Per una nuova Epistola sulla tolleranza
Era il 1689, l'anno in cui John Locke pubblicò L'epistola sulla tolleranza.
Il filosofo inglese era profondamente convinto dell'inviolabilità di alcune sfere di pensiero e di azione dell'individuo, nelle quali lo Stato non aveva il diritto di esercitare alcun tipo di limitazione. Locke sancisce la netta differenza delle finalità, delle competenze, degli ambiti d'influenza tra Stato e Chiesa. Al primo spetta la tutela dei diritti civili, alla seconda la salvezza delle anime. Esistono dunque, due poteri autonomi, che è bene non confondano mai le rispettive sfere d'azione: lo Stato non può decidere quale religione sia meglio rispetto ad un'altra, e la Chiesa non può chiedere allo Stato di intervenire sui propri fedeli, laddove abbiano fallito le armi del credo e della parola.
Era il 1689, l'anno in cui John Locke professò il diritto alla tolleranza. Certo, è pur vero, che da quel diritto egli escluse gli atei, poiché era convinto che la ragione naturale fosse in grado di provare l'esistenza della divinità, e i cristiani, o sarebbe meglio dire i papisti. Tuttavia, questa seconda esclusione, si riduce ad un fatto di facile comprensione se lo si contestualizza al panorama storico-politico dell'Inghilterra di fine XVII secolo: un paese sconvolto dalla guerra civile, in cui i cristiani più che i fedeli di un credo religioso, erano considerati i fedeli di un'autorità politico-religiosa, di per se votata all'intolleranza.
L'epistola diventò un manifesto del liberalismo inglese, e fece del suo autore uno dei primi teorici del laicismo moderno; verrebbe da chiedersi cos'è rimasto oggi, nel 2007, degli insegnamenti del filosofo inglese.
Viviamo in uno Stato laico e democratico, ma è pur sempre innegabile la profonda influenza che la Chiesa Cattolica esercita nella nostra società. Ogni volta che siamo chiamati ad esprimere il nostro voto in un referendum, a prendere posizione riguardo a temi fondamentali, di carattere etico o scientifico, ecco che la voce di Santa Madre Chiesa, con fare tuonante, torna ad ammonire il suo povero gregge, mentre lo sguardo indagatore del venerato Ratzinger, penetra le nostre coscienze. Siamo parte di uno Stato che professa la tolleranza, ma non appena si parla di erigere una nuova moschea, ecco che fior di politici scendono in campo per difendere a spada tratta il popolo dei loro elettori, che minacciati dall'invasione dei nemici stranieri sono in preda a crisi di panico post 11 settembre. Insomma viva la democrazia e la tolleranza!
La verità è che ogni volta che si impedisce alla scienza di fare un passo avanti, ogni volta che si impedisce ad un nuovo luogo di culto di nascere, ad essere sconfitto non è né lo scienziato, né il religioso, ma ognuno di noi. Sono quegli stessi diritti inviolabili ad essere calpestati, e la nostra dignità d'individui liberi, in libero stato, ad essere ferita. Questo John Locke lo aveva capito molto tempo fa.