Pura anarchia: il ritorno di Woody Allen alla narrativa
Dopo venticinque anni di assenza Woody Allen torna finalmente alla narrativa, e lo fa con Pura anarchia (Bompiani). Il libro è un raccolta di diciotto episodi, otto dei quali sono inediti mentre gli altri sono già stati pubblicati sulle pagine del “New Yorker”, che ambiscono al ruolo di istantanea della società americana contemporanea. Dalla Tata che scappa di casa per seguire il milionario rimorchiato ai giardini mentre faceva la baby-sitter, al novello Proust che per tirare a campare vende preghiere su eBay, fino al tartufo bianco battuto all'asta di Soheby's per 110.000 dollari. Questa è la vita vista con gli occhi del regista americano: Pura anarchia. Woody Allen, indubbiamente più prolifico in campo cinematografico se pur a scapito della qualità, torna alla letteratura con una raccolta di racconti brevi, non più di una decina di pagine, in cui si ritrovano però tutte le caratteristiche dei personaggi stralunati a cui ci a abituato. Uomini che per lo più gravitano intorno al mondo dello spettacolo, in modo più o meno indiretto, che si differenziano per le loro storie personali, vi è il guardiano notturno a cui una setta New Age promette fluttuazioni nell'aere, ma anche l'aspirante attore che viene rapito per sbaglio da una gang indiana perché scambiato per una star holliwodiana, uomini che tuttavia sono accomunati dalla mediocrità delle proprie esistenze e dalla frustrazione che ne deriva. Il mondo in cui abitano i protagonisti di Pura anarchia non è un mondo che fagocita le proprie creature, al contrario è un mondo che pretende da esse un intelligenza che non possiedono e non possederanno mai e per questo le punisce rigurgitandole, espellendole da sé, abbandonandole inermi ai margini di una società di cui rappresenteranno solo lo zimbello. Al di là della geniale ironia che da sempre contraddistingue Allen, dietro alle simpatiche nevrosi, alle storie di per se stesse esilaranti, si nasconde la denuncia di un mondo occidentale sempre più soffocato dal consumismo, dall'utilizzo sfrenato della tecnologia, dall'ossessione del salutismo e della perfezione da raggiungere in ogni campo, ad ogni costo. Indicativo in questo senso l'episodio “Il Rifiuto”, in cui una coppia di genitori benestanti entra in crisi a causa della bocciatura del figlio alla selezione dell'asilo più prestigioso di Manhattan. Il pargolo non supera il colloquio di ammissione ed i genitori che già vedono il figlio condannato a frequentare una comune scuola, magari persino mischiandosi ai figli dei barbieri, cadono in disgrazia e si riducono a vivere in un dormitorio per senzatetto, in compagnia di altri genitori di bambini rifiutati da scuole di lusso. Questa è la Pura anarchia, uno spaccato tragi-comico della società in cui viviamo, così traboccante di informazioni, stereotipi, falsi modelli da seguire che è diventato quasi impossibile distinguere il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto, il reale dal virtuale. La conseguenza immediata di questo mondo così caotico è che nulla è ormai in grado di stupirci: nemmeno sapere che Topolino è stato chiamato a testimoniare ad un processo in cui si scopre che Pluto soffre di gelosia, Pippo è un gay tossicomane con una forte dipendenza da antidolorifico e Paperino preferisce i rapporti promiscui con starlette holliwodiane all'amore fedele della cara vecchia Paperina.