Che levataccia
6 del mattino. La sveglia suona, e il primo pensiero che mi accoglie non è dei più incoraggianti:“Non ci credo”.
Niente da fare, velocemente mi vesto che sono già in ritardo e faccio colazione in macchina, che c’è un evento da organizzare.
È l’inizio di una lunghissima giornata, giornata che vede la presentazione delle guide “Romagna da bere” e “Emilia da bere” e successiva premiazione dell’elitè Emiliano Romagnola
La location è la stupenda rocca sforzesca di Dozza, autentico diamante che poggia su quel gioiellino che è Dozza.
Vi risparmio il racconto dei preparativi, magari per questo un giorno scriverò un racconto per “Spazio e Tempo liberi”.
La presentazione ha visto gli interventi del sindaco di Dozza Borghi, Gian Alfonso Roda (presidente Enoteca Regionale Emilia Romagna) Gian Carlo Mondini (Presidente Ais Romagna) Quirino Raffaele Picirilli (Presidente Ais Emilia) e Tiberio Rabboni (Assessore Agricoltura della regione Emilia Romagna) volti tutti a sottolineare gli sforzi e i passi avanti che l’enologia regionale stanno facendo per migliorare il proprio livello qualitativo e la considerazione che si ha dei vini al di fuori dei confini regionale e soprattutto all’interno dei propri confini.
È di questo che voglio prevalentemente parlare, cari i miei concittadini.
La prima provincia Emiliana premiata, sia per numero di aziende che di eccellenze, è la provincia di Bologna. Bologna tra l’altro si piazza al secondo posto a livello regionale, dietro solamente a quel mostro sacro che è la provincia di Forlì che può vantare tra i propri cavalieri i Brighella Boys, che dalla dominazione Toscana hanno sicuramente tratto giovamento per i lavori in vigna e negli oliveti. Da sottolineare che in questa divisione non si è tenuto conto della zona di Imola, giustamente inserita tra le aree Romagnole, altrimenti Bologna sarebbe risultata prima a livello regionale.
In particolare le aziende salite sul podio sono:
Beghelli Giuseppe, con Emilia Igt Sauvignon 2006; Vallona con il vino Primaedizione Emilia Igt Bianco Cuvée 2006 entrambe di Castello di Serravalle; Bonfiglio, di Monteveglio, con Colli Bolognesi Doc Pignoletto Passito 2003; Erioli, di Bazzano, con il Samodia Colli Bolognesi Doc Cabernet Sauvignon Riserva 2003; Gaggioli di Zola Predosa, con due vini, il Colli Bolognesi Doc Sauvignon Superiore 2005 e il Colli Bolognesi Doc Cabernet Sauvignon 2005; Vigneto delle Terre Rosse sempre di Zola Predosa con la Cuvée Enrico Vallania Colli Bolognesi Doc Cabernet Sauvignon 2001; Isola (Monte Gorgii Colli Bolognesi Doc Cab. Sauvignon 2004; Santa Rosa (Colli Bolognesi Doc Classico Pignoletto 2005 e Giòtondo Colli Bolognesi Doc Merlot 2004); Tenuta Bonzara (Le Carrate Colli Bolognesi Doc Sauvignon Superiore 2005 e Bonzarone Colli Bolognesi Doc Cabernet Sauvignon 2004), tutte e tre della zona di Monte San Pietro; Podere Riposto, di Pianoro, con il Grifone Colli Bolognesi Doc Cabernet Sauvignon 2004; Tizzano di Casalecchio di reno con il vino Colli Bolognesi Doc Merlot 2004 e infine l’azienda Torricella di Savigno con Lanselmo Colli Bolognesi Doc Merlot 2005.
Produzione che vede una buona divisione tra bianchi e rossi ed anche (udite udite) un passito, e soprattutto la contemporanea presenza di vitigni autoctoni ed internazionali, i quali è da ormai talmente tanto tempo che vivono a Bologna che han perso la erre moscia e dicono senza remore socmél.
Cari concittadini, quand’è che la smetteremo di disprezzare i nostri vini, prodotti buoni nel miglior senso del termine e a volte (non sempre…) ancora caratterizzati da prezzi accessibili.
Bologna deve essere ricordata non solo per essere la grassa, ma anche l’ubriaca, in quanto ci si può trovare un’eno-gastronomia completa, e non solo una gastronomia da urlo. Va ricordato che da sempre i vini son figli della cucina del luogo, i vini che meglio di tutti devono accompagnare i piatti e le tradizioni.
Discorso non solo di ambito enogastronomico ma allargabile a tutti gli aspetti, in quanto noi Bolognesi siamo tra i più grandi ignoranti di tutto ciò che riguarda la nostra città e dintorni. Chi di voi è mai stato al lago di Suviana, o si tuffato nei fiumiciattoli vicino Lizzano, quanti sanno che a Bologna non ci sono solo due torri? E chissà quante altre cose ognuno di voi potrebbe insegnare al sottoscritto. Ma anche in questo caso mi fermo, necessitando l’argomento di un altro articolo.
Tornando alla tavola, origine dell’articolo, la prossima volta che un esperto straniero con fare esotico ci dirà “un l’è un pe’ha’to ‘he da voi un ci siano vini boni, il mangiare l’è divino, ma il bere…” con risolino di superiorità, rispondetegli “Caro il mio bischero, con una Crescentina alla coppa di testa che ti piace tanto, che ci vuoi bere, un Brunello?”.
Se poi lo convincerete e lascerà sul tavolo una bottiglia di nettare di Montalcino, chiamatemi. Se non ci sono testimoni, una volta finite le crescentine…