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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 26 - 16 Ottobre 2007 | 0 commenti

Caffé, fuoco e sambuca

Cucinare è un arte: ciò che entusiasma è che si può dare spazio all'inventiva, all'improvvisazione e alla sperimentazione, e, se si è sufficientemente bravi e fortunati, il risultato è un gustoso regalo per il palato. Certe volte però si esagera…avete mai avuto la voglia di fare, in ambito culinario, qualcosa che non andava fatto? Io sì, ma non sono l'unico.

Mi sono casualmente imbattuto nel blog di Leonardo Romanelli[1], noto critico gastronomico toscano, rimanendo piacevolmente sorpreso dal post “Il Caffé alla Che Guevara”[2], in cui l'autore riesuma il giovanile ricordo di questo mitico caffé, per il quale si utilizza la grappa invece dell'acqua all'interno della moka, con il non improbabile rischio di far esplodere tutto, ma con un ottimo risultato nel profumo e nel gusto. Il sottoscritto, assieme ad altri amici, provò a suo tempo una versione rivisitata della ricetta, utilizzando la sambuca al posto della grappa. Caffé ed ammazzacaffé insieme: non può che essere una sublime combinazione! Non fummo però altrettanto fortunati come il Romanelli: il risultato fu FUOCO!!! Estinta l'etilica fiamma che avvolgeva la moka, toccava assaggiare il prodotto, rimanendo quasi stupiti del lapalissiano risultato: sapeva di caffé e di anice, più anice che caffé, e di bruciato. A conti fatti un esperimento da non ripetere, meglio un normalissimo caffé corretto o una sambuca flambè con mosca.

“Preziosa bibita che diffonde per tutto il corpo un giocondo eccitamento, fu chiamata la bevanda intellettuale, l'amica dei letterati, degli scienziati e dei poeti perché, scuotendo i nervi, rischiara le idee, fa l'immaginazione più viva e più rapido il pensiero”[3]. E cosa scuote i nervi più di un caffé fatto col caffé? Inserire nella moka non acqua, non grappa né sambuca, ma caffé precedentemente fatto… risulta un liquido un po' più denso del normale, con aroma e sapore a dir poco forte per non dire terribile! Certo, la perversione (necessità o voglia di stare svegli) può non avere limiti e si può continuare, ma elevare un caffé all'n-esima potenza non giova né al palato né all'organismo.

Con saggezza, Pellegrino Artusi inoltre ricorda: “ Coloro a cui l'uso del caffé cagiona troppo eccitamento ed insonnia, faranno bene ad astenersene od usarne con moderazione”[4].


[1]

[2] 2007-05-01 Intervista a Federico Ravaldi (Iconsulting)

[3] P. Artusi, “La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene”, 1891

[4] ibidem

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