Cancella il debito
Tra le mille marche di acqua naturale in bottiglia esposte sullo scaffale del supermercato l'uomo economico sceglie quella che massimizza la sua funzione di utilità, paga e se ne torna a casa. Per noi cittadini del nord del mondo, eruditi lavoratori specializzati, è ormai impossibile percepire il valore in termini di lavoro, energia, consumo di risorse naturali della maggior parte dei beni che ci circonda. È normale nel scegliere l'acqua da bere non pensare a dove quell'acqua sia stata imbottigliata, da dove sia arrivata la bottiglia, come la confezione sia arrivata a quello scaffale e quali sono le implicazioni che tutti questi fattori hanno sulla collettività ed il pianeta. Tutto questo non sarebbe affatto un problema se la nostra Terra disponesse di risorse illimitate. Ovviamente non è così.
Per quantificare la dimensione della domanda umana sul nostro pianeta si fa ricorso all'impronta ecologica. L’impronta ecologica misura quanto l’umanità richiede al pianeta in termini di terra e acqua biologicamente produttive (ettari globali, gha) necessarie per fornire le risorse che usiamo e per assorbire i rifiuti che produciamo.
Le cattive notizie sono che gli ettari globali pro-capite (gha) disponibili sul nostro pianeta sono 1,8, mentre l'impronta ecologica media pro-capite è di 2,2 gha (vedi tabella 1, estratta da WWF Living Planet Report 2006). Vale a dire che servirebbero circa 1,25 pianeti terra per sostenere la vita dell'attuale popolazione terrestre. Se tutti gli abitanti del mondo vivessero come un Italiano medio ci vorrebbero circa 2,5 pianeti Terra, se vivessero come un americano medio circa 5,5 pianeti Terra[1].
Tutto questo significa semplicemente che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità, oggi chi sopperisce a questa “mancanza di produttività” del nostro pianeta sono le fonti di energia esauribili (fossile, nucleare, etc).
Oggi il debito ambientale consente di mantenere in moto il ciclo di sovraconsumo innescato dal desiderio (pubblicità) ed alimentato dall'obsolescenza accelerata e programmata dei beni di consumo. Come si può fermare la megamacchina[2]? Incominciando per primi a rendere quello che abbiamo chiesto in prestito: cominciamo a bere l'acqua dal rubinetto.
(2) Termine coniato da Serge Latouche
Bell'articolo. Semplice e diretto…. un pugno nello stomaco dal quale mi devo ancora riprendere…
Spero che bere l'acqua del Sindaco serva veramente a qualcosa, già che il sindaco non mi piace e mi si stanno formando i calcoli nei reni….
Una domanda:
se “oggi chi sopperisce a questa 'mancanza di produttività' [...] sono le fonti di energia esauribile”, non è possibile che in futuro il progresso tecnologico possa ovviare a questo problema con nuove capacità di sfruttare altre fonti di energia?
In due parole: il concetto di Impronta Ecologica è una grande innovazione nel campo dell'ecologia, ma:
a. Bisogna stare attenti ad usarlo per pianificare l'intervento economico, perchè in questo senso è MOLTO limitato (si veda a questo proposito: 'Planning with Ecological Footprints: a sympathetic critique of theory and practice' di McManus e Haughton (2006))
b. nel momento in cui uno sviluppo tecnologico garantisse un più efficace approvvigionamento energetico il tema diverrebbe superato (per tacere delle teorie della decrescita)
Grazie e complimenti per il bell'articolo,
francesco manaresi
Se oggi in tutti i paesi dell'unione europea si annullassero le emissioni di CO2 e si annullasse l'impronta ecologica dovuta al nucleare, ovvero l'UE diventasse istantaneamente un continente ad uso 0 di combustibili esauribili la sua impronta ecologica media per abitante passerebbe da 4.8 a 1.91 gha procapite. Si sarebbe ancora oltre l'impronta procapite disponibile (1.8 gha), questo non tenendo in considerazione il fatto che eliminare una centrale a combustibile significa sfruttare delle risorse naturali in sua vece (impatto sul suolo, terreni coltivabili etc). In pratica quell'1.91 e un numero molto ottimista.
Pur condividendo molte delle opinioni espresse nel tuo preciso articolo non si può chiudere gli occhi sul fatto di base, e cioè che stiamo vivendo ad una velocità folle e non sopportabile nel lungo periodo neanche pensando ad una rivoluzione energetica. Quello che va cambiato purtroppo è il nostro caro stile di vita.
UN problema sollevato è che i prezzi (e le scelte dei consumatori) riflettono la relativa utilità derivante dal consumo del bene. la critica sarebbe che questo sistema non tiene conto, come faceva la teoria classica, del capitale, lavoro, risorse impiegate…dovremmo concludere che il problema deriva dalla teroia utilitarista e che si necessita un approccio diverso?
io non sono molto d'accordo..anche nell'utilitarismo i prezzi dipendono dai costi marginali di produzione, il problema semmai è che di certi costi il mercato non tiene conto..una soluzione può quindi essere ricercata all'interno della stessa struttura di mercato e senza bisogno di individuarne un'altra. se il prezzo fosse giusto (ovvero più alto) anche l'utilità dal comprare la bottiglia diminuirebbe, favoredo il consumo di acqua dels indaco.
il problema principale rimane fare in modo che il prezzo di vendita includa tutti i costi e tutte le informazioni relative al prodotto.
la soluzione che proponi (Incominciamo per primi a rendere quello che abbiamo chiesto in prestito) si limita ad un suggerimento morale che però non funziona, altrimenti già si farebbe. la soluzione deve essere ricercata all'interno del sistema esistente, capitalismo + mercato? oppure credi che bisogni impostare da zero un nuovo processo basato su leggi completamente diverse?
la critica di Francesco invece non mi è molto chiara e suona del tipo se mi nonno avrà le ruote diventerà una cariola.
un'altra tecnologia con le stesse caratteristiche di quelel attuali non esiste (ed anche il nucleare è esauribile, dipendendo dall'uranio) ed un altro combustibile diverso dalla benzina non esiste. se esistessero non ci sarebbe più un problema di scarsità ed allora non solo la teoria della decrescita diventerebbe superflua, ma l'intera teoria economica.