Gli amici del biliardo
Esisteva un fumoso circolo a Bologna, proprio sotto le due torri, dove gli studenti che marinavano, gli amanti delle carte, e i giocatori di biliardo potevano darsi appuntamento. Da Canè, o agli Amici del Biliardo che dir si voglia, ha nel corso degli anni cambiato un po' la sua fisionomia: di giocatori professionisti se ne vedono sempre di meno, la famigerata legge Sirchia, se da un lato ha purificato l'aria, ha dall'altro innegabilmente alterato l'atmosfera fumosa tipica delle sale da gioco, ed infine il vecchio Sergio, maestro di stecca e di vita, dopo una cinquantina d'anni di onorato servizio, si è ritirato per godersi la meritata pensione.
Nonostante il fluire del tempo, ed i cambiamenti che a questo fisiologicamente si accompagnano, gli Amici, più che un locale è considerato da molti bolognesi come un istituzione o un pezzo di storia della città: dal lontano 1954, questa sala interrata all'ombra delle due torri, si offre come un naturale e discreto rifugio per gli amanti del gioco, o per quanti nel corso degli anni hanno cercato un tavolo, una birra e poche domande.
Per i tanti ragazzi che hanno idolatrato il Paul Newman dello Spaccone, o il figlioccio Tom Cruise ne il Colore dei soldi, tutte le sale da biliardo esercitano un fascino particolare: le luci fioche dei neon che illuminano i tavoli, il fumo e l'odore dei gessetti, ed il regolare ripetersi del suono, secco e sordo, prodotto dalle spaccate. Nonostante queste caratteristiche accomunino quasi tutti i locali da gioco disseminati lungo la penisola, gli Amici, forse per la posizione privilegiata, o per l'atmosfera rilassante e professionale, possiede quel je ne sais quoi capace di farti amare un locale per la sua unicità.
Perché infondo tanta passione nel descrivere qualcosa, che per molti non è altro che un banale luogo di ritrovo? Forse, perché quello che sto componendo rischia di trasformarsi in un necrologio: l'ultima sala da biliardo rimasta nel centro di Bologna, dopo 58 anni di onorato e onorabile servizio, rischia seriamente di essere smantellata per fare spazio ai magazzini delle boutique di lusso che prima dell'estate 2008, s'insedieranno nella Galleria del Leone.
Questo scempio, capace di polverizzare un altro dei locali storici della nostra città, s'inserisce purtroppo nel solco di quel processo irreversibile, ed economicamente ineccepibile, che ha decretato nel corso degli anni, la scomparsa di numerose icone, incapaci o disinteressate alla stringente e pragmatica logica del business. Con gli otto euro l'ora, che i giocatori pagano per l'affitto dei tavoli verdi, è impensabile mantenere la sede, in un luogo che diventerà l'ennesimo polo del lusso bolognese. Come recita l'andante: gli affari sono affari, anche se qualcuno, armato di poche speranze e molto ottimismo, ha iniziato a raccogliere le firme per evitare l'imminente chiusura, anche se pochi giocatori sarebbero disposti a scommettere sul buon esito dell'operazione.
Ai numerosi biassànot amanti della goriziana, non resterà che consolarsi con lo shopping…