: l'apertura del terzo fronte sul Mediterraneo è inevitabile, al Duce la scelta se essere alleati o nemici. Mussolini risponde con prontezza dichiarando guerra alla Germania.
Cambia la storia dell'Italia e di gran parte del mondo. Non solo il regime mussoliniano sopravvive alla guerra, ma ne esce vincente. Durante la guerra ha potuto estendere il proprio controllo coloniale su Corsica, Malta e Isole dell'Egeo. Con le colonie già in suo possesso (Etiopia, Eritrea, Somalia, Libia e Albania) l'Italia diventa una superpotenza coloniale che controlla Mediterraneo e parte dell'Africa. Cambia anche la storia dei paesi vicini: seguendo l'ideologia mussoliniana del “fascismo universale” tutti gli stati che si affacciano sul bacino Mediterraneo vengono presi in mano da regimi fascisti, che si riuniscono nella Conferenza mediterranea, terzo blocco politico, guidato dall'Italia, che si contrappone a Stati Uniti e Unione Sovietica.
Vengono cacciati i Savoia, vengono revocati i privilegi ecclesiastici e confiscati i beni. L'Italia viene trasformata in una Repubblica laica e littoria e le colonie in Repubbliche associate.
Il romanzo però non parla di guerra né di politica. E' un romanzo ambientato negli anni '60, che parla di calcio. Mussolini, Presidente della Repubblica a vita, è un settantasettenne moribondo. All'interno del PNF è in corso una lotta tra le diverse fazioni per la successione del Duce, che si teme possa tradursi in una guerra civile in tutto il paese. L'Italia intanto conosce il suo boom economico e si tengono i preparativi per le Olimpiadi di Roma.
Questo è l'enorme contesto storico che fa da sfondo alle vicende di Lorenzo Pellegrini, giornalista sportivo, che, per l'inattesa piega degli eventi, rischia la sua brillante carriera per una relazione con la figlia del proprio editore. Come punizione viene mandato nella Repubblica dell'Africa Orientale, per seguire le ultime giornate della Serie Africa, il campionato delle ex colonie. La punizione di Lorenzo permette al lettore di esplorare la realtà sociale e politica dell'Africa italiana inventata da Brizzi.
Riuscite a immaginare come potrebbero essere le colonie italiane in Africa? Brizzi le dipinge come città enormi e maestose, molto simili a quelle della madre patria, popolate dagli indigeni sottomessi a un piccolo numero di italiani. Gli italiani che vivono nelle ex colonie sono industriali, funzionari, politici, ex combattenti (spesso gli stessi che hanno contribuito a conquistarle). Oltre a questi vi sono anche le popolazioni di madre lingua tedesca del Tirolo, considerate “di lingua nemica”, che all'interno del programma di “italianizzazione del territorio” voluto dal Duce, sono state deportate in Africa e usate come manodopera per la costruzione di opere monumentali. L'oppressione, l'ingiustizia generano resistenza.
“La Repubblica associata dell'Africa orientale” è un covo insieme dei fascisti più neri e di anti-fascisti sopiti. In questi territori, il calcio è il solo mezzo di rivendicazione sociale che hanno gli oppressi. Nell'unico campionato in cui bianchi e neri giocano insieme, queste divisioni si esplicitano sul campo di calcio, dove l'abilità tecnica, la bravura sono incentivate più dall'oppressione che dalla sopraffazione. Il protagonista non è un fascista, ma neanche un anti-fascista. Proviene dalla madre patria, non è cresciuto in quel mondo e riflette la condizione dell'italiano organico al potere, che vive la propria esistenza indipendentemente da chi lo governa.
Il resto della storia è un susseguirsi di sorprese che riservo alla curiosità di chi vorrà leggerlo.
L'inattesa piega degli eventi è un romanzo divertente e facile da leggere. La storia viene raccontata attraverso il punto di vista di un donnaiolo impenitente, parla di calcio e qua e là mette un po' della Storia alternativa inventata dall'autore (che appare nel racconto attraverso ricordi d'infanzia, dialoghi con personaggi o ritagli di giornale). Ma nel fondo di questo romanzo vi è una critica profonda all'Italia e all'italianità. Come un “puparo” in un teatrino Brizzi si diverte a cambiare lo sfondo della scena (il regime politico) su cui si muovono i personaggi (gli italiani), osservando come cambia il loro comportamento. Quello che traspare è il provincialismo, il clientelismo, il razzismo, malcostumi e i vizi tipici dell'italianità.
La Storia alternativa rimane nel campo del “verosimile” e solo in qualche tratto sfiora l'assurdo (ma si sa, in fatto di assurdità spesso il reale batte la finzione). Rileggendone alcune parti penso che sì, poteva anche succedere. Dopotutto i regimi fascisti di Franco e Salazar sono esistiti fino alla metà degli anni '70. Il fascismo era una via alternativa al comunismo dell'Unione Sovietica e al capitalismo degli Stati Uniti, ed essendo nato in Italia, non è inverosimile pensare che se un blocco di paesi fascisti fosse esistito, sarebbe stata l'Italia a guidarli.
Infine bisogna rendere merito all'autore di aver trattato con maestria temi molto delicati della nostra storia. Il fascismo rappresentato da Brizzi è solo un regime politico diverso da quello attuale, gli italiani che racconta sono gli stessi in entrambi i regimi.
Per questa critica all'Italia contemporanea e per la reinvenzione storica, L'inattesa piega degli eventi è un romanzo che nelle librerie di casa meriterebbe di stare affianco di 1984 di Orwell, di Un mondo nuovo di Huxley, e di Fahrenheit 451 di Bradbury. In confronto a questi romanzi, è molto meno introspettivo, ma più ricco dal punto di vista del contesto storico. So già che molti storceranno il naso a leggere quest'opinione, ma il bello della nostra realtà è che la posso esprimere.
Per chi volesse approfondire:
- Link al primo capitolo de “L'inattesa piega degli eventi”
- www.enricobrizzi.it ricco di informazioni sul libro e di immagini, mappe e descrizioni
complete sulla Storia inventata da Brizzi.