Un cammino iniziato quattro secoli fa…
Era la sera del 2 ottobre 1609 quando Galileo Galilei alzò verso il cielo il cannocchiale che si era recentemente procurato. Un gesto che solo un paio di mesi prima aveva compiuto anche il matematico e astronomo inglese Thomas Harriot.
Ma dalle sue osservazioni lo scienziato britannico non era riuscito a trarre quelle intuizioni che avrebbero fatto di Galileo uno dei fondatori della scienza moderna.
Mentre scrutava la Luna l'astronomo pisano cominciò a disegnarne i dettagli. Un'idea che gli permise di studiare in maniera approfondita le caratteristiche visibili del nostro satellite. Le scoperte di monti, valli e crateri sulla superficie lunare e successivamente di macchie scure su quella del Sole, fecero emergere le prime incongruenze con la concezione aristotelica del cosmo, che considerava gli astri costituiti di materia incorruttibile.
Con il suo fidato strumento, che contrariamente a quello che vuole una tradizione popolare non era stato inventato da lui, Galileo proseguì nelle sue osservazioni.
La scoperta di quattro corpi celesti orbitanti intorno a Giove, quattro pianeti non mai finora veduti, chiamati con il nome di Astri Medicei, (i satelliti Io, Europa, Ganimede e Callisto), segnò un altro punto a sfavore degli assunti aristotelici, dimostrando con l'evidenza osservativa come la Terra non fosse più il centro esclusivo di tutti i moti celesti.
Ma era solo l'inizio, quando attraverso il telescopio lo scienziato pisano osservò “un numeroso gregge di stelle”, prima invisibili a occhio nudo, cominciò a mettere in dubbio non solo le dimensioni, ma l'esistenza stessa della sfera immobile delle stelle fisse, fino ad allora considerata come un guscio che racchiudeva l'Universo.
Come non bastasse, scoprendo le fasi di Venere, simili a quelle della Luna, Galileo si rese conto della contraddizione con i moti del pianeta previsti dal sistema tolemaico.
Scoperte che dimostrarono come “questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi … io dico l'Universo” fosse completamente diverso, sia nella costituzione, che nelle dimensioni e nei moti dei corpi celesti, da quello fino ad allora conosciuto.
A quattro secoli da quelle rivoluzionarie osservazioni, l'Unione Astronomica Internazionale (IAU) ha proclamato il 2009 “International Year of Astronomy” (IYA2009). Un evento, patrocinato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) e dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), al quale partecipano più di cento Paesi e che può essere ben visto come un omaggio alla straordinaria figura dello scienziato pisano.
Si tratta di un appuntamento scientifico che riveste grande importanza sul piano culturale, proponendo eventi e manifestazioni per il pubblico dei non addetti ai lavori.
Le numerose iniziative di divulgazione scientifica promosse nel corso dell'evento vogliono stimolare l'interesse della gente comune su temi come il ruolo della scienza nel contribuire al progresso della società, l'avvicinamento dei giovani all'astronomia, la crescita dei Paesi in via di sviluppo, a riscoperta del cielo come eredità universale dell'uomo e lo sviluppo sostenibile.