Il Capitano Alatriste
“Ora parlerò di combattimenti, pirati, abbordaggi, mattanze e saccheggi. Cosi le vostre signorie conosceranno il modo in cui il nome della mia patria era rispettato, temuto ed anche odiato, nei mari del Levante. Vi racconterò di come il diavolo non ha colore, né nazione, né bandiera; e che per creare l’inferno in mare o in terra non c’era bisogno più che di uno spagnolo e il filo di una spada. In questo, come in tutto il resto, ci sarebbe andata meglio se avessimo fatto come altri, più attenti alla prosperità che alla reputazione, aprendoci al mondo che avevamo scoperto e allargato, invece di arroccarci nelle sottane dei confessori reali, nei privilegi di sangue, nella poca passione per il lavoro, nella croce e la spada, mentre perdevamo l’intelligenza, la patria e l’anima. Però nessuno ci ha permesso di scegliere[…] noi ci limitavamo a fare il nostro officio senza capire di governi, filosofie né teologie. Per Dio! Eravamo soldati.“
Con queste parole, contenute nel libro Corsarios de Levante ci introduciamo nel mondo del Capitano Alatriste, il personaggio nato dalla pena del romanziere spagnolo Arturo Perez-Reverte. Siamo nella Spagna del XVII secolo, un impero che si estende dalle Indie al Mediterraneo fino all’altro capo dell’oceano Atlantico. Una Spagna potente e in guerra contro tutti: nel Mediterraneo contro l’impero turco; contro francesi e inglesi, e al proprio interno contro arabi ed ebrei. I suoi soldati sono uomini bramosi di difendere religione e patria a colpi di spada. Disposti a morire per difendere l’ideale della propria reputazione. Assassini, mercenari, avanzi di galera che portano sulle proprie spalle la potenza dell’impero.
Diego Alatriste fa parte di questa schiera di combattenti. E’ un personaggio strano che non sappiamo se definire esattamente un eroe. Uomo di poche parole, sempre in cerca di guai, coinvolto in terribili intrighi, deciso a sfidare anche impero e Inquisizione quando si tratta di difendere un ideale. Di pochi scrupoli quando si tratta di togliere la vita all’avversario. Ma anche amante passionale e amico fidato.
Perez – Reverte riesce attraverso le avventure di Alatriste a far rivivere tutti i mondi che caratterizzavano il XVII secolo spagnolo: le guerre nel Nord Europa, le battaglie navali del Mediterraneo, la Napoli città dei piaceri e capitale intellettuale, gli intrighi e la politica di Madrid, le atrocità della Santa Inquisizione, i conflitti contro arabi ed ebrei, la cultura letteraria e artistica. Da non sottovalutare quest’ultimo aspetto, in quanto i legami tra la letteratura spagnola del Siglo de Oro e il mondo dei combattenti sono molto stretti. Miguel de Cervantes, il padre della letteratura spagnola, partecipò alla battaglia di Lepanto e fu prigioniero dei turchi per molto tempo. Alatriste è amico fidato di Don Francisco de Quevedo, poeta e scrittore, che in più occasioni lo tirerà fuori dai guai a colpi di spada.
Per una prima lettura consigliamo senza dubbio di leggere Capitano Alatriste pubblicato in Italia dalla Salani Editore(2001), è un romanzo storico fitto di intrighi di palazzo che mostra la vita della Madrid imperiale. Se invece si preferisce un romanzo di guerra è il caso di leggere Il sole di Breda dedicato alle guerre in Fiandra.
Inoltre nel 2006 è uscito il film Alatriste – Il destino di un guerriero. Il nostro capitano è interpretato magistralmente da Viggo Mortensen (Aragorn ne Il signore degli anelli). Tutt’ora rimane il film più costoso della storia del cinema spagnolo, e ha conteso a Volver di Almodovar la candidatura all’oscar. La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Perez-Reverte, ed oltre ad essere una storia molto avvincente, nel suo cast vi è il fior fiore del mondo del cinema spagnolo e a sorpresa vi troviamo uno straordinario Enrico Lo Verso (l’attore de Il ladro di bambini) nel ruolo di un sicario palermitano che diventa nemico mortale di Alatriste.