Chi nicchi e nacche Camilleri? Lettera aperta sul gas siculo
[1] [2] Cari dottori Camilleri e Valentini,
io molto leggo e apprezzo quello che voi fate per evitare che trivelle e petrolio facciano scempio di Noto e del barocco suo, e stavo anche per firmare la petizione. Non fosse che un amico mio mi fermò e mi disse di pensarci, che lo scempio di Noto detto così secondo lui è una notoria scempiaggine (…). Lui è un rude perforatore, che di petrolio e trivelle ci vive; e dunque è giusto il dubbio che sia di parte, ed in fondo chi è rispetto all'autorità delle Signorie vostre? Epperò mi sollevò degli argomenti che mi dovete consentire di fare qui miei (…).
Il dottore Camilleri si chiede come reagirebbero al Nord se qualcuno gli dicesse che stanno per fare un buco in mezzo alle più belle piazze, siano esse di Duomo o Signoria o San Marco. Esattamente come dovrebbero fare a Noto, dice il perforatore mio. Lo seppellirebbero con una risata. Mi dice anzitutto che forse non vi hanno informato benissimo. Scrive il dottore Valentini che “le trivelle, fortunatamente, ancora non si vedono”. In verità, senza che lui le vedesse già due buchi fecero (…) Non è che abbia avuto il permesso di cercare idrocarburi nel centro storico di Noto, bensì su un'area della superficie totale di circa 750 chilometri quadrati. E vi pare che con tutto questo ben di Dio da esplorare si mettono in testa di trivellare la Cattedrale? Avere il permesso di cercare idrocarburi non vuol dire fare buchi dove si vuole. Ci vuole un altro permesso per ogni buco; che già detta così nel paese dove i permessi non bastano mai è un'orrenda semplificazione (…)
E se il Barocco mi sprofonda? Se il Signor Pantera trova poi l'idrocarburo lo tira fuori, e magari mi si abbassa la terra? Il perforatore mi dice che si chiama subsidenza, che in determinate situazioni può anche verificarsi, ma anche che il rischio lo puoi prevedere e controllare per tempo. Ed anche che è un po' stanco di sentirne parlare. Nei Paesi che chiamano Bassi, dove a queste cose ci stanno attenti, da quasi quarant'anni mungono un giacimento di gas che è stato tra i più grandi d'Europa e si chiama Gröningen. Amsterdam è ancora lì, immune da danni almeno visibili (…).
Come dice il dottore Camilleri, comunque, “si darebbe un colpo mortale al rifiorente turismo”, rendendo del tutto vane opere quali l'aeroporto di Comiso. Lui qui (…) mi osserva tre cose. La prima è che a Comiso uno spruzzetto di gas già ce lo producono da un po' d'anni (…) “ Comiso due” è poco più che una valvola sopratterra, che se ci piazzi bene qualche oleandro attorno quasi scompare; e l'impianto della separazione dell'acqua dal gas che ci sta vicino puoi provarti a spacciarlo per una toilette di forme anomale, quasi design. La seconda è che va bene che tutti da piccoli abbiamo visto “Il Gigante” (…) però non è una buona scusa per non tornare al cinema più di cinquant'anni dopo, magari per scoprire che adesso si può fare diverso e che è una grande sciocchezza (come ci spiegherebbe qualunque olandese) dire no prima di avere verificato in concreto la sostenibilità dell'impatto visivo e ambientale (…). La terza è che il dottore Valentini agita “lo spettro dell'oro nero”, ma a dire del mio amico gli basterebbe telefonare ad un geologo per sapere che i dieci pozzi buttati via prima che arrivasse il Signore Pantera hanno convinto la comunità intera che l'oro nero salvo miracoli ce lo dobbiamo proprio scordare e che chi esplora ancora ha per obiettivo il gas. Che non è liquido, che ha strutture di trasporto non devastanti, e che insomma prima di buttarlo via parliamone. (…)
“Fu infine vittoria. L'impudente texano è stato sconfitto. La resistenza di arte e letteratura e la minacciata marcia dei 70.000 hanno sconfitto la boria del ricco, costringendolo a rinunciare alla conquista (…)”. L'amico si provò a spiegarmi. Prese una cartina della Sicilia e con una matita mi delimitò grossolanamente un'area. Mi disse che in scala erano grosso modo 750 chilometri quadrati, e corrispondevano all'area del permesso del Signore Pantera detto il texano. Poi dentro ci fece un po' di circoletti piccoli. Mi disse che erano le aree Unesco, e che valevano un 10 per cento del totale. Poi tre punti rossi, tutti fuori dai circoletti. Mi disse che due rappresentavano le località dove il Signor Pantera aveva già usato la trivella, ed il terzo il luogo dove da un po' chiedeva invano il permesso di usarla. Mi spiegò che la vittoria stava nel fatto che il Signor Pantera aveva rinunciato alle aree comprese nei circoletti, tenendo dentro il permesso tutto il resto. Insomma aveva rinunciato a chiedere di poter perforare un pozzo sul sagrato della cattedrale (…) Ma non poteva farlo prima? E spiegalo tu ad un americano che qui ci credono davvero che lui pensi di potersi perforare una cattedrale…
La mobilitazione popolare ha costretto il Signore Pantera a rinunciare per sempre a chiedere di perforare laddove non aveva sin qui chiesto di perforare. Però gli lascia la speranza, magari remota, di poterci provare nei dintorni. Dovresti essere contento, gli dissi, che una possibilità di fare il perforatore a casa tua ancora ti esiste. Mi rispose scettico e male; che per lui questo gran casino che avete fatto, al di là dei circoletti e dei discorsi per iniziati, vuol solo dire che la stampa di tutto il mondo sta annunciando che è meglio astenersi dal cercare idrocarburi in Sicilia. A voi parrà offensivo, e solo se siete generosi ingeneroso. Però io un po' lo capisco. Ha imparato il mestiere tra Ragusa e Gela; ha visto nascere tutti gli sputacchietti di idrocarburi che sono venuti dopo sull'isola, da Giaurone a Irminio a quant'altro; non capisce perché sua moglie non possa cucinare usando gas siculo ma solo algerino o libico. Soprattutto deve lavorare, ed ha provato il gusto di perforare tra oleandri e zagare, e di tornarsene alla sera alla famiglia sua. La settimana prossima invece torna in Nigeria, e seppure a torto un po' ve ne vuole. Confido che una Vostra parola saprà riportarlo dall'amarezza alla ragione.
Con ossequio,
Carlo Stagnaro
(Con l'aiuto e la consulenza di un rude perforatore)
[1] “Chi nicchi e nacche: intraducibile. Si dice per un discorso o una situazione che non sta nè in cielo nè in terra”. A. Camilleri, Il gioco della mosca, Palermo, Sellerio 1997, p.32)
[2] L'articolo qui proposto e' un estratto della lettera aperta a Camilleri e Valentini. La versione estesa, pubblicata su IBL focus del 19 Giugno 2007, puo' essere letta al seguente sito