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Scritto da nel Internazionale, Numero 31 - 16 Gennaio 2008 | 0 commenti

Internazionale 2008

Protagonista del 2008 sarà senza dubbio

la Cina : nell'anno del Topo per il calendario cinese, Pechino ospiterà in estate

la XXIX edizione dei Giochi olimpici in cui effettuerà il sorpasso in campo sportivo a scapito degli Stati Uniti. Gli occhi dell'opinione pubblica saranno puntati tutto l'anno sulla terra del dragone: un'occasione per prolungare il favoloso boom economico e mostrare al mondo i propri progressi; ma anche un palcoscenico in cui saranno in primo piano tutte le debolezze: la questione dei diritti umani, l'inquinamento, la persecuzione dei dissidenti politici, lo sfruttamento del lavoro, il peggio che un regime comunista può offrire unito al peggio del capitalismo.

Ma gli occhi sono puntati anche sulle altre due superpotenze: Stati Uniti e Russia. Negli USA, dopo un'accesissima lotta all'interno dei partiti per le primarie, si terrà lo scontro tra Repubblicani e Democratici per l'elezione del Presidente, in novembre, assieme a gran parte del Congresso e Governatori di molti stati; si annunciano svolte sia in politica interna che estera. In marzo

la Russia avrà un nuovo presidente, molto probabilmente un fantoccio figlio dello strapotere dello Zar Vladimir Putin, uomo dell'anno 2007 per il Time e trionfatore delle recenti elezioni politiche.

L'Europa festeggerà sé stessa in giugno con gli Europei di calcio organizzati da Svizzera e Austria. Il 2007 conclusosi con l'abbattimento di confini interni (Estonia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria hanno aderito al Trattato di Schengen) ci introduce ad un 2008 iniziato con la presidenza di turno alla Slovenia, per la prima volta spettante ad un “nuovo” paese, e con l'allargamento della zona Euro nel Mediterraneo, avendo Malta e Cipro aderito alla moneta unica. In agenda l'annosa soluzione del “problema Kosovo” che potrà avere serie conseguenze nei rapporti con l'umiliata Serbia, minaccia all'equilibrio della regione balcanica.

Per l'Africa gli interrogativi sono tanti: il terrorismo che avanza dall'Algeria alla Mauritania, portando addirittura alla sospensione della storica Parigi-Dakar; l'infinita crisi umanitaria in Darfur; il Kenya, uno dei paesi politicamente più stabili dell'Africa Nera, caduto nell'anarchia con una terribile esplosione di violenza, frutto di tensioni che per anni si sono protratte in modo latente tra etnie e soprattutto classi socio-economiche contrapposte.

In America Latina farà parlare sicuramente di sé il presidente venezuelano Hugo Chavez, mentre i suoi colleghi Rafael Correa (Ecuador) ed Evo Morales (Bolivia) dovranno mettere in pratica, se all'altezza, la propria idea di nuovo socialismo del XXI secolo. Interessante sarà anche vedere se la neo-presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner sia meritevole della fiducia datale dal popolo argentino nel dicembre 2007, con l'economia del paese afflitta dalla minaccia di una forte inflazione. Il destino di Cuba è invece legato alla salute di Fidel Castro.

Ma la zona calda è come sempre il Medio Oriente. Il 15 maggio Israele festeggerà i sessanta anni di vita, in Palestina si commemorerà il sessantesimo anniversario della nakba, l'inizio della catastrofe, il tutto in seguito all'inutile recente vertice di pace di Annapolis. L'Amministrazione Bush, ad un passo dalla pensione, avrà a che fare con i soliti problemi in Iraq e con la minaccia iraniana. Intanto si consolida il fronte di guerra a nord dell'Iraq tra Turchia e terroristi Curdi. Ma a preoccupare è soprattutto la situazione in Pakistan, che l'Economist considera come the World's most dangerous place, in seguito all'assassinio di Benazir Bhutto, con la minaccia di una pericolosa instabilità politica, fomentata dal terrorismo, in un paese “alleato”, munito di armamenti nucleari.

Lontano Oriente: le rivolte dei monaci buddisti del Myanmar sono un ricordo ormai lontano finito nel dimenticatoio; sono in corso trattative da parte della diplomazia internazionale ma c'è poca fiducia per una soluzione soddisfacente. E' anche però tempo di cambiamenti epocali: il Re del Nepal Gyanendra, discendente del Dio Vishnù, è stato costretto ad abdicare lasciando spazio nell'anno appena iniziato ad una nuova repubblica federale che verrà guidata probabilmente dai maoisti che hanno abbandonato la guerriglia in favore della democrazia. Nuova democrazia anche nel Bhutan con una rivoluzione partita dall'alto in cui tutti i poteri passeranno dal re al Parlamento (con una camera alta che vede un'età media degli eletti aggirarsi attorno ai trenta anni).

Un mondo in forte crescita dovrà fare però i conti in questo 2008 con due grandi temi: il problema energetico, col petrolio che ha sfondato la soglia psicologica dei 100$ al barile e con i problemi climatici rilanciati dal Nobel per

la Pace Al Gore.

Si annuncia un anno con tanti problemi da risolvere, con l'auspicio di grandi svolte.

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