Il vino Erectus
“Ma perché non proviamo a girarlo?”.
A volte basta semplicemente approcciarsi alla vita con uno spirito diverso, che permetta di guardare il mondo da un’ottica differente, per accorgersi di mille differenti sfaccettature, diverse possibili strade mai considerate prima, che magari portano allo stesso luogo o risultato, ma che comunque meritano di essere percorse.
Ed è questo quello che deve essere successo a Franco Ariano, viticultore di Cattolica, paesino del sud della romagna vicino a Rimini, che ha molto girato, al fini di conoscere come si fa il vino in altre zone, come si lavora la vigna: insomma, come si fa un buon vino.
L’idea, sorprendente sia per semplicità sia per il fatto che non ci avesse pensato nessuno prima (comodo ora…) è quella di ribaltare un grappolo d’uva, o meglio, di farlo stare come dovrebbe stare, però girandolo…facciamo chiarezza, PER BACCO!
I grappoli d’uva, quando nascono, sono rivolti in molti casi verso l’alto. E anche nel caso non fossero rivolti verso l’alto, il rachide (la parte che lo sostiene) non è piegato, permettendo alla linfa vitale di scorrere nel miglior modo possibile tra la pianta e il suo frutto.
Questa situazione si protrae felicemente per tutta la fase di sviluppo, fino a quando gli acini tendono ad ingrossarsi, causando con l’aumentare del loro peso l’abbassamento verso il basso del grappolo ed il conseguente piegamento del rachide, ergo una più difficile circolazione della linfa vitale.
Per dare un’idea, il grappolo ed il rachide sono gli organi sessuali della pianta…non aggiungo altro.
“Un giorno, dopo aver partecipato ad una delle lezioni private di viticoltura con il Dott. Ruggero Mazzilli in Toscana, sono tornato in vigna e ho guardato le mie piante sotto un altro punto di vista, cercando di ascoltare quello che fino ad oggi non avevo udito, le viti mi hanno trasmesso un messaggio, chiedevano aiuto , forse da millenni”[1] scrive nel suo sito Franco Ariano.
L’uva, selezionata addirittura acino per acino, segue poi la lavorazione secondo i dettami di una rigorosa “agricoltura naturale” (non voglio usare appositamente un altro nome…) : nessuna aggiunta di lieviti alloctoni, vinificazione, maturazione e affinamento in anfore di vetro farmaceutico interrate in grotta.
Se ne produrranno solo 150-200 bottiglie all’anno e considerato l’idea innovativa, considerato la bravura e la malizia con cui Franco sta portando avanti la campagna di comunicazione, c’è da giurare che le richieste siano già arrivate dai quattro angoli del globo facendo lievitare notevolmente i prezzi.
Il vino prende il nome di Erectus, e nome e procedimenti sono già protetti da brevetto.
Inutile scalpitare, le prime bottiglie saranno pronte solamente nel 2010…
[1] http://www.vinoerectus.com/