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Scritto da nel Numero 58 - 1 Aprile 2009, Politica | 1 commento

Silvio Alta Velocità

Roma.
Il Presidente del Consiglio giunge in perfetto orario in Stazione Termini, con puntualità d'altri tempi, scendendo dal Frecciarossa in un tripudio di fotografi e curiosi festanti. Partito da Milano, il treno ha attraversato la Pianura Padana proiettandosi a gran velocità sotto gli Appennini raggiungendo l'Urbe in sole 3 ore.
Il viaggio è stato ricco d'emozioni e l'inaugurazione della nuova linea Alta Velocità Bologna-Firenze un successo: il premier ha onorato l'evento intrattenendo gli ospiti in cabina di guida, deliziando i presenti con il suo impareggiabile aplomb, regalando indimenticabili momenti di ilarità.

- 271 km/h –
L'emozione gioca al presidente brutti scherzi: “Devo trattenere a fatica quello che mi viene dall'interno…vada più piano!”

- La velocità aumenta –
È giunto il momento di sfoggiare il nuovo travestimento da presidente-capo treno (berretto in testa) senza però svestire i panni a lui più congeniali: da instancabile tombeur de femme e uomo di mondo, sensibile ai bisogni dei lavoratori, propone “Facciamo un regalo ai due piloti: ho visto giù, salutando, c'è una bellissima signorina… che forse una madrina… una diciamo così… una donna vi potrebbe fare comodo!”

- Il treno sfreccia a 300 km/h –
Osservatori esterni cominciano a fare proprie considerazioni sull'evento.
“… a 300 km/h devo dire grande equilibrio anche fisico da parte del presidente del consiglio… a 300 km/h la velocità non ti dà un equilibrio…”. (Emilio Fede, TG4 Sera 25/3/09)
Lieve preoccupazione tra i passeggeri quando il macchinista ha cominciato a canticchiare La Locomotiva. (Spinoza.it)

Ma tutto è andato liscio sotto la supervisione del nostro premier, seguendo le orme del suo più illustre predecessore sul sentiero di eroiche imprese: “ …Constatato il perfetto funzionamento dell'invenzione, rifornita e girata la macchina, tronfio ed impettito si pose di essa ai comandi il Duce in persona, smanioso di misurarsi alla guida, e guidando infrangere ogni primato. Accanto a lui, in veste di fuochista, il Pavanati.
Partirono. Col Duce alla guida il treno parve mettere le ali. La velocità, la possanza, la veemenza … ben sarebbero stati immortalati dal magistrale pennello futurista d'un Marinetti.
- Ueh, va mica male 'sta carretta, boja d'un mond leder! Pavanati! Bisogna premiare il Belluzzi: fagli mandare una cassetta di Lambrusco!
Il convoglio filava ad oltre duecento quando avvistarono un segnale proiettante luce gialla. Il Duce lestamente fece per chiudere il regolatore, ma subito si accorse che questo era incastrato a tutta apertura. Diede quindi di piglio al volantino d'inversione, che con un secco “toc” gli restò in mano! Coi nervi saldissimi tentò allora il moderabile, ma invano, il treno non accennò a rallentare.
- Pavanati! In nome di Dio, sali sul tender e prova col freno a vite!
- Già fatto, Duce, ma è in avaria pure quello! E non basta: la valvola di sicurezza è stata bloccata col fil di ferro! Guardate il manometro, Eccellenza: la lancetta si è tutta attorcigliata!
- Ma allora è un attentato, boja d'un mond leder! Chi cavolo può essere stato?
Corse subito il pensiero al Mengozzi. Solo allora si accorsero che costui, arrampicatosi sul tender, profanamente sghignazzava all'indirizzo del Duce, a più riprese ponendo la mano mancina nell'incavo del gomito del braccio destro, con un colpo secco, e sprezzantemente urlando:
- T'ho fregato, sacco di escrementi! Mo' ci andiamo a sfracellare, e crepiamo tutti, te per primo! Viva Turati! Viva Lenin! Viva il socialismo!
- Fortunatamente venne al Pavanati, fuochista, l'alzata d'ingegno d'aprire il portello e gettar via il fuoco. Ben presto la pressione calò, ed il treno gradatamente rallentò mentr'erano in vista della stazione Termini; il Mengozzi ne approfittò per saltar giù dal tender e darsela vigliaccamente a gambe. Volle la Provvidenza, che mai abbandona i Grandi, arrestare il convoglio nel punto esatto da cui era partito, tra due ali di folla che trepidamente l'attendevano. Su di tutte le bocche risuonò spontaneo un altissimo grido:
- Du-ce! Du-ce! Du-ce! Du-ce! Du-ce! Du-ce! Du-ce! Du-ce!” (da http://www.geocities.com/mengaccimanrico/pag2.html).

Così come nell'anno XIV, l'arrivo nella capitale è il Trionfo: “Inutile dire che sono stato molto contento del fatto che mi è stato regalato un cappello da ferroviere… Mi mancava, ero il presidente operaio, presidente imprenditore,…, presidente ferroviere non avevo immaginato di riuscire a diventarlo.”.

1 Commento

  1. Mi viene in mente che i vari padroncini d'Italia, chissà perchè, hanno sempre voglia di provare gli ultimissimi e velocissimi treni supercomodi… Chissà perchè nessuno vuole mai provare l'ebrezza di un bella corsa in macchina sulla Salerno-Reggio Calabria.

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