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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 41 - 16 Giugno 2008 | 8 commenti

La Costruzione del nemico

La Costruzione del nemico

Il 15 Maggio scorso, in occasione del ciclo di incontri “Elogio della politica” diretto dal professor Ivano Dionigi, si è tenuta la lezione magistrale di Umberto Eco sul tema “La costruzione del nemico”.
 
Il discorso pronunciato da Eco è stato un breve viaggio letterario nel fiume della Storia in cui ha mostrato a chi lo ascoltava la varietà di nemici creati dalla società occidentale.
L’uomo per sua natura ha bisogno di un nemico. Il nemico è diverso da noi e si comporta secondo costumi che non sono i nostri. Il nemico è brutto, perché la bellezza è sinonimo di bontà, e il nemico è cattivo. Il nemico puzza: puzzava il bizantino secondo gli antichi romani e puzzava il saraceno secondo i crociati cristiani e secondo un cronista francese della Prima Guerra Mondiale i soldati tedeschi producevano più materia fecale e di odore più sgradevole rispetto ai suoi compatrioti (forse a causa dei crauti?!).
 
Ebrei, pagani, zingari, lebbrosi, prostitute, saraceni, eretici, donne, streghe, immigrati, rom. La nostra storia è stata, è, e sarà sempre piena di nemici. Una leva sopra cui costruire le nostre identità personali e nazionali.
 
L’esposizione di Umberto Eco ha avuto un particolare sapore nel momento in cui veniva pronunciata. Nel paese aveva inizio quella stigmatizzazione dell’immigrato che si configurava come la causa di tutti i mali, il capro espiatorio. Tutti, indiscriminatamente. Anche se al livello legislativo non ha ancora trovato pieno compimento, qualcosa è cambiato nella mente delle persone. E’ possibile respirarlo per strada, sentirlo nei discorsi al bar o nei commenti sull’autobus. Secondo Eco, questa è “la reazione di una società, che travolta in un processo di trasformazione anche etnica, non riesce più a riconoscersi”. Io non sono d’accordo. Credo che non ci sia questo grado di consapevolezza. Credo che questa sia la reazione di una cultura bigotta limitata ai propri confini nazionali e personali, che non conosce altro mondo se non il proprio. Un popolo ignorante che non ha saputo raccogliere l’esperienza di tanti compatrioti che durante il secolo scorso sono stati a loro volta immigrati e che hanno subito le stesse vessazioni.
 

Ma prima di giungere a facili condanne nei confronti di chi costruisce nemici, è necessario fare un passo indietro a guardare dentro di noi. Io stesso, scrivendo quello che ho appena scritto, ho individuato, in chi partecipa a questo processo pubblico contro l’immigrato, un nemico. Del nemico non si può fare a meno. Eco, arrivato a questa conclusione, si chiede: “L’etica è dunque impotente di fronte al bisogno ancestrale di avere nemici?”. La risposta che propone è saggia, ma per sua stessa ammissione, poco reale: “l’istanza etica sopravviene non quando si finge che non ci siano nemici, bensì quando si cerca di capirli, di mettersi nei loro panni”. “Cercare di capire l’altro significa distruggerne il cliché, senza negarne o cancellarne l’alterità. Ma siamo realisti. Queste forme di comprensione del nemico sono proprie dei poeti, dei santi, o dei traditori. Le nostre pulsioni più profonde sono di tutt’altro ordine”. Sarà vero?
 
 
 
Il testo integrale dell’intervento è affiancato alla poesia del pastore anti-nazista Martin Niemöller:
 
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
 e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare

8 Commenti

  1. la poesia è davvero bella, anche l'articolo non è male
    Angelo è una fortuna averti come nuovo collaboratore. I tuoi articoli sono di paicevole lettura, mirati ed invitano alla riflessione.

    mi hai fatto venire in mente una frase, non è niente di speciale, am è tratta da un film che ho visto all'età di 15 anni, l'età dell'osmosi, quella in cui i film valgono doppio perchè sono le prime finestre sul mondo.

    “l'odio genera odio”

    il film (ovviamente) è l'odio (Kasovitz)

  2. la cosa che colpisce una mente razionale e' il fatto che possa capitare che a seguito di un difficile processo di integrazione di uno straniero possa essere proprio lo straniero integrato stesso a ripetere sugli altri le sofferenze che ha dovuto patire lui stesso.
    e' vero angelo, spesso l'uomo e' ignornte vendicativo e violento

  3. Complimenti Angelo, gran bell'articolo.A mio avviso,con una punta di pessimismo hobbesiano, anche ammesso il dilagare dell'ignoranza in quella cultura bigotta di cui giustamente parli,il bisogno di costruirsi un nemico dove questo non esiste, o di avversarne uno reale, è purtroppo un'istanza ancestrale insita nell'animo umano. L'etica e la razionalità hanno il compito di “limare” queste pulsioni tribali tipiche del clan piuttosto che di una moderna società civile, ma di più non possono fare, perchè queste rimangono comunque connaturate alla natura stessa dell'uomo. homo homini lupus

  4. Ciao ragazzi,

    grazie per i commenti. E' vero, la mia visione è pessimistica… per me la colpa è del popolo… un popolo davvero incapace di imparare dalle proprie esperienze. Ovviamente questo non riguarda tutti… ci sono minoranze che si muovono sia a destra che a sinistra, ma c'è questa strana maggioranza silenziosa, che decide in che direzione deve tirare il vento. Questo è il mio nemico.
    Il tema dell'immigrazione italiana nello scorso secolo ed in quello attuale mi tocca molto, soprattutto in questo momento storico, e toccherò altre volte l'argomento.

  5. berlusconi prima era un nemico, poi è diventato un avversario politico (“il principale esponente del partito a noi avverso”, ricordate?), e ora? cerchiamo una nuova definizione!
    a.s.

  6. ora? Ora è il conversatore con cui impostare ampi dialoghi

  7. Ciao Angelo. Articolo interessantissimo.
    Mi chiedo se dietro questo bisogno di creare il “mostro” al di fuori di noi non ci sia la pulsione inconscia di sconfiggere o , quanto meno, di esorcizzare l'Estraneo che vive in noi. Temo che la questione della ricerca del nemico sia da attribuire prima ad un istinto individuale e poi ad un coinvolgimento collettivo.

  8. Succede che le persone che non sono veramente consapevoli di sè stesse , forti e indipendenti , hanno bisogno di sentirsi migliori del diverso , di calpestare per vedersi forti, di urlare per sentirsi. E così possono andare avanti nei secoli dei secoli….

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