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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 57 - 16 Marzo 2009 | 0 commenti

La passione di Priapo

La passione di Priapo

Disquisire di tutte le tappe dell'espressione dell'erotismo nel corso dei secoli nell'arte visiva, richiederebbe  un'argomentazione vastissima, che partendo dalla preistoria, arriverebbe fino ai nostri giorni. Si cercherà quindi di citare alcuni esempi.
Tra le più antiche figurazioni erotiche, al momento riscuotono ancora molta fama e successo le pitture pompeiane, mentre sono meno sondate quelle medioevali, poiché colpiscono in minor parte, dato che scopo dell'opera non è esaltarle, ma associarle a tematiche religiose.

A San Gimignano si trovano all'interno del Duomo, gli affreschi di fine Trecento di Taddeo di Bartolo, dove nella scena dell'inferno, uomini e donne vengono esposti al giogo sempiterno di serpenti che tormentano il loro sesso.
All'inizio del Quattrocento troviamo i bellissimi corpi eburnei dell'uomo e della donna (fig. 1), in veste di Adamo ed Eva, ritratti dai fratelli de Limbourg nella miniatura delle Tres Riches heures del duca di Berry (1416 circa).

fig 1

La raffigurazione di scene erotiche diventa sensibilmente più numerosa durante tutto il Quattrocento, ma è nel Cinquecento che tali tematiche vengono elaborate e filtrate sia esplicitamente sia attraverso l'uso del capriccio.
L’eros nelle sue interpretazioni letterarie e figurative attinte dal ricchissimo repertorio della mitologia greca e romana, entra a pieno titolo negli interessi di un pubblico colto, normalmente costituito da facoltosi collezionisti.

Oltre alle pitture e sculture antiche che, riaffiorando dalla terra, creavano lo spunto creativo per gli artisti, una forte spinta propulsiva proveniva anche dall'ambito letterario dove si andava formando da una parte la tradizione poetica dei canti carnacialeschi (canzoni a ballo), e dall'altra una vena burlesca (sebbene nata nel Trecento con Boccaccio) di cui fanno parte scrittori come il Burchiello, Berni e Molza.
Costoro hanno elaborato un divertente meccanismo di sostituzione più o meno erotica o pornografica, attraverso l'utilizzo di metafore o sinonimi.
Il ritmo delle metafore più utilizzate è scandito da accostamenti morfologici, tratti per la maggior parte dal mondo vegetale, come i frutti di forma sferica e cilindrica; ma anche da quelli del regno  animale, dove pesci come l'anguilla occupano un posto privilegiato.
Contadini e ortolani diventano il mestiere più richiamato per mettere in scena queste burle, essi sfoderano tutte le loro abilità per esibire alle dame tali prodotti.
Tutto diventa un chiaro pretesto per evocare gli organi e l'amplesso sessuale, un simpatico esempio è la celebre “La ficheida” di Francesco Molza:

Di lodare il Mellone avea pensato;
Quando Febo sorrise, e non fia vero,
Che ’l Fico, disse, resti abbandonato.

Però se di seguir brami il sentiero
Che ’l Bernia corse col cantar suo pria,
Drizzar quivi l’ingegno or fia mestiere.

Io sarò teco; e t’aprirò la via,
Per la qual venghi a sì lodata impresa,
Senza pur mescolarvi una bugia.

Quando Febo sorrise, e non fia vero,
Che ’l Fico, disse, resti abbandonato.

Però se di seguir brami il sentiero
Che ’l Bernia corse col cantar suo pria,
Drizzar quivi l’ingegno or fia mestiere.

Io sarò teco; e t’aprirò la via,
Per la qual venghi a sì lodata impresa,
Senza pur mescolarvi una bugia.

Nè fia, che con tal Duca io mi sgomente:
Dettami pur tu, che i segreti vedi;
E questo rivo, e quello, ed ogni gente.

Con le man sforzerommi, e con li piedi
Di porvi dentro tutto il naturale,
E farò forse più, che tu non credi.
[…]

Questa letteratura erotica penetra anche all'interno della più importante bottega del primo Cinquecento, quella di Raffaello.
Come non citare le famose incisioni di Marcantonio Raimondi, tratte dalla serie scandalosa dei Modi di Giulio Romano e accompagnata dai sonetti di Pietro Aretino? (figg. 2,3)

fig 2

fig 3

I Modi di Giulio Romano ossia i disegni originali, purtroppo non sono giunti a noi, ma si crede che siano stati realizzati prima del suo trasferimento presso la corte dei Gonzaga.
Sicuramente crearono non pochi problemi, dato che Marcantonio ha dovuto scontare la propria pena in carcere, mentre si pensa che anche l'Aretino abbia abbandonato la capitale per migrare verso Venezia.
Di queste incisioni rimangono anche delle tessere (piccoli particolari dei modi) denominate spintriae, le quali dovevano probabilmente fungere da moneta nei bordelli.
Più soft sono invece i disegni di Perin del Vaga (altro grande allievo dell'ultimo Raffaello) per la serie “Gli Amori degli dèi” incisa da Jacopo Caraglio.
Mentre rientrano a pieno titolo nella vena burlesca di Burchiello e Molza, ma anche nel Priapus di Pietro Bembo, gli affreschi della loggia di Psiche all'interno di quella che oggi è definita Villa Farnesina, ma un tempo di proprietà del senese Agostino Chigi.
I festoni e le ghirlande, alcune delle quali scherzosamente erotiche, furono realizzate dal collaboratore di Raffaello, Giovanni da Udine, il più grande esperto di grottesche.

fig 4

Nella figura 4 si nota chiaramente il gesto di Mercurio che con la mano indica la metafora figurativo del coito (fig. 5).

fig 5

Bacco, Priapo e Mercurio; ovvero vino, sesso e messaggi amorosi vanno a fondersi in questo grande ciclo che un tempo si affacciava sul giardino mettendosi in rapporto con la natura reale per creare un enorme continuum (ora delle grandi vetrate preservano il ciclo dagli agenti atmosferici).
A parte i toni burleschi, mitologici si è detto che l'evocazione di Priapo servisse al committente come buon auspicio, dato che egli verso la sessantina non aveva ancora avuto dei figli a cui trasmettere l'immensa eredità accumulata.
Nel cinquecento sacro e profano diventeranno così aspetti di un solo e unico regno, almeno sino a quando la controriforma rigurgiterà tutta la sua idiosincrasia verso ogni forma di trasgressione che non rientri nella filosofia sancita all'indomani del concilio tridentino.

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