V-day: un'ondata di qualunquismo li seppellirà?
“E' tanto liberatorio”, ci avrebbe detto il Guzzanti alias Gianfranco Funari. Da Marco Masini, passando per le famose sfuriate pubbliche in sala stampa di allenatori – Trapattoni, Malesani, Lippi – e capi di governo in sedi ancor meno appropriate per un'ingiuria, al quotidiano invito reciproco alla pratica della sodomia da parte degli automobilisti nel traffico coatto delle nostre città, lo sfogo verbale sembra far irrinunciabilmente parte del caliente animo latino degli itagliani. Meno male che quando si parla di cose serie esistono ancora gli italiani adulti e riflessivi a dimostrare la parte più responsabile del Paese. O no?
L'8 settembre un vulcanico trascinatore di folle chiama gli italiani a manifestare il proprio sdegno contro i politici itagliani, in un'inedita opera di pacificazione nazionale: con il V-Day che tutti abbiano finalmente l'occasione di diventare itagliani! Che tutti contribuiscano a risolvere i propri problemi – e, di straforo, magari anche quelli del Paese – sfogando le frustrazioni di vivere la quotidianità in Italia con un bel vaffa collettivo all'indirizzo dei politici, questa casta di alieni piombati dal nulla a vessare gli onesti cittadini, ché se non fosse per loro allora sì che le cose andrebbero per il verso giusto! Medici incompetenti non si dimenticherebbero più le garze nella pancia del paziente, gli ultras non paralizzerebbero il Paese per la retrocessione di una società di calcio, gli autobus non sarebbero costretti a fare gli slalom tra le macchine parcheggiate in seconda e terza fila, genitori apprensivi non cercherebbero più di piazzare il figlio scemo a dirigere un'impresa con 5.000 dipendenti in virtù del core di mammà, eccetera.
Nessuno può negare l'esistenza di un problema reale e la necessità di un coraggioso atto di denuncia e – perché no? – di ribellione. I costi del mantenimento di una classe dirigente iper-privilegiata ed esclusiva nelle mille piccole cricche di cui è composta sono una questione più che seria: cruciale, soprattutto nel raffronto con altri Paesi. Le spese di cui si grava il debito pubblico italiano si rivelano per gran parte improduttive e generatrici di ulteriori inefficienze amministrative. La protezione giuridica e sociale di cui godono molti personaggi politici di fronte ai più evidenti misfatti mina la credibilità stessa delle istituzioni democratiche e rappresenta l'ostacolo più pericoloso per l'effettività dei diritti civili e sociali in Italia.
Ma la soluzione V-day al problema mostra le medesime storture del problema stesso. A questione tipicamente italiana si risponde in maniera itagliana: piagnisteo generale, ricerca del capro espiatorio esterno, deresponsabilizzazione collettiva, catarsi nazionale. Come nel 1992. Non avevamo già visto il film della classe politica corrotta? Non l'avevamo già imputata di tutti i disastri nazionali, condannata a suon di monetine in testa ed epurata? Per poi piegarci, infine, agli affabulatori dell'anti-politica individualista che ci promettevano la liberazione dal male, l'uno attraverso le oneste virtù imprenditoriali, l'altro con la clava della secessione? 2007, l'eterno ritorno. Ma stavolta l'affabulatore del qualunquismo raccoglie consensi principalmente a sinistra, tra i delusi della stagione girotondina e i nuovi arrivati.
La convinzione che la politica dei partiti sia la radice di tutti i mali è ben salda, specialmente – ma non solo – nel nostro Paese. Certamente non si basa su percezioni infondate, ma in Italia questa critica si sovrappone fin troppo spesso alla viscerale tendenza alla passività dell'intervento esterno e vagamente miracoloso di un “qualcuno” in grado di “fare pulizia” e risolvere i problemi collettivi grazie alle sue doti carismatiche se non addirittura mistiche. E' l'Italia delle soluzioni facili. Dell'affidamento all'uomo forte – Duce, Cavaliere, Padrino o Onorevole che sia – capace del favore nel momento del bisogno, della superstizione religiosa che preferisce il miracolo del Santo al rimboccarsi le maniche. E' l'Italia che, nel giudicare le inconcludenze del suo non essere una Nazione coesa ed efficiente, bypassa se stessa e i suoi deficienti comportamenti quotidiani, preferendo scaricare le colpe sui massimi sistemi.
Come se la politica italiana non fossimo noi tutti. Elettori disinformati e creduloni, costruttori abusivi, professionisti irresponsabili e provinciali, arrivisti coatti, finanzieri sprezzanti, studenti boriosi ed ignoranti, automobilisti criminali…e amministratori disonesti. Nella vergogna dell'Italia siamo tutti coinvolti, poiché gran parte degli itagliani in fondo sa di poter profittare delle rendite di questo sistema di privilegi, che non è certo solo quello della politica – come ben hanno dimostrato le reazioni corporative di taxisti, farmacisti e avvocati al tentativo di smantellamento delle loro assurde prerogative da parte del Ministro Bersani. La classe dirigente non è che espressione della società civile di questo Paese. Tanto facciamo, tanto ci meritiamo.
Finita la giornata del “piove, governo ladro”, esternate per intero tutte le dietrologie, i complottismi che da un secolo e mezzo ci assillano la mente ma ci lasciano le mani ben salde in tasca, portato a termine la grande opera di auto-assoluzione collettiva per i mali di questa sciagurata Nazione, di cui nessuno è responsabile né parte in causa tranne i politici corrotti e i poteri forti, gli ita(g)liani del V-Day potranno tornare a casa sfogati e purificati, convinti della propria integrità morale, avendo evitato ancora una volta di guardarsi finalmente allo specchio. Prodigi del qualunquismo.
Caro Grillo, lasciatelo dire: tu non ti sentirai itagliano, ma pare proprio che lo sei!