Una realtà nascosta
Dalle Hawaii sembra essere arrivata la prova definitiva sull' esistenza della materia oscura nell' universo.
Questo misteriosa entità, che costituisce una notevole porzione del cosmo, fu ipotizzata negli anni 30 del secolo scorso dall' astronomo Fritz Zwicky. Dalle sue osservazioni degli ammassi di galassie della Vergine e della Chioma, lo scienziato si rese conto che per spiegare i movimenti delle stelle che si vedevano era necessaria una forza gravitazionale superiore di 400 volte a quella che si poteva desumere dalla luce delle stelle visibili. Con una felice intuizione l' astronomo chiamò quella massa invisibile ai nostri occhi, “materia oscura”.
L' ipotesi non fu presa in considerazione per decenni, forse anche a causa del difficile carattere di Zwicky che non gli agevolò i rapporti con la comunità scientifica.
Le ultime osservazioni sembrano invece confermare quanto aveva previsto, nella galassia la forza centrifuga dovuta al movimento di rotazione dovrebbe far schizzare le stelle verso l' esterno ma l' equilibrio è assicurato dalla forza di gravità di questa massa nascosta.
La recentissima scoperta è stata ottenuta grazie alla gigantesca fotocamera digitale, la più grande del ondo, installata sul telescopio CFHT ubicato sul monte Mauna Kea, nell' arcipelago delle Hawaii.
Gli astronomi hanno analizzato migliaia di immagini per riuscire a identificare gli “effetti gravitazionali” che la materia oscura esercita sulla luce visibile. Si tratta di un fenomeno noto come effetto della “lente gravitazionale debole”, originato dalla distorsione che la materia oscura, per via della sua massa, esercita sul percorso altrimenti in linea retta della radiazione luminosa che dalle profondità del cosmo raggiunge il nostro pianeta.
Comparando l' enorme mole di dati fornita dalla fotocamera del telescopio di Mauna Kea, i ricercatori sono riusciti a individuare la distribuzione nello spazio della materia oscura e a rilevarne la massa.
La nostra galassia potrebbe essere circondata da un alone di materia oscura del diametro di 600.000 anni luce che si potrebbe ricongiungere, in una sorta di gigantesco anello, con uno simile nella galassia M31.
Sono state avanzate diverse ipotesi, sull' origine e composizione della materia oscura, polvere di stelle con massa e luminosità bassissime, alone galattico di neutrini dotati di massa, particolari particelle, predette da vari modelli fisici ma non ancora trovate, come gli assioni o i monopoli di Dirac, onde gravitazionali di dimensioni galattiche, oggetti massivi non luminosi, i cosidetti MACHO, presenti nell' alone galattico. Al momento però la natura di questo componente dell' universo rimane un rebus di difficile soluzione per la scienza.
Negli scenari dell' evoluzione cosmica, la quantità di materia oscura presente sembra avere un ruolo determinante. Se ce n'è abbastanza per bloccare l' espansione dell' Universo, questo si ritirerà progressivamente su sè stesso fino a implodere, nel caso contrario la massa invisibile non potrà invertire la tendenza a espandersi del cosmo e riuscirà solo a rallentarne la corsa senza fine.
L' ipotesi non fu presa in considerazione per decenni, forse anche a causa del difficile carattere di Zwicky che non gli agevolò i rapporti con la comunità scientifica.
Le ultime osservazioni sembrano invece confermare quanto aveva previsto, nella galassia la forza centrifuga dovuta al movimento di rotazione dovrebbe far schizzare le stelle verso l' esterno ma l' equilibrio è assicurato dalla forza di gravità di questa massa nascosta.
La recentissima scoperta è stata ottenuta grazie alla gigantesca fotocamera digitale, la più grande del ondo, installata sul telescopio CFHT ubicato sul monte Mauna Kea, nell' arcipelago delle Hawaii.
Gli astronomi hanno analizzato migliaia di immagini per riuscire a identificare gli “effetti gravitazionali” che la materia oscura esercita sulla luce visibile. Si tratta di un fenomeno noto come effetto della “lente gravitazionale debole”, originato dalla distorsione che la materia oscura, per via della sua massa, esercita sul percorso altrimenti in linea retta della radiazione luminosa che dalle profondità del cosmo raggiunge il nostro pianeta.
Comparando l' enorme mole di dati fornita dalla fotocamera del telescopio di Mauna Kea, i ricercatori sono riusciti a individuare la distribuzione nello spazio della materia oscura e a rilevarne la massa.
La nostra galassia potrebbe essere circondata da un alone di materia oscura del diametro di 600.000 anni luce che si potrebbe ricongiungere, in una sorta di gigantesco anello, con uno simile nella galassia M31.
Sono state avanzate diverse ipotesi, sull' origine e composizione della materia oscura, polvere di stelle con massa e luminosità bassissime, alone galattico di neutrini dotati di massa, particolari particelle, predette da vari modelli fisici ma non ancora trovate, come gli assioni o i monopoli di Dirac, onde gravitazionali di dimensioni galattiche, oggetti massivi non luminosi, i cosidetti MACHO, presenti nell' alone galattico. Al momento però la natura di questo componente dell' universo rimane un rebus di difficile soluzione per la scienza.
Negli scenari dell' evoluzione cosmica, la quantità di materia oscura presente sembra avere un ruolo determinante. Se ce n'è abbastanza per bloccare l' espansione dell' Universo, questo si ritirerà progressivamente su sè stesso fino a implodere, nel caso contrario la massa invisibile non potrà invertire la tendenza a espandersi del cosmo e riuscirà solo a rallentarne la corsa senza fine.