Un anello mancante?
Una delle teorie più accreditate ipotizza che il processo di formazione delle nane brune sia simile a quello delle stelle. Come le loro sorelle maggiori, le nane brune avrebbero origine da nubi di gas interstellare, composte prevalentemente da idrogeno, che si condensano per effetto della gravità. Nel corso di questo processo di aggregazione, la materia tende a diventare sempre più densa e calda, fino al momento in cui, all’interno del nucleo, gli atomi di idrogeno si cominciano a fondere convertendosi in elio, innescando le reazioni nucleari che accendono il motore stellare.
Nel caso delle nane brune è la loro massa più ridotta, rispetto a una stella vera e propria, a impedire questa messa in moto.
Infatti l’intensità dell’attrazione gravitazionale verso il nucleo non è sufficiente per generare la pressione necessaria a innescare la fusione nucleare.
Le ragioni di questo fenomeno sono ancora sconosciute anche se sono state avanzate due ipotesi. Una di queste ritiene che la mancata evoluzione in stella di una nana bruna sia dovuta a forti turbolenze all’interno delle nubi di gas che tendono a condensarsi.
Secondo un’altra ipotesi, della mancata accensione di una nana bruna sarebbero responsabili le interferenze gravitazionali di altre stelle in via di formazione all’interno della nube.
Nuove informazioni su questi misteriosi corpi celesti potrebbero arrivare dalle ricerche degli astronomi dell’Università del Wisconsin e della Vanderbilt University, che hanno individuato un sistema doppio di nane brune, situato nella Nebulosa di Orione a 1500 anni luce dalla Terra.
La maggiore delle due nane brune ha un raggio pari a circa il 70% di quello del Sole, però con una massa che corrisponde ad appena il 5,5% di quella della nostra stella, mentre i valori di quella più piccola, sono rispettivamente del 30%, il raggio, e del 3,5% come massa.
Nonostante tutto i due astri sembrano reclamare la dignità stellare, infatti emettono una fioca luminescenza, legata non a reazioni nucleari, ma a processi di concentrazione di materia dovuti alla forza di gravità.
Non le aspetta comunque un destino luminoso, durante la loro vita rilasceranno sotto forma di calore l'energia accumulata nella contrazione, fino a quando non resteranno che oggetti freddi e scuri.
Secondo alcuni astronomi per trovare una nana bruna non è necessario andare troppo lontano. Giove, il gigante fra i pianeti del sistema solare, potrebbe avere le caratteristiche per rientrare in questa categoria di corpi celesti. Nonostante la massa dell’astro sia un millesimo di quella del Sole, l’idrogeno di cui è composto cristallizza nel nucleo irradiando energia rilevabile all’infrarosso.