Master del Sangiovese
Nel Centro Residenziale Universitario di Bertinoro, autentico gioiello della Romagna, si è svolta la settima edizione del Master del Sangiovese.
Di che si tratterà? Di un master con lezioni tenute da professori universitari, con esperti di comunicazione che raccontano le diverse teorie sul nome del Sangioveto e enologi che spiegano le tecniche di vinificazione?Il tutto alla modica cifra di 10.000 euro?
Tutt'altro. Si tratta di un concorso che premia, di anno in anno, il sommelier più preparato e competente sul vitigno più diffuso in Italia.
I concorrenti, in tutto una trentina, erano provenienti da tutt'Italia: da Milano, Varese, Trento, Cremona, Perugia, Verona, Napoli, Roma, Sassari, Foggia, Campobasso e ovviamente da diverse zone dell'Emilia Romagna
Al mattino si è svolta la prima selezione, dalla quale sono scaturiti come finalisti Ivano Antonini della provincia di Varese, Oscar Seno di Martinengo (Bergamo), Giancarlo Bacilieri di Arco di Trento e l'idolo di casa, il Romagnolissimo Staffa (di Lugo).
Le prove finali consistevano nel giudicare tre vini a base sangiovese, di cui si doveva fare una descrizione analitica, dire se si trattava di sangiovese in purezza o con eventuali tagli, provenienza geografica, annata e già che ci siamo anche votazione finale, il tutto in otto minuti complessivi.
A seguire i sommelier dovevano fingere di servire a tavola due commensali, i quali mentre pasteggiavano gli ponevano delle insidiose domande.
Va sottolineato che per il ruolo di commensali sono stati scelti due affermatissimi giornalisti, Laura Franchini, collaboratrice del Corriere Vitivinicolo e coordinatrice per l'Emilia della Guida Vini Buoni d'Italia, e, rullo di tamburi e fiato alle trombe, niente po' po' di meno che il sottoscritto!
Le domande erano di abbinare ad un menù (notevole) scelto dai commensali con vini (indicando esattamente l'etichetta e non semplicemente una tipologia) a base sangiovese italiani ad esclusione della Toscana, abbinare lo stesso menu con vini sempre a base sangiovese esteri ed infine decantare un Consenso 1990 (in verità erano altri vini ma nella vita di un attore…), il quale, sempre nella recita della cena, veniva sottoposto al sottoscritto per sapere se fosse di suo gradimento: anche se avesse saputo di tappo la mia parte era obbligata. Sicuramente questa era la parte più suggestiva, dove la bravura del Sommelier di turno e l'atmosfera creata dalla candela per osservare la presenza di eventuali sedimenti creavano un'atmosfera difficilmente raccontabile.
Infine, come prova di cultura generale, i fantastici quattro dovevano correggere una carta dei vini in cui vi erano errori più o meno riconoscibili.
Mentre il Pergole Storte è stato corretto da tutti nel Pergole Torte, l'azienda produttrice del Consenso ha seminato panico tra i concorrenti.
Ovviamente a giudicare le prove dei sommelier non ci pensava il sottoscritto ma una attenta e qualificata giuria composta da: Roberto Gardini – Responsabile Concorsi A.I.S., Paolo Reggi – presidente del Consorzio Vini di Romagna, Giancarlo Mondini – Presidente Sezione A.I.S. Romagna, Giordano Zinzani – Presidente Sezione Romagna Assoenologi, Nicola Bonera – vincitore dell'ultima edizione del Master, il giornalista esperto di vino e vice presidente nazionale Club di Papillon Marco Gatti.
Alla fine è risultato vincente Antonimi, un'autentica macchina da guerra. A seguire Staffa, il più bravo nella decantazione del vino, e terzi ex equo Bacilieri e Seno.
Infine vi voglio segnalare una curiosità: il primo vino, un Sangiovese di Romagna della Tenuta Uccellina, è stato da più concorrenti definito un Chianti Classico. Questo non per sminuire i finalisti, autentici mostri di bravura fermati in parte dall'emozione, ma per farvi capire che per fortuna il vino non è ancora una scienza esatta.