Quello che non viene raccontato sui subprime
Perché mai un mutuo non pagato da un metalmeccanico di Chicago può provocare dei guai anche al nostro benessere? È stata presentata così la crisi del mutui subprime, concessi un termine americano per indicare una fascia di clientela di “serie B” a cui appartengono quei cittadini meno affidabili, con un lavoro più instabile e un passato di pagamenti ritardati verso le banche. Non vie è dubbio che ci sia stato un eccesso di spesa del settore privato statunitense, in particolare delle famiglie, che ha portato a un eccesso di debito finanziato dalle banche anche ai clienti con un punteggio insufficiente sui formulari standard di concessione di affidamento. Ma questo c'è sempre stato da molto tempo. La novità emersa a partire dal 2004 e scoppiata nel luglio 2007 è rappresentata dal fronte bancario. Fino al 2003 erano gli istituti pubblici o semipubblici a controllare quasi i due terzi delle emissioni di titoli con mutui o asset immobiliari come collaterale, il restante un terzo veniva emesso da banche e finanziarie di Wall Street. A partire dal 2004 questo rapporto si è invertito: circa il 40% delle emissioni è rimasto in mano a soggetti pubblici, mentre il 60% delle emissioni è passato in mano a banche statunitensi, europee e giapponesi. Banche e finanziarie private sono andate alla rincorsa dei maggiori profitti possibili concedendo mutui subprime di ogni tipo, alimentati dai rendimenti alti e dalla creatività finanziaria, soddisfacendo così l'incresciosa domanda della clientela causata dalla presenza congiunta di bolla immobiliare e costo del denaro sottozero (inflazione maggiore del tasso di interesse nominale). A questo fenomeno si è aggiunto quello dell'ingegneria finanziaria che attraverso le tecniche di cartolarizzazione ha consentito all'istituto erogatore del mutuo di spalmare il rischio ad altri soggetti sparsi in tutto il mondo, con la collaborazione delle agenzie di rating e di alcune modalità discutibili quanto a trasparenza sul mercato. La cartolarizzazione, infatti, è una tecnica della finanza strutturata che prevede la cessione, a una società specializzata, della totalità o di una parte del portafoglio dei mutui in essere, trasformandolo in titoli collocabili sui mercati. La cessione avviene in modo pro soluto, ovvero non vi è garanzia della solvenza del debitore ceduto, e i rischi vengono trasferiti dunque al portatore dei titoli (motivo per cui i mutui subprime garantiscono rendimenti elevati che con le discutibili “etichette” positive da parte delle agenzie di rating sono stati acquistati un po' ovunque nel mondo). Tuttavia, sono molti anni che i mutui statunitensi subiscono la cartolarizzazione, detta anche securitization, ma non quello che non viene raccontato è che fino al 2003 questa trasformazione avveniva in mano a enti federali pubblici appositamente creati per la gestione dei mutui immobiliari. Poi sono venute le banche e finanziarie di Wall Street.
Subprime un virus che si è abbattuto sulla borsa americana con conseguenza preoccupanti per l'assetto generale del sistema finanziario mondiale. Si è fatto credere che la cellula ospite di questo virus fosse quella fascia di popolazione più a rischio costituita dai lavoratori statunitensi, senza raccontare che i veri parassiti sono stati la banca centrale statunitense (responsabile di alcune scelte sbagliate), banche, finanziarie e agenzie di rating (tutti corresponsabili di gravi comportamenti non trasparenti).
bell'articolo Marco.
davvero complimenti
Concordo in pieno.
Complienti