Critici Criticati
Aaahh l’autunno. Migrano le rondini, si colorano i vigneti, cambia colore il vino sulle nostre tavole, cadono le foglie.
E poi?
E poi escono le guide del vino. Vere e proprie bibbie: un tempo semplici “consigli per gli acquisti”, nel senso più genuino del termine, ora autentiche bibbie autereferenziali.
Le più famose? La prima, quella che ancora fa le mode, "I vini d'Italia" Gambero Rosso. Poi la Veronelli, da alcuni anni orfana del suo maestro. La guida dell’Espresso. La Bibenda, creatura di Franco Maria Ricci, capo di una delle lobby più influenti nel vino in Italia. Ed infine la guida di Luca Maroni.
Le sostanziali differenze, riguardano più che altro la catalogazione dei vini e delle aziende. La Veronelli ad esempio utilizza il criterio geografico, le altre più che seguono l’ordine alfabetico dell’aziende. Il gambero preferisce raccontare le aziende, l’Ais fornire più informazioni tecniche sui vini. L’espresso punta molto sulla sinteticità e schematicità delle informazioni.
Mettiamola così: siete in giro per una regione, volete farvi un buon bicchiere di vini ma non vi voltate cinque volte al giorno verso Romanée Conti per pregare, utilizzate la Veronelli.
Se invece il vino è qualcosa di più che una semplice bevanda e ritenete di avere già un discreto bagaglio conoscitivo, potete buttarvi sulle altre. A seconda di quello che vi interessa (racconto-gambero, praticità-espresso, scheda tecnica-ais) scegliete la guida che fa al caso vostro.
Discorso a parte per Luca Maroni, l’unico che con il suo “Vino Frutto” si scosta dai giudizi dei vini, più che sulla catalogazione. Se avete voglia di studiare e vi piace l’esperanto, è la guida che fa per voi.
Ma al di la dei miei consigli per gli acquisti, quello che mi ha maggiormente colpito sono le polemiche che si sono sollevate all’uscita di queste guide sui giudizi espressi dai critici.
In Italia si sa, a seconda delle zone ci troviamo in città fatte di Presidenti e Comandanti; sicuramente di Commissari Tecnici; ora anche di degustatori.
Sul blog del Gambero Rosso, nel blog ove sono usciti i “Tre Bicchieri” relativi alla toscana, i tanti appassionati si sono affrettati ad esprimere perplessità.
Avvertito di tutto ciò, il Direttore Daniele Cernilli si è sentito, giustamente, in dovere di rispondere alle critiche per difendere il suo ed il lavoro dei proprio collaboratori.
Il tono della risposta è stato, sorprendentemente, poco pacato.
“Ma assaggiateli i vini, patetici valutatori di etichette. Sempre che siate in grado di farlo, ovviamente, perché da quello che sostenete…” per proseguire dopo alcune risposte sorprese dal tono con “Arrogante? Ma mi faccia il piacere. E' lei che assaggia con i paraocchi e con il paranaso”.
Da sempre il mondo si divide tra gli artisti, dei più svariati campi tra cui io metto i vignaioli, e i critici. Che appunto criticano e giudicano. Spesso dimenticandosi di rispettare il lavoro altrui, ma comunque facendo il proprio lavoro.
Ora si ritrovano nell’insolita veste, oltre a quella solita di critici, di “criticati”.
Per certi versi un paradosso.
Ma va notato che negli ultimi anni, nel mondo del vino in particolar modo, si è innestato un meccanismo nel quale i critici han smesso di fare semplicemente il loro lavoro, per diventare autentiche star. Le presentazioni delle guide sono autentici eventi ai quali non si può mancare; la via più veloce per i produttori (non l’unica…) per uscire dall’anonimato è quella di farsi amici i critici più famosi.
Decidono con i loro giudizi le mode e gli orientamenti dei vini, appaiono in Tv, manco a dirlo scrivono libri. Insomma sono in tutto e per tutto personaggi pubblici. E come tale, è giusto o inevitabile che siano esposti a critiche.
Inoltre, è da segnalare che le critiche sono arrivate tramite un blog, da sempre luogo di confronto tra opinioni differenti, fino a poco tempo fa luogo dove si permetteva di esprimere il proprio giudizio agli utenti di un dato articolo senza offenderli. Un discreto controsenso.
Infine, la ciliegina finale. Cernilli, non contento delle polemiche con gli utenti, si è anche permesso di tirare in ballo un famoso collega, Franco Ziliani, accusandolo pubblicamente di percepire 70 mila euro all’anno in nero dall’Ais.
Più che una seria condotta giornalistica, mi sembra una ciondolante andatura da pugile alle corde…”dieci…nove…otto…”.