Per una pornografia libera e responsabile
Il consumo di materiale pornografico, nell'era della tecnologia, si sta affrancando da ogni tabù e pur rimanendo spesso a cavallo tra un mercato nero ed un'attività consentita pone a tutti le domande sui diritti e le libertà individuali di utilizzo del proprio corpo.
In particolare negli ultimi anni Internet ne è il principale veicolo.
La pornografia di carta presupponeva comunque un'attività fisica: si usciva di casa, si andava in edicola, si scartabellava di sottecchi tra i fumetti e le riviste. Quando si sceglieva l'acquisto da fare si guardava in faccia l'edicolante e ci si assumeva le proprie responsabilità.
La diffusione del web e dei pc in casa rende possibile l'accesso gratuito a quantità pressoché infinite di materiale hard: direttamente dalla propria camera da letto si può consumare il proprio rapporto non più tra i profumi e la fisicità della carta ma di fronte al solito freddo schermo colorato.
Mentre in edicola era comunque più difficile dare sfogo alle proprie perversioni visive per il controllo sociale esercitato necessariamente dal giornalaio, il nostro computer è tutto per noi e dà accesso ad ogni genere di stramberia: il web non è altro che un gigantesco portale, un grande vaso di Pandora che si può aprire e sprigionarne per tutti i gusti.
Non abbiamo la tendina con scritto VM 18 a farci da paraocchi.
La pornografia su internet non si limita al voyeurismo.
È normale e possibile ordinare una escort a casa, trovare gli annunci di prestazioni occasionali da consumarsi in appartamento, oppure entrare in una comunità che ama privilegiarsi della mancanza di contatto fisico per riporre nel partner virtuale conosciuto in chat le qualità desiderate.
Il mercato della pornografia, sosterrebbe un economista, è diventato più liquido. L'electronic-porno in effetti non fa nient'altro che portare alla luce ciò che da sempre esiste. Il desiderio di evasione, di uso ed abuso del proprio corpo, di condivisione con ignoti sconosciuti degli aspetti più liberi del proprio pensiero e dei propri gusti sessuali.
Di libertà del corpo dal pensiero, o del pensiero dal corpo. A seconda dei gusti.
Oltre ai tabù moralisti e sessuofobici, non ci sono ragioni che in un Paese liberale possano impedire alle persone libere di disporre di sé.
Un gigantesco business incentrato su uno dei bisogni primari non si ferma davanti a niente.
Tanto più che, in generale, consente possibilità di arricchimento a chi lo pratica come professione. Siamo partiti dalla nostra camera da letto e nel breve volgere di pochi clic siamo finiti lontani lontani dall'altra parte del mondo. Siamo finiti tra le scelte di vita di una ragazza che decide di sottrarsi alla trappola della povertà della sua terra ed emigra verso i Paesi occidentali per lavorare professionalizzandosi nel mercato del porno: lasciamole il diritto di esercitare legalmente e di pubblicizzarsi su internet. Consentiamole il permesso di soggiorno come libera professionista: dispone dei mezzi per mantenersi. La renderemo libera dagli sfruttatori.
Oppure nascondiamoci dietro un clic, e dopo aver consumato la nostra dose di pornografia rifugiamoci nei nostri sensi di colpa. D'altronde nessuno ormai ci può più giudicare, neanche l'edicolante.