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Scritto da nel Internazionale, Numero 24 - 16 Settembre 2007 | 0 commenti

History repeating; Mubage spara, il mondo non risponde

Quella dello Zimbabwe è una storia come tante altre in Africa. Una storia di nomi cambiati, di colonizzatori, di rivolte indigene e populisti che presto si trasformano in mostri. Di collassi economici, di disastri umanitari annunciati, di teste nascoste sotto la sabbia, di vuota retorica e lacrime da coccodrillo.

Nel 1888, un “imprenditore” inglese, Cecil Rhodes, riesce a strappare al Re locale i diritti di estrazione riguardanti tutte le miniere sul territorio dello Zambesia, corrispondente agli attuali Zambia e Zimbabwe.

L'intraprendente anglosassone utilizza le queste concessioni per convincere il Governo di Sua Maestà a concedere poteri speciali sui territori in questione alla compagnia di cui è a capo, la British South Africa Company (BSAC).

In breve, Cecil Rhodes colonizza la regione e la BSAC cambia il nome dello Zambesia in un più modesto “Rhodesia”. Il territorio viene poi ulteriormente diviso al suo interno tra Rhodesia del Sud e Rhodesia del Nord.

Nel 1922, la Rhodesia del Sud diventa una colonia britannica dotata di governo proprio.

Nel 1953, a fronte di crescenti pressioni da parte dei soliti ingrati, ignoranti e incivili indigeni, Sua Maestà riunisce le due Rhodesie e, ormai che c'è, ci attacca pure il Nyasaland (l'odierno Malawi). La Federazione della Rhodesia e Nyasaland è dominata dal solito gruppetto di bianchi insediatisi in Rhodesia del Sud.

Nel 1963, gli inglesi si trovano costretti a riconoscere che l'idea di una Federazione non è poi tanto brillante e riseparano i tre stati.

Nel 1965, Ian Smith proclama unilateralmente l'indipendenza della Rhodesia del Sud da Londra e nel 1970 ne cambia il nome in Repubblica della Rhodesia. Solo il razzista e autoritario governo sud africano riconosce l'amministrazione di Smith.

Per qualche strano motivo le popolazioni locali continuano a non essere soddisfatte dello status quo; il paese è governato da una minoranza bianca e tutte le risorse sono in mano a loro[1]. Sul paese viene inoltre imposto un embargo economico da parte di Stati Uniti ed Europa.

Segue un decennio di guerra civile al termine della quale la Rhodesia viene ribattezzata in un più autoctono “Zimbabwe” e dalla quale emerge una figura che porterà il paese alla rovina.

Nel 1980 lo Zimbabwe African National Union (ZANU) vince ampiamente le prime elezioni libere del paese e Robert Mugabe diventa il presidente dello Zimbabwe.

Il resto è storia, conosciuta o meno che essa sia.

Nascondendosi inizialmente dietro all'ormai vista e rivista retorica populista in odore di socialismo rivoluzionario, Mugabe si rivela ben presto per quello che è: nient'altro che l'ennesimo tiranno africano corrotto e sanguinario.

Negli anni Ottanta, migliaia di oppositori politici svaniscono nel nulla. Ad oggi non si sa ancora che fine abbiano fatto e di quante persone si stia parlando[2].

Nel 2000 il tiranno vara una riforma agraria che prevede l'esproprio delle terre di proprietà perlopiù delle discendenze europee e la riassegnazione delle stesse alle popolazioni nere. Capita che, en passant, la maggioranza delle terre finiscano in mano ad amici e sostenitori di ZANU, e che 4.000 coltivatori bianchi perdano tutto, ma questi sono dettagli.

Il caos che segue la riforma agraria spinge il settore agricolo (perno delle esportazioni del paese) nel baratro, l'output del settore crolla e le riserve di valuta estera iniziano a calare. Niente valuta estera, niente soldi con cui pagare le importazioni, niente combustibule e niente beni di consumo esteri. L'inflazione inizia a salire.

Nel 2005, il governo inizia l'operazione Marambatsiva il cui obiettivo ufficiale è quello di dare un'abitazione dignitosa a tutti gli abitanti delle baraccopoli che sono sorte attorno i centri urbani dal 1980. Per raggiungere tale scopo, Mugabe fa radere al suolo un numero enorme di baracche ma, nella fretta, si “dimentica” (permanentemente) di far costruire le promesse “abitazioni dignitose” finendo per lasciare 700.000 cittadini in mezzo alla strada[3]. Caso vuole che in quelle baracche la concetrazione di oppositori politici sia altissima.

Oggi lo Zimbabwe è al collasso.

La banca centrale ha smesso di pubblicare i dati ufficiali riguardanti l'inflazione da mesi. Il Fondo Monetario Internazionale stima che questa si aggiri attorno al 7.000%, la più alta al mondo. Il numero reale è sicuramente molto più elevato[4], ma poco importa. La sostanza è che un mazzo di dollari zimbabweani vale più come carta igienica che come valuta[5]. Anche perchè un rotolo di carta igienica è forse raro quanto l'oro, nei negozi di Harare.

Beni di consumo primari sono infatti ormai impossibili da reperire. Anche se la valuta non fosse carta straccia non ci sarebbe nulla da comprare.

Secondo la Banca Mondiale, il tasso di disoccupazione è all'80%. La speranza di vita media si è abbassata da 60 anni nel 1990 a 37 anni oggi. La piaga dell'AIDS si allarga inesorabilmente[6].

Parlare di crisi umanitaria o meno è ormai solo una questione semantica (e politica).

Mugabe passa le sue giornate a far pestare a sangue oppositori politici[7], a studiare una riforma costituzionale che gli permetta di presentarsi alle prossime elezioni[8], ed a biasimare embarghi internazionali inesistenti[9].

L'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni stima che quasi 3,5 milioni di zimbabweani abbiano già lasciato il proprio paese, la maggior parte dei quali in direzione Sud Africa[10].

L'onnipotente Sud Africa fa finta di nulla e se ne guarda bene dal prendere posizioni. Tecnicamente, dicono, i zimbabweani non sono rifugiati politici perchè, tecnicamente, non sono perseguitati. Sono semplicemente emigranti temporanei per motivi economici. Quindi niente campo profughi. Niente assistenza. Miracoli della linguistica.

E il mondo cosa fa?

Il mondo non fa nulla. Il mondo si è svegliato 6 mesi fa.

Il mondo, si nasconde dietro alla diplomazia. Il mondo “Sta lavorando dietro alle quinte” e “Auspica che il dialogo tra governo e oppozione possa dare frutti”.

Il mondo bla bla bla.

Al mondo non gliene frega niente dello Zimbabwe. Il mondo si è accorto del Sudan al milionesimo di civili morti nel conflitto.

Il mondo aspetta che le cose raggiungano il livello di “crisi umanitaria” per lanciare la solita campagna del tipo “Save Darfur” e mandare 15 caschi blu a risolvere i conflitti. Per sciacquarsi la coscienza.

Il mondo nasconde la testa nella sabbia per 25 anni usando la scusa della sovranità degli Stati, anche se alucuni stati sono più sovrani di altri.

Gli Stati Uniti portatori della democrazia, tramite la CIA, hanno “rimosso” e/o “supportato” decine di capi di stato tra Africa e Sud America[11]. Ma per niente non si fa niente e un paese da 12 milioni di persone disperso nell'Africa Sub-Sahariana offre poco.

Il mondo guarda indifferente poi, all'improvviso, si finge sconvolto. E inizia a chiaccherare preoccupato.

Il mondo farà fare allo Zimbabwe la fine del Sudan, del Rwanda, della Liberia o della Sierra Leone poi piangerà lacrime di coccodrillo mentre organizza un Live Aid for Zimbabwe.

Il mondo non è abbastanza altruista per interessarsi di certe cose.

Ma forse quando gli tocchi il portafoglio, il mondo inizia ad ascoltare.

Sembra che Mugabe voglia nazionalizzare tutte le miniere del paese. Si dice che per oltre il 25% queste nazionalizzazioni avverranno senza compenso[12].

Nel 2006, le miniere dello Zimbabwe hanno generato introiti per oltre 600 milioni di dollari.

Si vocifera che, tra Johannesburg e Londra si siano messi sull'attenti in parecchi. Coincidentalmente, in una recente uscita senza precendenti, Gordon Brown ha dichiarato che non parteciperà al prossimo EU-Africa Summit qualora Mugabe dovesse presenziare[13].

E c'è già chi giura di aver visto una bomba atomica puntata verso Londra nel cortile del palazzo presidenziale ad Harare.


[1] Alcune stime del periodo indicano che le popolazioni bianche contassero per l'1% del totale ma controllassero circa il 70% dei terreni coltivabili. http://en.wikipedia.org/wiki/Zimbabwe[2] Vedi “Breaking the Silence, Building True Peace A report on the disturbances in Matabeleland and the Midlands
1980 – 1989”. http://www.hrforumzim.com

[3] International Crises Group on Zimbabwe. http://www.crisisgroup.org

[4] L'ambasciatore statunitense in Zimbabwe ha recentemente detto al Guardian che l'inflazione potrebbe raggiungere il 1.500.000% entro la fine dell'anno. http://www.guardian.co.uk

[5] Sul mercato nero ci vogliono circa 400.000 dollari zimbabweani per comprare un euro. Il tasso ufficiale e' di circa 1 euro per 300 dollari zimbabeani. http://www.economist.com

[6] World Development Indicators 2007, World Bank. http://web.worldbank.org

[7] International Crisis Group on Zimbabwe. http://www.crisisgroup.org

[8] Mail and Guardian South Africa http://www.mg.co.za/

[9] Il fatto che lo Zimbabwe sia sottoposto ad embargo e sanzioni commerciali non corrisponde minimamente alla realtà. Le sole sanzioni internazionali in essere rigurdano gli alti ufficiali dell'amministrazione Mugabe e non, come spesso si sente dire, i cittadini. http://en.wikipedia.org

[10] http://www.economist.com

[11] Dal Congo all'Equador, dal Chile a Panama, dall'Iraq all'Iran, dal Nicaragua all'Uganda, dall'Indonesia al Guatemala, dall'Angola alla Sierra Leone la lista è infinita. E, per cortesia, basta con le accuse di cospirazionismo. http://en.wikipedia.org/

[12] http://www.nytimes.com e
http://www.ens-newswire.com

[13] http://www.timesonline.co.uk. Da notare che Mugabe è stato invitato al suimmit in seguito alle pressioni dell'African Union.

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