Caso Grillo: siamo critici verso chi critica?
Scalfari, Michele Serra, Panebianco, Sartori, Ezio Mauro, sono solo alcuni dei giornalisti italiani ad avergli dedicato un editoriale. Tutti i politici lo hanno commentato e l'Arengo lo ha pure incorniciato in copertina. Chi può aver quindi voglia di leggersi un ennesimo articolo sul fenomeno Grillo, sulla decadenza dei partiti, sulla crisi della politica o sulla crisi dell'Italia intera? Io a stento riesco a scriverlo, anche perché, detta fra noi, che c'è rimasto da aggiungere al già detto?
Ma si sa, gli italiani sono partecipativi, quando si gioca a calcio tutti diventano il primo allenatore della nazionale e quando si parla di politica ognuno si sente un po' il politologo che l'Italia stava aspettando. Non posso ritenermi da meno, e neanche io rinuncerò al diritto e dovere di dire la mia sul caso Grillo.
Che posizione prendere in merito?
Chi gli dà del qualunquista, chi del fomentatore di folle, chi dell' aspirante dittatore, chi del salvatore. In tempi brevissimi Beppe Grillo ha raggiunto una notorietà che Mussolini, Che Guevara e Gesù messi assieme gli invidierebbero. Solo il Berlusconi dei vecchi tempi, quello dal sorriso smagliante, doppio petto e foto di famiglia su scrivania in radica era riuscito a fare meglio di lui.
Berlusconi in effetti detiene il primato mondiale: decisosi ad entrare in politica per salvare la patria, in meno di un anno era già primo ministro.
Ma torniamo alla domanda che tutti gli italiani prima o poi si saranno posti: “devo prendere una posizione in merito, ma quale?”
Nel mio piccolo partirei da due opinioni puramente personali. La prima è che in uno scenario politico così desolante una figura come Grillo è meglio che ci sia, piuttosto che non ci sia. Opinione forse discutibile, ma credo meno della seconda: Beppe Grillo il suo lavoro lo sa fare, al contrario dell'attuale classe politica italiana.
Quale sia il lavoro di Grillo è poi un altro discorso. Parla di temi economici ed energetici, ma un economista non è. Scrive di attualità, usa i mezzi di comunicazione, ma non è nemmeno un giornalista. Recita monologhi che fanno ridere il suo pubblico, ma definirlo un semplice comico oggi sarebbe forse riduttivo.
Grillo fa un lavoro di difficile inquadramento, eppure come sostenere che non sappia farlo? Si può discutere se il V-day sia stato un bene o un male per il nostro Paese, è invece fuori discussione che il V-day sia stato un successo per Grillo stesso.
Sulla seconda affermazione, quella secondo cui i politici non sono molto bravi nel svolgere il loro lavoro, forse non ci sarebbe bisogno di soffermarsi neanche. Già D'Alema aveva furbescamente lanciato l'allarme; davanti ad una crisi della politica, ad un senso di non rappresentanza che i cittadini soffrono, chi reputare responsabile se non i politici stessi?
Non si capisce quindi fino a che punto il fenomeno Grillo sia effettivamente merito di Grillo e quanto sia invece colpa dei politici.
Forse in una società pienamente democratica e rappresentativa uno come Grillo non avrebbe ragione di esistere. Ma questo i politici sembra non lo vogliano capire e si ostinano a girare il coltello nella piaga. Non affrontano le problematiche sollevate dalle migliaia di persone che l'8 Settembre hanno manifestato il loro malcontento, non fanno una nuova legge elettorale (nemmeno una bozza), né la legge sul conflitto di interessi che ci avevano promesso, provano a far deviare il dibattito con facili accuse del tipo “Grillo terrorista”, “Grillo irrispettoso dei morti” senza rendersi conto che così facendo altro non fanno se non peggiorare la loro posizione legittimando ulteriormente quella di Grillo. Davvero i politici non sanno più fare il loro lavoro.
“Ben venga Grillo a dare una scrollata a questo immobilismo” è il sentimento che mi pervadeva, al meno fino a quando una frase letta su uno dei tanti articoli a Grillo dedicati ha gettato un'ombra inquietantissima sui miei pensieri:
Questioni complesse quando sono semplificate sopprimono la responsabilità dell'individuo e ottundono le sue capacità critiche. Ma proprio a quelle capacità critiche è affidato il nostro futuro[1].
Troppo inquietante!!
Che davvero tutto questo malessere, indignazione e rabbia verso la classe politica abbiano offuscato la mente al punto da farci sragionare? Che davvero il Grillo accusatore ed agitatore di folle abbia annullato ogni capacità critica?
Eppure la storia qualche esempio neanche troppo lontano ce lo riserva. Personaggi carismatici che promettendo di risolvere problemi vecchi ne hanno creati di nuovi e ben peggiori. Farà parte Grillo di questa schiera infelice?
La risposta alla nostra capacità critica, che un piccolo test vuole provocare.
TEST: CRITICI VERSO CHI CRITICA
Domanda. 1
Chi utilizza slogan di dubbia eleganza guadagnandosi l'attenzione delle prime pagine dei giornali?
A. Silvio Berlusconi con “chi vota a sinistra è un coglione”
B. Umberto Bossi con “La Lega ce l'ha duro”
C. Beppe Grillo con “Vaffanculo”
La risposta corretta non è né la A, né la B, né la C, ma tutte e tre. Come negare infatti che alcuno dei tre personaggi non abbia fatto ricorso a slogan di facile portata capaci di insinuarsi nella testa della gente al punto di entrare a far parte del linguaggio politico comune.
Domanda. 2
Chi ha saputo far perno su una crisi socio-politica e sui mezzi di comunicazione per incanalare il malcontento dei cittadini a giovamento delle proprie tasche?
A. Berlusconi
B. Umbro Bossi
C. Beppe Grillo
Escludiamo Bossi perché, pur rappresentando il malcontento di chi si sente truffato da una Roma Ladrona, non ha fatto gran uso dei mezzi di comunicazione. Giudicherei Telepadania e Miss Padania progetti comunicativi abbastanza infelici. Rimangono Berlusconi e Grillo, entrambi maestri della comunicazione, entrambi emersi in un contesto socio-politico in crisi, entrambi incanalatori del malcontento generale; potremmo azzardare che Grillo stia a internet come Berlusconi sta alla televisione, con la non lieve differenza che mentre Silvio le televisioni le possiede, Grillo di internet non possiede niente se non uno dei tanti blog in rete. A parte questa sottigliezza sono ancora a parimerito, eppure solo uno dei due ha palesemente tratto un beneficio economico dal suo operato. La risposta corretta è quindi la A. Un' ultima osservazione per chi pensasse che indirettamente anche Grillo stia facendo il pieno alle sue tasche: mentre ci si attende che un politico anteponga l'interesse pubblico a quello privato, non c'è invece niente di sbagliato nel fatto che un privato faccia i propri interessi .
Domanda 3.
Chi tra le seguenti fonti di informazione si impegna per offrire una maggiore pluralità di opinione?
A. Il blog di Beppe Grillo
B. L'Arengo del Viaggiatore
C. Il TG4
guardatelo Fede, alla sola parola “pluralità” gli vien da ridere. Eliminato. La risposta corretta è la B. chi è convinto che Grillo sia un paladino dell'informazione dovrebbe ritornare sui suoi passi. Grillo non si espone a dibattiti; parla sì di tematiche importanti, ma troppo spesso omette maliziosamente informazioni che contraddirebbero con gran facilità le sue argomentazioni.
A pensarci bene la strategia comunicativa di Grillo è abbastanza simile a quella di una lobby. L'Arengo invece, nel suo piccolo, è sempre ben lieta di pubblicare chi voglia sostenere opinioni diverse da quelle espresse in questa rivista
Domanda 4.
Grillo ha dichiarato di voler distruggere i partiti. Quale potrebbe quindi rappresentare la tipologia di persona estranea al mondo dei partiti e della politica a sedere in parlamento qualora la proposta di legge Grillo venisse approvata?
A. Veltroni
B. Berlusconi
C. Grillo
D. Brambilla
E. Calderoni
Qui la fila di nomi potrebbe continuare all'infinito. Escludiamo Veltroni, lui due mandati in parlamento già li ha fatti. Con lui anche Berlusconi, però solo il Berlusconi di oggi, non il Berlusconi homo novus del post-tangentopoli. Lui che proveniva dal mondo degli affari è stato forse l' emblema della persona estranea alla politica o alle logiche corrotte di partito. A pensarci bene anche Calderoni e tutta la Lega rappresentano un modello di politica fatta da non politici; con loro anche la Brambilla, tutti potenziali candidati nella terza Repubblica; assieme a Grillo naturalmente.
Un dubbio quindi, e se la distruzione dei partiti comportasse una distruzione della politica in sé?
Che dei politici di oggi non se ne possa più sembra ormai assodato, ma forse sarebbe opportuno distinguere i politici dalle figure istituzionali che rappresentano.
Domanda 5.
Chi delegittima le istituzioni?
A. Berlusconi sparando a zero sulla magistratura
B. Berlusconi inneggiando allo sciopero fiscale
C. Bossi quando invita ad imbracciare il fucile
D. Grillo
A questa domanda non diamo risposta, forse perché una risposta corretta non c'è.
Voi cosa direste?
[1] La frase pronunciata da Grossman al festival della letteratura a Berlino è stata riportata da Eugenio Scalfari, La Repubblica, 12/09/2007