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Scritto da nel Numero 48 - 16 Ottobre 2008, Politica | 0 commenti

Perché alzare la soglia di sbarramento per il Parlamento Europeo?

La strada che porta alle elezioni dei rappresentanti al Parlamento Europeo nel 2009 è piena di ostacoli e trappole: è nella volontà del Governo riformare il sistema elettorale eliminando le preferenze, sull'esempio delle ultime Politiche, ed introducendo una soglia di sbarramento; una prova di forza che ha acceso gli animi delle opposizioni parlamentari e non. Si ricorda che nel 2004 si votò con un sistema proporzionale privo di sbarramento e con voto di preferenza (massimo 2 scelte).

Un irremovibile Berlusconi vuole portare la soglia di esclusione al 5%, allo scopo di eliminare i partitini anche dal panorama europeo; risposte indignate non si sono fatte attendere: l'UDC guida la rivolta in compagnia dell'ex Sinistra Arcobaleno, trovando pieno appoggio dal PD di D'Alema; il PD di Veltroni, invece, sui carboni ardenti, tende ad una diplomatica via di mezzo al 3%, contrario ad un alto sbarramento ma timoroso che un'eccessiva frammentazione nel Centro-Sinistra possa sottrargli fondamentali voti. Intanto una parte del Centro-Destra concede qualcosa proponendo il 4%. In poche parole la partita politica sulla riforma elettorale per le Europee è più aspra che mai e vede crearsi nuovi equilibri e rapporti tra partiti, in previsione di future alleanze per amministrative e politiche. Si tratta però di proposte e discussioni figlie del velenoso clima esistente tra i partiti nostrani che distolgono l'attenzione dalla reale questione: chi mandare al Parlamento Europeo?

Contenere la frammentazione del sistema partitico italiano anche a Strasburgo attraverso lo sbarramento: è indubbiamente vero che un sistema proporzionale ha come limite quello di sbriciolare un sistema di partiti, anche all'interno di una stessa coalizione, dando problemi nella costituzione di governi; il proporzionale con sbarramento può quindi essere in tal senso condivisibile per elezioni politiche nazionali (anche se chi scrive predilige il sistema maggioritario). Ma si sa: contesti diversi hanno bisogno di strumenti elettorali diversi. La legge elettorale per le europee non deve assolvere un'esigenza di governabilità non essendoci un rapporto di fiducia tra Esecutivo (Commissione) e Parlamento, ed ancor meno con il Consiglio (l'assemblea dei capi di governo). Inoltre, in un'Europa che ha come motto “Unità nella diversità”, è assolutamente preferibile un sistema elettorale proporzionale che sia il più possibile rappresentativo delle opinioni politiche di tutti gli elettori, minoranze comprese. Alzare la soglia avrebbe come effetto immediato quello di ridurre la rappresentanza proporzionale nel Parlamento degli elettori italiani. Significativo che i partiti maggiormente svantaggiati da una simile riforma, e a rischio sparizione, siano proprio quelli che portano avanti un'idea diversa di Europa rispetto a PdL e PD: si pensi a Verdi e Rifondazione Comunista, ma soprattutto Radicali e formazioni euroscettiche. Proprio per garantire la massima rappresentatività dei cittadini europei, l'Europa impone l'obbligo di un sistema proporzionale, dando un chiaro segnale da non trascurare, lasciando comunque (è vero) ai singoli paesi la scelta tra le diverse formule applicabili.

Polemiche locali e speculazioni di ingegneria elettorale ci portano lontani dalla giusta via, non facendoci rendere conto del vero significato delle consultazioni europee, del ruolo degli eletti e dei compiti dei gruppi europei transnazionali di cui faranno parte: lo scopo è creare una politica europea.

Una simile ambiziosa riforma elettorale, in realtà mossa chissà da quali obiettivi, ha concentrato l'attenzione su percentuali e preferenze, quasi fossero queste le cause di ogni male. Ancora più ambizioso ed opportuno sarebbe passare da una visione locale ad una continentale: ci si accorgerebbe allora che ciò che conta non è la percentuale raggiunta da ciascuna lista in ogni circoscrizione italiana, quanto più l'apparentamento in un gruppo transnazionale al Parlamento e il numero di membri complessivo di tale gruppo. Anche un solo parlamentare italiano membro però di un grande gruppo transnazionale può avere un ruolo di primo piano ed essere artefice di iniziative utili all'Italia e all'Unione Europea.

Saremo forse più cittadini europei quando sulla scheda ci sarà concesso scegliere direttamente tra Partito Popolare Europeo, Partito del Socialismo Europeo, Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori, Unione per l'Europa delle Nazioni, Sinistra Europea, Verdi Europei piuttosto che PdL, PD, Lega, UDC, Rifondazione, ecc. … , superando logiche nazionali in favore di quelle europee. Sarebbe comunque già un passo avanti se i candidati, in campagna elettorale, si sforzassero di mettere in mostra le proprie competenze europee, qualora ne avessero, parlando di Europa e non d'altro.

Siamo in Europa, ragioniamo da Europei!

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