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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 35 - 16 Marzo 2008 | 0 commenti

Tra passato e futuro: la finanza islamica

La finanziarizzazione dell’economia occidentale rappresenta l’attuale stadio di sviluppo del capitalismo, che prima era dei mercanti, dopo dell’industria e adesso della finanza.

I mercati finanziari stanno al centro dell’economia perché ne gestiscono i soldi, che dell’accumulazione capitalista sono il seme ed il frutto. Il vorticoso sviluppo degli strumenti derivati non è nient’altro che il momento nel quale il denaro raggiunge la propria maturità e può liberarsi dai vincoli della realtà e trattare scambi nel futuro, corrispondenti a beni reali solo teorici e a contropartite numerarie, ed effettuare scommesse per addetti ai lavori.

I legami con l’economia reale sono però potenti e dipendono dal fatto che le imprese che lavorano generando ricchezza reale hanno bisogno dei capitali da investire. Le bolle speculative ed i successivi scoppi possono trascinare nel baratro aziende quotate, solo per il panico tra gli investitori o per le bizze di un riccone che magari non ha mai lavorato un giorno.

I soldi che fanno i soldi, un peccato originale che le religioni da sempre vietavano.

La Finanza islamica è basata su alcune interpretazioni del Corano. I suoi due pilastri centrali consistono nel fatto che non si possono ottenere interessi sui prestiti (divieto del riba) e che bisogna effettuare investimenti socialmente responsabili. La differenza fondamentale rispetto alla finanza tradizionale sta dunque nel divieto di guadagnare sugli interessi, mentre l'obbligo di investire in modo socialmente responsabile non è diverso da quelli presenti in varie altre religioni e tipicamente disatteso nei paesi più avanzati..

La dimensione della finanza islamica riguarda diversi aspetti che già coinvolgono e in misura sempre maggiore coinvolgeranno l’economia occidentale.

Prima di tutto il breve periodo. Le ondate migratorie dei popoli di religione islamica stanno portando con sé un mercato fiorente di banche e prodotti finanziari ‘islamically correct’, sia nei centri finanziari più sviluppati che nelle periferie più densamente popolate da immigrati di religione musulmana, che insieme ai loro affezionati clienti si diffonderanno nei prossimi anni. Un po’ come adesso vediamo crescere il numero di negozi alimentari e di macellerie gestite secondo principi religiosi non cristiani, nei prossimi anni potremo sottoscrivere i mutui per comprare case o gestire la nostra impresa con strumenti finanziari che non violano i principi del Corano. Vedremo che cosa sarà più conveniente.  

 

La domanda di giustizia e il forte senso etico presenti nel mondo di fede musulmana, a parere di chi scrive, consente di percorrere la via maestra dell’integrazione delle economie e delle società che nel nostro mondo occidentale già si incontrano per strada. 

A ben guardare i limiti dello sviluppo della finanza occidentale sono diametralmente opposti rispetto a quella islamica: nella prima il denaro e il tempo sono merci scambiabili liberamente e il rischio è la perdita di aderenza con le dinamiche reali, mentre nella seconda il limite principale è l’ obbligatoria corrispondenza tra fonti e impieghi per rispettare il divieto di lucro e la condivisione delle responsabilità. La parola d’ordine degli strumenti di finanza islamica è dunque la trasparenza: invece dei tassi d’interesse incomprensibili (TAN, TAEG ecc) c’è una somma fissa, invece del conto corrente remunerato c’è una forma di condivisione dei profitti della banca, invece dell’immaterialità dei prodotti derivati c’è sempre il riferimento (talvolta eccessivamente surreale) ad un bene materiale. L’accesso al credito per le imprese passa attraverso la condivisione del rischio con la banca. La sfida è tra un’economia che mette al centro l’investimento come fonte di guadagno, come d’altronde ci illustrano le moderne teorie dei nostri premi Nobel, e l’altra alle prese con la crisi dei pacchetti di mutui subprime.

La sostanza archetipa del soldo non cambia: i soldi sono soldi, chi li ha li presta e guadagna chi non li ha li chiede e li paga. I soldi si muovono per gravità. Tuttavia questo non esclude che lo sviluppo del capitalismo frenetico e globale possa passare attraverso le forche caudine di normative regolamentari che, verso la grande maggioranza delle persone, riescano a garantire condizioni dignitose ed oneste. In questo senso di finanza islamica sentiremo parlare sempre di più, in questo senso vedremo chi davvero sarà la civiltà superiore.

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